Open…to fact-checking! Tutto ciò che riguarda la testata fatta da giovani, per giovani, con giovani dall’ex giovane “Direttorissimo” Enrico Mentana ultimamente appare sorprendente, perlomeno all’apparenza, rispetto alla narrazione del sito tempio dei fact-checker e dei cacciatori di fake news. Vi abbiamo dato conto del testacoda di Mentana, editore di Open, a Le Iene nella sua intervista nel servizio sull’affaire Dario Fabbri e sulla non-laurea del noto analista geopolitico. Quel “sono caz*i nostri” alla domanda di Antonino Monteleone riguardante il “fact-checking” è indicativo della tensione che a Mentana ha provocato il caso-Fabbri ed è parsa come un autogol sull'argomento più chiacchierato sui social in queste settimane nel mondo mediatico italiano. Ora ad aprire un dibattito sono la testata Affari Italiani e l’ex presidente Rai Marcello Foa. I quali puntano il faro su un altro soggetto legato alla galassia Open, il vicedirettore con delega al fact-checking David Puente. Noto giornalista delle crociate anti-fake news del sito di Mentana, è il volto stesso del fact-checking a la Open. Nonché icona di un tipo di giornalismo tanto popolare quanto divisivo perché, dalle bufale più sfrontate a fatti interpretabili politicamente, citando Hard Times di Charles Dickens racconta “Facts, nothing but facts”: e i fatti, spesso in presa diretta, non esistono in molti casi senza il punto di vista di chi li racconta.
Quale che sia il giudizio che si dà di Puente, la domanda che Foa su X (ex Twitter) e Affari Italiani si sono posti è legittima: David Puente non risulta iscritto all’Ordine dei Giornalisti sul sito nazionale, anche se, cercando il giornalista di origine venezuelana, col suo nome per intero, David Alejandro Puente Anzil, MowMag ha scoperto che risulta iscritto sul sito dell’ordine lombardo con sede a Milano, città dove Puente risiede. La testata diretta da Angelo Perrino e l’ex presidente Rai erano stati tra i pochi a riportare la gaffe di Mentana criticata da Andrea Scanzi ma taciuta da molti grandi media e reti televisive. Ora rilanciano il dubbio: Foa, in particolare, ha postato sul suo profilo X un tweet in cui, il 24 novembre 2021, Puente annuncia il superamento dell’esame da professionista per l’Ordine dei Giornalisti. Ebbene, ad oggi, il suo nome resta iscritto nell’ordine milanese. Ma non è presente nel database nazionale.
Nessuna mossa di Puente sull’Ordine o nessuna sua iscrizione deve, a nostro avviso, modificare un giudizio di valore sul suo operato, che deve rimanere unicamente confinato alle cose concrete e a quanto fatto. La posizione di Puente, però, lo pone in una situazione in cui si impone chiarezza per un motivo: Puente si presenta “vicedirettore” di Open. E questo può essere interpretato in due modi. Un vice può sostituire un direttore in chiave di responsabilità: la figura del direttore responsabile, prevista dalla legge, impone l’iscrizione all’Ordine almeno come pubblicista per fungere da trait-d’union tra redazione e editore di una testata. Ma c’è anche la figura - non normata per legge - del direttore editoriale. Open, a quanto risulta, ha Franco Bechis come direttore responsabile non associato da un direttore editoriale. E va capito dunque in che misura la delega a Puente, che in caso di assenza del superiore dovrebbe di fatto sostituirlo, sia o meno legata al mero campo editoriale. Ci sembrava doveroso porre in evidenza la questione in nome di deontologia e trasparenza. Aggiungiamo, in ogni caso, un dato: la data d’iscrizione di Puente all’ordine che appare a Milano, quella del tweet e quella dell’esame da lui svolto coincidono. Dalla ricerca online sull’Ordine dei Giornalisti, Puente risulta idoneo nel 133° ciclo iniziato a settembre 2021; la sessione di abilitazione in questione si è conclusa proprio il 24 novembre 2021 e nell’elenco di comunicazione delle prove orali risulta che Puente fosse convocato proprio per il pomeriggio di quel giorno per svolgerlo. Quindi, non possiamo che attestare l’avvenuto passaggio della prova. Diverso è il dato sull’attuale, effettiva presenza di Puente dell’Ordine che avrebbe rilevanza solo in chiave della sua precisa mansione a Open: se la sua carica di vicedirettore fosse solo in chiave editoriale, ovvero legata al coordinamento del progetto di fact-checking, non ci sarebbero problemi. Diverso se l’inquadramento di Puente fosse quello di vicedirettore responsabile, per cui serve l’effettiva iscrizione all’ordine.
Riteniamo doveroso presentare tutte le carte in tavola e porre due domande a Puente, il cui lavoro si occupa proprio di valutazione dei fatti, e una all’Ordine. Partiamo da Puente: In primo luogo, la mancata registrazione del suo nome nell’Ordine nazionale è dovuto a un errore di comunicazione e a un bug del sistema romano o al fatto che non ha rinnovato l’iscrizione e Milano riporta una “tessera” ormai scaduta? In secondo luogo, nel caso in cui Puente non fosse più giornalista professionista essendosi cancellato dall’Ordine (scelta legittima nel caso), sarebbe doveroso chiarire la questione della mansione: è vicedirettore editoriale o responsabile? Questo per trasparenza verso lettori e follower tra cui Puente continua ad avere un buon ascendente. Aggiungiamo una domanda all’Ordine: come mai queste discrasie tra comunicazioni della sede centrale e quelle delle sedi regionali? Si rischia di fare ben poca chiarezza su tali fatti quando un giornalista appare iscritto nella sede Milanese ma non nel registro nazionale. E dunque si impone una questione di trasparenza: l’Ordine o è regolato e ben gestito al suo interno oppure rischia di diventare sovrabbonante.