L’obsolescenza del parco circolante rappresenta da ormai molto tempo una delle principali criticità del trasporto pubblico, con ovvie ripercussioni non soltanto sull’inquinamento atmosferico, ma anche sulla qualità del servizio stesso, con maggiori rischi di interruzioni del servizio, minore sicurezza e comfort per l’utenza. E le tre città metropolitane siciliane su questa tematica sono molto indietro. Nel 2020, in base al rapporto del ministero dei Trasporti sulla mobilità sostenibile, gli autobus circolanti nei 15 capoluoghi delle città metropolitane conformi allo standard Euro 6 rappresentavano solamente il 38% dei veicoli utilizzati, mentre il resto era suddiviso tra veicoli Euro 5, il 30% ed Euro 4 o inferiore, il 32%. Se nelle città italiane continuano ad aumentare le autovetture in circolazione, la composizione del parco circolante va migliorando sotto il profilo delle emissioni inquinanti, con la quota delle autovetture a benzina/diesel in favore di quelle alimentate a gas oppure di quelle elettriche/ibride. Sempre con riferimento ai 15 capoluoghi di Città metropolitana, nel 2020 la quota di autovetture più inquinanti e obsolete, Euro 3 o inferiori, era pari al 3% del totale e prevale ancora largamente su quella delle autovetture a basse emissioni, il 9% alimentate a gas o bio-fuel, il 2% elettriche o ibride.
Il problema dell’obsolescenza del parco circolante è accentuato soprattutto nel Mezzogiorno, dove le autovetture ad alto potenziale inquinante rappresentano il 39% del totale, contro il 24% del Nord e del Centro, con punte intorno al 40% a Reggio di Calabria, Palermo e Messina e intorno al 50% a Napoli e Catania. Per quanto riguarda le città siciliane a Catania il 55% delle auto è a benzina, il 39% a gasolio e solo il 5% sono elettriche o ibride. Non cambia molto la situazione a Messina e Palermo. Difficile comprendere il perché la Sicilia sia così indietro. Potrebbe essere solamente un fatto culturale, di possibilità di spesa. Ivo Blandina, vicepresidente di Sicindustria con delega ai Trasporti, Logistica e Infrastrutture ha dichiarato che: “E’ verosimile che il costo per rinnovare il parco auto dei privati sia uno dei motivi, ma incide anche la mancanza di controlli e la difficoltà di accesso a misure incentivanti. Di certo non è un fatto culturale, siamo capaci di adattarci e recepire nuove abitudini e osservare nuove norme, purché ci sia data la possibilità di farlo in modo progressivo e agevole. I siciliani non sono meno civili e sensibili di altri cittadini d’Italia”. Negli ultimi anni è stato avviato un programma straordinario di rinnovo del parco veicolare su gomma grazie anche ad interventi normativi. Un primo importante passo per adeguare il parco autobus circolante sarebbe convincere i siciliani a lasciare l’auto in garage. Resterebbe comunque il problema delle strade.