Age of Empires: Barbero edition. Obiettivo del gioco: hai ottenuto la cattedra di Storia Medievale lasciata da Alessandro Barbero, devi conquistare i suoi studenti e non solo. A livello didattico, certo, ma anche erotico: Barbero è oggetto d'amore, prima che di insegnamento. Alessandro Barbero, nel cuore del pubblico, è insostituibile. Sulla cattedra universitaria invece vale il principio papalino: pensionato un professore, se ne fa un altro. Il punto è che sostenere il peso di una cattedra lasciata da un idolo come il Magister Barbero può essere un compito difficile. Se fosse un videogioco, sarebbe una di quelle missioni impossibili da superare. Almeno, ci vuole un gamer esperto. Marco Fasolio, erede di Barbero all'Università del Piemonte Orientale, per sua fortuna lo è. Tanto da aver dedicato anche una parte dei suoi studi, ai videogame. Riuscirà a platinare la cattedra? I presupposti ci sono, vediamoli.


Niccolò Machiavelli si domandava, nel Principe, se fosse meglio essere amati oppure temuti, e questo vale anche nel mondo dei professori. Barbero aveva scelto sicuramente la prima strada, e dalle premesse diremmo che anche il suo successore si è instradato su questa via. Marco Fasolio nasce a Torino nel 1988 e, prendiamo dalla sua bio, “si è formato presso l’Università di Torino sotto la guida di Mario Gallina e Giuseppe Sergi, conseguendo la laurea magistrale in scienze storiche e documentarie nel 2013 con una tesi in storia medievale. Nel 2017 ha ottenuto il titolo di dottore di ricerca presso l’Università del Piemonte Orientale dopo aver discusso una tesi in storia bizantina. Durante gli anni del dottorato ha frequentato la scuola di archivistica, paleografia e diplomatica dell’Archivio di Stato di Torino. In seguito al dottorato è stato borsista della fondazione Vehbi Koç di Istanbul, docente a contratto di storia del Mediterraneo medievale e dell’Oriente bizantino, borsista dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici e assegnista di ricerca presso l’Università del Piemonte Orientale”. Se non si fosse capito, il suo campo di studi è incentrato sulla storia bizantina, ma il bello è che ha cercato di studiarla, e spiegarla, anche a partire dai videogiochi. Ci ha scritto anche dei paper accademici, eccone una presentazione: “Almeno attraverso il genere fantasy, il Medioevo ha fatto parte del panorama dei videogiochi fin dagli anni '80, ma Byzantium non ha fatto il suo debutto fino alla fine del decennio successivo. Nonostante una manciata di videogiochi di ruolo e di avventura mostrassero alcuni temi di stampo bizantino o sfruttassero atmosfere di ispirazione bizantina, il limitato appeal commerciale dei romani orientali ha ostacolato la creazione di un prodotto interamente ambientato a Bisanzio. Pertanto, la basileia è apparsa principalmente nei videogiochi di strategia storica ambientati durante il Medioevo o l'inizio dell'era moderna. Questo articolo prende in considerazione tre di questi prodotti, ovvero Age of Empires II: The Age of Kings (1999), Medieval II: Total War (2006) ed Europa Universalis IV (2013) e si occupa di come i bizantini sono ritratti in ciascuno di essi attraverso un'analisi delle loro descrizioni, caratteristiche generali, eserciti, linguaggio e aspetto fisico”. Figo, no? E non è tutto qui.

Il suo rapporto con Barbero? Come ha raccontato in un'intervista a Repubblica: “Se c'è una cosa che invidio al professor Barbero è la capacità di scrivere bene, e di scrivere molto in un breve tempo. Riesce a scrivere testi divulgativi e testi scientifici contemporaneamente, con risultati peraltro notevoli in entrambi gli ambiti”. La differenza? “Io mi occupo di Bisanzio, nello specifico di tre o quattro macro argomenti legati al mondo bizantino che è enorme, e ho dedicato anche dello spazio alla ricezione del mio campo di studi in un contesto che è fortemente extra-accademico: quello dei videogiochi, di cui sono un fruitore abbondante”. Il professore è uno di noi, insomma. “Ore e ore passate a giocare: a qualcosa saranno servite, no?”, prosegue il docente, “quantomeno a scrivere un paio di articoli. Pensiamo all'immaginario del Fantasy: noi ci figuriamo tutti questi castelli merlati, fiabeschi, quando invece nel medioevo un genere di castello simile non esisteva. Ci sono film, fumetti e, nell'epoca più recente, i videogiochi, ma quello che risulta da queste produzioni non è il medioevo, bensì un suo immaginario. Una rappresentazione”. Ma sostituire il Magister non è stato semplice. In un'altra intervista, a La Stampa, ha detto che “prendere il suo posto fa effetto. All’inizio temevo la delusione degli studenti abituati a lui, al personaggio famoso, che invece si sono dovuti beccare il sottoscritto. Detto ciò, non dico di averne fatto un dramma. L’ho conosciuto la prima volta durante il dottorato ma, al di là del confronto naturale per il passaggio dei laureandi, a livello accademico abbiamo avuto una sola relazione: è stato il mio supervisore durante l’assegno di ricerca e ci confrontavamo sulla paleografia latina. Che sarà uno dei miei prossimi corsi: insegno a leggere i manoscritti medievali. Gli altri riguardano la storia medievale e l’impero bizantino: una delle mie vere manie”. Diventerà anche lui una star dei social? La possibilità non è remota: “Perché no. Portare contenuti universitari in un programma televisivo piuttosto che in un video diffuso su Facebook è un’ottima cosa: riduce la complessità e magari, tra le mille persone del pubblico, a un paio verrà la voglia di approfondire l’argomento. Purché non ci si improvvisi e si resti all’interno delle proprie competenze. Barbero conosce le cose di cui parla. È uno dei massimi rappresentanti della terza missione dell’università: la divulgazione”. Che altro dire, se non che anche nel tono di voce c'è un qualcosa che ricorda Alessandro Barbero. Un Magister coi baffi: teniamolo d'occhio, perché diventare presto anche lui un fenomeno mediatico.

