Per il generale dell’esercito italiano Roberto Vannacci è in forse un futuro in politica, magari tra le schiere della Lega, anche se lui ha dichiarato che “se mi venisse una proposta politica anche dal Pd la prenderei in considerazione”. Ciò che è sicura, però, è la sua promettente carriera da scrittore. Dopo il debutto nelle edicole con Il mondo al contrario, grande successo di vendite e forse uno dei libri che ha fatto più discutere negli ultimi anni, ora è il momento de Il coraggio vince, la seconda fatica letteraria del generale-scrittore. La trama, anche se non si tratta di un romanzo, comunque sembra la solita; dunque si attendono critiche e polemiche à gogo. Ma in questo caso Vannacci sembra dare vita a una sorta di crociata contro la transizione green, che a quanto pare, scrive il militare, “non solo oggi è irrealizzabile, ma addirittura creerebbe maggiore inquinamento”. Vannacci, stando quanto anticipato dal Corriere, mette subito le cose in chiaro: “L’ambientalismo ideologico è una pseudo religione che provoca effetti negativi sulla natura stessa”. Un’opinione certamente radicale, ma sostenuta da alcuni studi che il generale tiene ad appuntare: “Studi scientifici internazionali dimostrano che per ogni 100 chilowattora di energia verde è necessario immettere altri 100 chilowattora di energia fossile. Ed è per questo che a finanziare la cosiddetta energia pulita sono proprio i petrolieri. Hanno capito - sottolinea ancora Vannacci - che la transizione ecologica farà aumentare la produzione dal fossile e dal nucleare”. Parte integrante di questa grande transizione è sicuramente l’automobilismo che vira sempre di più verso l’adozione di motori elettrici: “Una follia assoluta - scrive Vannacci in Il coraggio vince -. L’elettrico è costoso, i bonus statali sono soldi dei cittadini. Produrre batterie è un processo altamente inquinante e il loro smaltimento lo è ancor di più”. Eppure, non è la prima volta che il generale spende delle parole su questo argomento…
Il tema delle auto elettriche, infatti, era stato toccato anche in un passaggio de Il mondo al contrario. La filosofia del generale, dunque, non cambia: “La direttiva europea che impone il divieto di produzione e vendita di motori termici a partire dal 2035 è un’altra delle battaglie perse dell’ideologizzato mondo ambientalista” scriveva Vannacci nel 2023. E anche in questo caso lo scrittore ha cercato di sostenere le proprie tesi attraverso delle, come le ha descritte egli stesso, “motivazioni empiriche ed oggettive”. In poche parole, questa transizione energetica, secondo il generale, nasconde in realtà “una manovra economica e fiscale che punti a spostare sui privati il prezzo della cosiddetta transizione energetica e a limitare la libertà dei cittadini tramite una disincentivazione della mobilità privata”. Secondo la visione (e i dati) di Vannacci, l’apporto di Co2 delle auto termiche in Europa è bassissimo, e il passaggio a una mobilità elettrica non solo abbatterebbe le emissioni, ma rischierebbe addirittura di peggiorare la situazione. “Lo stesso rappresentante di Toyota - si legge nel libro - ha recentemente dimostrato a Davos, numeri e grafici alla mano, l’inconvenienza green dei motori full electric se paragonati agli ibridi che mantengono in vita il propulsore termico”, inoltre, “altro rischio è quello di affidarci prematuramente ad un sistema non ancora solido, affidabile e preparato a tale cambiamento”. Lo stop ai veicoli termici potrebbe rappresentare un rischio serio, in questo modo, scrive sempre Vannacci, “senza sapere, quindi, se salveremo il pianeta domani ci mettiamo oggi in una situazione di crisi auto-procurata che mina la nostra prosperità ed il nostro stile di vita”. Conclusione: “La soluzione delle auto elettriche [...] è inefficace e inefficiente”. Uno scenario quasi distopico quello di Vannacci, ma se si rivelasse veritiero?