Quando si dice "il peso delle parole". A Max Verstappen è bastato pronunciare la parola sbagliata, nel momento e nel luogo sbagliato, per scatenare una crisi diplomatica nel circus della Formula 1.
In un delirio generale che poteva capitare solo a lui - al bad boy del motorsport - l'olandese della Red Bull ha dato del "mongolo" al suo collega Lance Stroll, scatenando le ire, nell'ordine, di: Mongol Identity - l'associazione per la tutela dei mongoli nel mondo, stato della Mongolia e ora anche dell'ONU.
Le scuse di Verstappen, richieste formalmente nella prima lettera inviata a Max dal numero uno della Mongol Identity Association, non sono arrivate, e questo ha portato Lundeg Purevsuren, ministro degli esteri della Mongolia, a chiedere nuovi provvedimenti contro il pilota. Purevsuren - membro delle Nazioni Unite - ha quindi scritto una lettera indirizzata a tutta l'organizzazione.
Un messaggio rivolto al pilota, alla Red Bull, all'Aston Martin alla Fia e al presidente Jean Todt. Un messaggio questa volta partito da una fonte ancora più istituzionale, che l'olandesino d'oro della Formula 1 non potrà ignorare.
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