I centoventicinque anni della Fiat sono stati celebrati in grande. A Torino, sulla iconica pista del tetto del Lingotto, storico stabilimento dell’azienda, sotto gli occhi di tutta la dirigenza Stellantis, di giornalisti e del ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso, si è svolta una parata con alcune delle vetture più importanti della storia del brand torinese, inclusa la nuova Fiat Grande Panda, l’auto che verrà realizzata in Serbia. Un momento di festa, di presentazioni, e di dichiarazioni. Ma anche un momento di dibattito, come quello alzato dal ministro. E a proposito di dichiarazioni, per l’occasione John Elkann (presidente di Stellantis) ha rivissuto tutti i suoi anni all’interno dell’azienda, quando entrò per volere del nonno Gianni Agnelli. “La Fiat – ha detto Jaky, come viene chiamato dagli amici – ha attraversato crisi, guerre, calamità naturali. Nel mio caso, questi ultimi venticinque anni sono stati duri. Ho e abbiamo avuto anche paura di non farcela di fronte alle tantissime avversità che abbiamo dovuto affrontare. Ma non abbiamo mai smesso di lavorare – ha sottolineato il dirigente –, di cercare soluzioni, di credere nel nostro futuro e di difendere con tenacia quello che abbiamo costruito”. Ok, ma chi è che ha cominciato a costruire?
In occasione del compleanno, dunque, bisogna anche tornare indietro a quel noto undici luglio 1899, giorno in cui è nata ufficialmente Fiat. L’idea comune, infatti, è che a fondare l’azienda sia stato il senatore Giovanni Agnelli, nonno dell’Avvocato e trisavolo di John. La realtà, però, è molto diversa. A raccontarla, quindi, è il sito Lo Spiffero, che rivela come “Giovanni Agnelli entrò solo all’ultimo momento tra i soci fondatori e firmatari dell’atto di costituzione della Fiat”, e si tratta di un ingresso anche piuttosto fortunoso. Infatti, si continua a leggere, “il futuro senatore del Regno d’Italia quel martedì di luglio del 1899 prese il posto lasciato libero, all’ultimo momento, dall’imprenditore Michele Lanza”. Agnelli, dunque, viene nominato amministratore delegato della neonata società, che come primo colpo, con volere del trisavolo di Elkann, acquistò “per trenta mila lire la Società Accomandita G. Ceirano e Comp.”. L’obiettivo di Agnelli era quello di “inglobare in Fiat le conoscenze, i brevetti, le attività e gli ingegneri della casa automobilistica Ceirano, senza però coinvolgerne il fondatore (Giovanni Battista Ceirano, ndr)”. Ma, continua Lo Spiffero, questo “non sarà l’unico e forse neppure il più eclatante dei colpi di mano che consentiranno a Giovanni Agnelli di diventare in poco tempo l’unico padrone. Infatti – si legge –, tra benserviti più o meno consensuali e spregiudicate manovre finanziarie […] tutti i soci delle origini e molti che nelle varie fasi storiche si sono avvicendati sono stati spazzati via. Una storia costellata fin dall’inizio da eventi misteriosi”…