Usa e Cina, come Stati Uniti e Urss; ma se prima c’erano di mezzo le armi atomiche, questa volta ci sono invece (anche) le auto, quelle elettriche. Così Joe Biden punta ancora il dito verso Xi Jinping, accusandolo di spionaggio attraverso le sue automobili, e cioè le vetture realizzate dai colossi cinesi che in pochi anni hanno letteralmente monopolizzato il settore della mobilità green; e non bisogna certo dimenticarsi né dei veicoli commerciali e né tantomeno dei bus che ora viaggiano anche nelle nostre strade. E mentre i rapporti tra i due blocchi, quello americano e quello rosso, si raffreddano sempre più, causa quattro ruote, l’Italia sembra fare l’occhiolino ai produttori cinesi, aprendo le porte a un secondo produttore automobilistico che affianchi (o sfidi) Stellantis. L’intenzione del Governo Meloni e del ministro delle imprese e del made in Italy, già riportata su MOW, l’avevamo descritta come un possibile azzardo; ma le ultime novità sembrano ora delineare il profilo di un vero e proprio rischio di stampo nazionale, ma non solo.
Dalle pagine del quotidiano Libero, il giornalista Sandro Iacometti sottolinea il rischio di spionaggio, riportando le parole del capo della Casa Bianca: “Le politiche della Cina, che è determinata a dominare il futuro del mercato dell’auto, anche utilizzando pratiche sleali, potrebbero inondare il nostro mercato con i suoi veicoli, mettendo a rischio la nostra sicurezza nazionale. Non lascerò che ciò accada sotto i miei occhi”. Dunque Biden si oppone alla globalizzazione cinese delle auto, “annunciando - come si legge nell’articolo di Iacometti – un’indagine sulle auto elettriche ‘intelligenti’ di fabbricazione cinese in grado di raccogliere informazioni sensibili sugli americani che le guidano”. Simili indagini, ma con l’obiettivo di “verificare se le case automobilistiche cinesi godano di sussidi statili impropri” riporta Libero, sono state avviate anche dalla Commissione Ue. Eppure, in tutto questo scenario, e nonostante i nostri 007 abbiano da poco consegnato una relazione in cui si mette in guardia l’Italia sulle possibili minacce che potrebbero arrivare dal Paese del dragone, sottolineando abbondantemente il settore dell’automotive, in questi ultimi giorni il ministro Urso sembrerebbe aver caldeggiato l’arrivo di un produttore cinese in Italia: “L’unica cosa difficile da capire - scrive Iacometti - è quale sia la strategia industriale, commerciale e geopolitica del nostro governo, che pensa di rispondere alla fuga di Stellantis chiamando […] i produttori cinesi”. A breve, a Washington, è atteso il vertice tra Meloni e Biden. I due presidenti sono chiamati a discutere di vari temi dalla guerra in Medio Oriente al sostegno all’Ucraina, passando (forse) anche sul caso Chico Forti (come riporta Skytg24), “la speranza - si legge infine su Libero -, a questo punto, è che il presidente (degli Usa, ndr) non si dimentichi di metterla in guardia”.