La finanza si intende soprattutto di usura. E questo è un grosso problema che ha un risvolto terribile per quanto riguarda lo stretto di Hormuz dove passa il quaranta per cento del petrolio mondiale trasportato via mare e il venti per cento di quello trasportato complessivamente. Tanto è vero che alla fine dell’anno scorso JP Morgan ha espresso preoccupazione per l’aumento dei prezzi del petrolio se venisse chiuso. L’aumento del costo del petrolio potrebbe infatti travolgere la nostra economia reale già affaticata. Senza contare che chi chiude Hormuz potrebbe poi recidere tutti i cavi sottomarini per il trasporto di dati che connettono l’Europa con un’Asia in vulcanica eruzione. Già nei giorni scorsi gli ḥūṯī dello Yemen avrebbero messo fuori uso quattro cavi, creando problemi alle connessioni via internet tra Asia ed Europa. Se tutti venissero recisi l’Europa sarebbe isolata da tre quarti del mondo. Se poi i sottomarini russi facessero saltare le linee sottomarine minate tra Europa e Stati Uniti e Europa ed Africa ci troveremmo isolati completamente. Senza voler pensare allo scenario catastrofico di un “North Stream 3” con interruzione delle forniture di gas tra Algeria, Azerbajan e Israele verso l’Italia e l’Europa. Allora bisogna chiedersi perché non lo fanno. Non lo fanno perché la Cina almeno per i prossimi quattro o cinque anni non è in grado di entrare in un’economia di guerra e ha ancora bisogno dell’Europa con la quale scambia transazioni quotidiane. In sostanza, se il passaggio di Hormuz venisse bloccato, grazie a una finanza parassita verrebbe travolta anche l’economia finanziaria occidentale. Per capire quanto sia grande il rischio, pensate che gran parte del mercato delle materie prime è basato su “derivati”, cioè, scommesse su cosa accadrà ai prezzi di queste materie prime. Nel 2019, solo questi “derivati” rappresentavano oltre il novantanove per cento del mercato, con un valore di oltre 540 trilioni di dollari. È come se solo l’un per cento delle assicurazioni contro il furto auto fosse acquistato da persone che effettivamente possiedono le auto, mentre il resto è una sorta di scommessa sull'andamento dei furti. La Banca di Francia ha persino detto che i mercati delle materie prime sono il principale modo in cui l'instabilità finanziaria ed economica si diffonde. Quindi, se ci fosse un blocco nel passaggio di Hormuz, ciò innescherebbe una reazione a catena in grado di travolgere il nostro sistema finanziario.
Nel frattempo, l’Occidente è fragilissimo e concentrato esclusivamente sulle parole da censurare senza più riuscire a difendere le infrastrutture che garantivano la nostra forza. Difficilmente ci potremmo rialzare perché nemico dell'Occidente è l'arroganza della classe dirigente che per manipolare l'opinione pubblica si è inventata il politically correct che rende impossibile la creazione di un pensiero difforme. Ma anche sotto i tiranni greci più crudeli gli scienziati, i filosofi e gli innovatori avevano piena libertà di pensiero perché aumentavano la ricchezza e la potenza della polis. È come se avessimo accettato passivamente una cultura che ci ha resi incapaci di pensare diversamente e la libertà di pensiero, una volta considerata una pietra angolare della nostra società, è stata soffocata. Potremo riaverla soltanto liberandoci dal politically correct che altro non è che uno smalto impermeabile che impedisce che il costrutto putrido, abnorme e dannoso della nostra pseudo-civiltà di disvalori possa essere lavato via dall’acqua salvifica del pensiero. I nuovi valori delle libertà civili non sono altro che il livello di scontro avanzato di un ipercapitalismo surreale dove tutto è oggetto di consumo compreso il proprio genere sessuale, non limitandosi ai due generi canonici ma accessoriandolo a seconda delle fantasie più recondite e turpi del consumatore. Ma in questa battaglia l'Occidente uscirà sconfitto così come rimase sconfitta la Russia quando cercò di soffocare la religione. Perché così perse il consenso dei cristiani che non potevano fare altro che vedere nel comunismo un nemico. Mi stupiscono poi soprattutto gli atei liberisti che non credono in Dio e nella sua carità ma credono nella Mano invisibile del mercato e non vorrebbero regole, senza tener conto come insegnava Federico Caffè che siccome “il mercato è una creazione umana, l'intervento pubblico ne è una componente necessaria e non un elemento di per sé vessatorio e distorsivo”. Così oggi l’Europa è diventata un supermarket, un guscio vuoto, un quartiere residenziale distrutto dalla globalizzazione messo in scacco dalla produzione di munizioni della sola Corea del nord al quale si fa fatica a far fronte. In sostanza la mano è invisibile ma i suoi effetti si sono visti e sentiti nella distruzione dell’occupazione e della capacità industriale Europea. E se questa mano è ancora invisibile vuol dire che ce l'hanno messa in quel posto. Il patriarcato è sradicato insieme alla componente bellicista che garantiva il mantenimento della pace e proprio ora che l’Europa è ormai imbelle si vorrebbe farla combattere. Questa classe politica fallita e scellerata, se la prende quindi con la richiesta di pace del Papa, l’unico che (dovendo render conto a Gesù Cristo) si accorge della piega che stanno prendendo le cose e della nostra incapacità di costruire un futuro positivo ma anche del fallimento di ogni politica degli ultimi settant’anni. Perché buona parte di noi occidentali non si piegherà mai a questi nuovi valori fasulli frutto del subappalto dell'etica e della morale a chi fa dell'usura il proprio mestiere.