Non bastava la lite familiare, e giudiziaria, per la contenziosa eredità dell’Avvocato e di sua moglie Marella Caracciolo. Adesso, dopo la causa con John, Lapo e Ginevra Elkann, gli Agnelli tornano in tribunale. A farlo è, però, l’ex presidente della Juventus Andrea Agnelli, figlio di Umberto (fratello minore di Gianni), per il quale la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio riguardo il famigerato caso delle plusvalenze della società bianconera. Il rampollo della famiglia torinese, cugino dei fratelli Elkann, però non è il solo. Insieme a lui infatti, riporta Giorgio Gandola su La Verità, “svettano i nomi […] dell’ex vicepresidente Pavel Nedved, dell’ex amministratore delegato Maurizio Arrivabene (ex Ferrari, ndr) e del suo predecessore Fabio Paratici, che si erano dimessi nel novembre 2022 quando il procedimento era agli albori ed era incardinato nella Procura di Torino”. Adesso, invece, tutta la questione, per volontà della Suprema Corte, è stata trasferita nella Capitale “per incompetenza territoriale dei magistrati di Torino”; e il processo per Agnelli diventa molto più che una lontana ipotesi…
Il caso riguarda gli anni 2019 e 2020, un biennio in cui “i vertici della Juve – riporta adesso Ilaria Sacchettoni sul Corriere della Sera – ‘diffondevano notizie false circa la situazione patrimoniale, economica e finanziaria della società, concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione del prezzo delle azioni ordinarie quotate al mercato telematico azionario della borsa italiana”. Inoltre, si legge ancora su La Verità, “l’inchiesta ruota intorno alle famose plusvalenze immaginifiche per un totale di 155 milioni ottenute con scambi di giocatori anche giovanissimi o semplicemente senza futuro che sarebbero stati valutati con ‘prezzi gonfiati’”. Il periodo era quello del Covid, quando gli stadi erano chiusi e le competizioni, commenta Gandola, “si disputavano a singhiozzo”. Una situazione a dir poco catastrofica, in cui, riporta il giornalista, “alcuni club sprofondarono nei debiti (Inter, Roma), altri rimasero a galla grazie a fondi proprietari e a possenti cure dimagranti (Milan). E all’estero società come il Barcellona e il Manchester United giunsero a vedere il baratro […] La Juventus dovette ricorrere a massicce iniezioni di denaro da parte della controllante Exor, che in tre anni ha immesso 700 milioni di euro nella cassaforte bianconera con continui aumenti di capitale”. Dalle accuse mosse ad Agnelli, Nedved, Arrivabene e Paratici, però, la società attuale ne è completamente estranea, visto che, evidenzia ancora Gandola, “oggi si deve parlare di un’altra Juventus poiché i vertici sono cambiati in toto”. Inoltre, termina Sacchettoni sul Corriere, la “Juve non è sola: Roma, Lazio, Napoli e altre tre (squadre, ndr) sono oggetto di analoghi approfondimenti”.