Viene spontaneo chiedersi, specialmente alla luce dei mesi appena trascorsi, quale sarà il futuro del conflitto israelo-palestinese. In particolare, se sarà mai possibile la via della risoluzione (che parta da un cessate il fuoco e dai classici “negoziati tra parti”). Su questo e su molto altro è intervenuto il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, special guest che da Fabio Fazio ha messo in luce tutti i rischi ai quali la controffensiva israeliana potrebbe portare: “Quello che vediamo oggi a Gaza sono bambini che muoiono di fame. Da un punto di vista numerico, se proprio dobbiamo parlare di numeri, questo conflitto non ha nessun parallelo in nessun altro conflitto che ho visto come segretario. Quello che voglio dire è: basta! Stiamo chiedendo una tregua umanitaria. Ecco, il Ramadan potrebbe essere un’ottima occasione per il cessate il fuoco”. Il punto focale del discorso di Guterres sono le terribili conseguenze alle quali potrebbe condurre l'azione militare israeliana se ci fossero addirittura bombardamenti durante il Ramadan. Viene sottolineato più volte quanto sia essenziale trovare una soluzione prima che si raggiunga il punto di non ritorno. “Le operazioni militari sono state lanciate in un modo dove il prezzo per i civili è stato drammatico” ha aggiunto Guterres che ha anche chiesto il rilascio immediato senza condizioni degli ostaggi tra i civili. Ma l'intervento del segretario Onu ha toccato corde ancora più profonde, passando all'aspetto economico delle crisi di questi paesi, la cui povertà può divenire causa stessa di conflitti: “Anche i Paesi africani, seppur in maniera diversa rispetto a Gaza, vivono una situazione drammatica. Stanno annegando nei debiti. Tutti noi dovremmo impegnarci per aiutare lo sviluppo africano. La migrazione deve essere una scelta non un obbligo”.Se consideriamo che i sistemi economici mondiali non sono organizzati per dare a questi paesi la possibilità di uscire da una condizione di povertà, rendendola praticamente irreversibile, bisognerebbe “trasformare le istituzioni finanziare internazionali per sostenere lo sviluppo africano”. Il futuro delle persone che vivono in Africa è a rischio: la maggior parte di prospettive per i giovani sono proiettate verso la migrazione in paesi più economicamente stabili dell'Occidente, come l'Italia e altri paesi dell'Unione Europea. In questo modo chi si arricchisce “sono i trafficanti e i criminali”, che costruiscono la loro fortuna su persone disperate, violando i diritti umani di base. Quello a cui è necessario puntare per Guterres sono altresì “forme organizzate di migrazione”. La verità è che ci troviamo a fronteggiare una divisione drammatica geopolitica e assistiamo tutti i giorni dall'interno “ai più grandi poteri di questo mondo” che si scagliano gli uni contro gli altri.
“Quando ho iniziato la mia attività politica esisteva un mondo bipolarizzato, con il blocco sovietico e il blocco occidentale. Certo, c’erano delle discussioni e dei conflitti tramite terzi, ma le luci erano più delle ombre. Le cose erano prevedibili, c’erano modi in cui le due superpotenze comunicavano e quindi erano in grado di ridurre gli armamenti e cercare di controllarli. Sapevamo che in un mondo pur diviso c’erano delle regole che venivano rispettate”. A un tratto Guterres cita la supremazia degli americani e la crisi del Timor Est, quando lui aveva l'incarico di Primo Ministro e, soprattutto, quando la cosa importante era convincere il Presidente degli Stati Uniti che un intervento fosse necessario per evitare un massacro. Quando si convinse il Presidente degli Stati Uniti d’America, anche l’Indonesia accettò l’intervento degli Usa e il problema di Timor Est fu risolto. “Se oggi succedesse la stessa identica cosa sono assolutamente certo che non accadrebbe nulla di simile. Quello a cui ci troviamo di fronte è che ci siamo spostati sempre più da questo mondo unipolare a un mondo ancora non multipolare, anche se ci sono naturalmente delle potenze che emergono”.
La descrizione che Guterres ricava è quella di un mondo caotico, in quanto vige la regola dell’impunità tra superpotenze: non si è più in grado di pervenire ad un accordo sulle problematiche chiave. “Ogni Paese, ogni luogo del mondo, sembra poter fare quello che vuole con l’impunità totale. È quello che succede con il conflitto ucraino, o nel Medioriente, o quello che è accaduto in Africa e in Myanmar: c’è sempre questa sensazione di impunità e la cosa drammatica è che noi dobbiamo tenere in considerazione i valori della nostra Carta delle Nazioni Unite, il diritto nazionale, il diritto territoriale e internazionale, e questi valori sono stati messi sotto accusa”. Un parallelismo tra ieri e oggi che risulta infine talmente attuale da far accapponare la pelle.