In queste settimane abbiamo bazzicato parecchi eventi in cui si è parlato di remigrazione, di rispedire persone “a casa loro”. Contro il degrado, la delinquenza, per la famiglia, Dio, la patria e la costituzione. E l’unica categoria che forse sfugge a questa febbre del sabato sera per la remigrazione di corpi estranei alla società, evidentemente sono i sinti, che una fissa dimora non ce l’hanno mai avuta. È stupendo il servizio de Le Iene in cui i giornalisti della trasmissione hanno passato due giorni a casa di Valentino Casagrande, in arte Banfy, cantante neomelodico di etnia sinti, divenuto celebre per il suo singolo Bam Bam. Stupendo perché ingenera stupore il passaggio in cui Banfy rivela che alle ultime elezioni ha votato Giorgia Meloni. E non solo lui, anche tutti gli abitanti del campo in cui vive. Zingari che votano Giorgia Meloni? Si domanderanno i lettori più conservatori. Perché no? Se ci pensate bene è l’unica cosa che ha davvero senso.
Nel piccolo documentario su Banfy realizzato dalle Iene è descritto un villaggio di persone che piuttosto di mettere radici preferiscono vivere all’aria aperta, gente che si è costruita una casetta di legno con le proprie mani, o che vive nelle roulotte, che si alza tutte le mattine alle sette e che crede nei valori della famiglia tradizionale. Pensate che hanno anche una cassetta delle lettere in cui vengono recapitate loro le multe. Sono persone normali, non c’è bisogno che ci mettiamo noi a spiegarvelo, ma insistiamo su questo punto perché la maggior parte dell’Italia che ha votato Fratelli d’Italia crede di rispecchiarsi totalmente nei valori della patria, della costituzione, della famiglia tradizionale, ma è evidente che non sia così. O almeno, è così, ma solo a livello teorico. Ma in pratica, a parte chi ha una certa età – gran parte dell’elettorato – i giovani e le giovani che hanno votato Meloni difficilmente credono sia giusto sposarsi presto, procreare il prima possibile, trovarsi un posto fisso e rinunciare a tutto l’edonismo e a tutti i sogni a cui siamo stati abituati a credere sin da piccoli. Come il cattolico dei nostri giorni che dice di essere cattolico, ma in verità non lo è perché il vero cattolico è quello estraneo ai ragionamenti di Immanuel Kant. Difficile credere che chi ha commesso adulterio e per miracolo non ha divorziato si rispecchi in un’applicazione rigida dei comandamenti contenuti nella Bibbia. Poi vabbé, il cattolicesimo prevede il libero arbitrio e quindi certamente viviamo le nostre turbe interiori con un po’ più di leggerezza rispetto ai calvinisti. Però, non vogliamo scomodare statistiche, numeri e altri strumenti da analisti che poi puntualmente risultano imprecisi o fuorvianti rispetto alla realtà, ma piuttosto andare un po’ a sentimento.
A sentimento ci sentiamo di dirvi che i sinti del campo in cui vive Banfy sono più italiani degli italiani, perché se l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, quelli che non delinquono e preferiscono alzarsi all’alba per andare in giro a fare i rigattieri o a raccogliere ferro tra i rifiuti degli italiani, sono più italiani degli italiani. E sono italiani e conservatori come i non sinti che hanno votato Fratelli d’Italia perché anche loro hanno un obiettivo polemico etnico, e quelli sono i rom, molto diversi dai sinti. I rom, sono per i sinti come i nordafricani per gli italiani. Insomma, sono i maranza zingari. Se solo chi ha votato a destra, magari appassionato di culti misterici, oppure di paganesimo e antichità come il nostro ministro della Cultura Alessandro Giuli, approfondisse un po’ la cultura di quell’etnia che un saggio antropologico degli anni novanta definiva “i popoli delle discariche” scoprirebbe che si tratta un popolo molto antico. Addirittura il dialetto sinti che parla Banfy contiene certe parole molto simili ad alcuni termini in sanscrito, che in ogni dizionario filologico ed etimologico che si rispetti è la radice primordiale di certe parole che poi limate nel tempo dalle migrazioni dall’India, tra statue di Buddha edificate dai greco-battriani nell’Asia centrale, poi attraverso le colonne dei templi dell’impero di Alessandro Magno e così via verso il Mediterraneo e l’Italia, sono mutate in greco, poi in latino, in volgare ed in italiano, e quindi in dialetto sinti. Voi che vi proclamate gli eredi dell’Italia, i figli della terra, etnicamente puri maschi latini abitanti di un paese che ha la forma di uno stivale con il tacco, non vi rendete conto che gli unici che non hanno mai messo veramente radici nella loro storia di vagabondaggio, hanno saputo conservare molto meglio di voi i valori tradizionali della famiglia, il rispetto della legge, qualunque essa sia e tutta la cultura e l’arte che li caratterizza. Noi, invece, se ci sposiamo lo facciamo per poter mettere una foto su Instagram, se procreiamo lo facciamo per poter creare il profilo instagram di nostro figlio, per fare il gender reveal in diretta con i followers, per dare un senso alla nostra vita piena di sconfitte e per non sentirci in ritardo rispetto all’ora dettata dall’orologio biologico. Se ci compriamo una casa lo facciamo grazie all’eredità dei nostri genitori. Paghiamo le donne delle pulizie in nero, quando possiamo evadiamo le tasse sugli affitti, eccetera. I sinti, invece sono molto più coerenti perché non hanno case e quindi non hanno di che preoccuparsi. Insomma, i sinti sono un modello che gli italiani veri, che ambiscono ad essere irreprensibili a livello a morale, dovrebbero prendere ad esempio. I sinti sono più italiani di noi.
