Avetrana e la sua vittoria mutilata, con una serie dedicata a Sarah Scazzi che nel titolo non porterà più il nome del paesino in provincia di Taranto. Il comune aveva chiesto al tribunale di bloccare la serie per vederla in via preliminare prima dell’uscita su Disney +. Ottenne lo stop provvisorio, ma ora Non è Hollywood è finalmente uscita e tutti sapranno di chi e di quali luoghi parlerà. Puoi cancellare il 25% di un titolo, ma non una storia che da anni tutti, non solo gli appassionati di nera, hanno imparato a memoria. Così Avetrana farà parlare di sé su Disney + senza volere che si parli di sé. Anzi, chiedendo appositamente non si parlasse di sé. Con il risultato che si è parlato due volte di lei, con l’annuncio della serie e con il tentativo di ostacolarne l’uscita. Avetrana non è sola, comunque, e può girare intorno al problema quanto vuole. Questo è. Avetrana è la città dell’omicidio di Sarah Scazzi, di zio Michele, di Sabrina Misseri. È anche molto altro, come quasi ogni città italiana. E proprio perché il resto c’è e vorrebbe preservarlo, Avetrana dovrebbe anche sapere che per farlo non può sperare in un’utopica battaglia sul piano mediatico: lì il caso Scazzi vincerà sempre. Dicevamo, non è sola.
Molte città in Italia, infatti, sono ricordate come luoghi del crimine, un nefasto premio a vita che ha anche stimolato, a volte, il cosiddetto turismo dell’orrore. Ecco qualche esempio. La strage di Erba, con Olindo e Rosa ora definitivamente condannati, è – appunto – strage-di-erba, non di Rosa e Olindo. Persino su Wikipedia. Il delitto (o massacro) del Circeo, pure. Tra il 29 e 30 settembre del 1975 due giovani ragazze, Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, vennero stuprate, torturate e uccise in una villa a San Felice Circeo in provincia di Latina. (Se vi interessa andare oltre la pura cronaca, dovreste leggere La scuola cattolica di Edoardo Albinati.) C’è poi Montecchia di Crosara, dove Pietro Maso nel 1991 uccise i suoi genitori insieme ad alcuni amici, con cui poi andò in discoteca. Di recente si è anche parlato moltissimo di Mauro “Omar” Favaro e Erika De Nardo, al centro del massacro di Novi Ligure (lei uccise sua madre e il fratellino). Poi c’è il caso di Annamaria Franzoni, che uccise suo figlio, Samuele Lorenzi (3 anni) in una villa di Montroz, una frazione di Cogne. Tra il 1998 e il 2004, poi, le "bestie di Satana, guidate da Nicola Sapone si aggirarono tra Busto Arsizio e Somma Lombardo (Varese), uccidendo tre persone e inducendo la quarta vittima a suicidarsi. E poi uno dei casi più discussi nell’ultimo anno: l’omicidio di Giulia Cecchettin a Fossò (Venezia). È il tragico riflettore della morte nell’epoca della televisione. Ma siamo sicuri sia qualcosa da recriminare all’informazione? Basterebbe leggere La “nera” di Buzzati per scoprirlo.