Bisogna capirlo, Andrea Giambruno. Essere il compagno di vita della Presidente, pardon, del Presidente del Consiglio in carica, e contemporaneamente non rinunciare alla propria carriera di giornalista e autore televisivo, cominciata ben prima dell’ascesa al potere di Giorgia Meloni, beh, digiamolo, come direbbe La Russa, equivale a camminare sulle uova con un faro puntato addosso. Ma sono gli inconvenienti della visibilità. Lui, per la verità, finora l’ha schivata con un certo successo, tenendo un profilo basso e concedendosi a quei ficcanaso dei colleghi soltanto un paio di volte, con un servizio sull’immancabile Chi e un’intervista al Corriere della Sera, in cui sottolineava di aver lasciato la conduzione di Studio Aperto, il tg di Italia Uno, “mentre il governo s’insediava” ed era “passibile di critiche”. Ossia danneggiare la fidanzata, a capo di Palazzo Chigi. Ma ora pare proprio che si sia stufato e che intenda far valere il proprio curriculum (ha lavorato in vari talk show Mediaset, oltre a condurre il Tgcom 24) per compiere un avanzamento e diventare conduttore in prima persona di un talk politico tutto nuovo, che dovrebbe partire a settembre su Rete 4 a cura di Siria Magri (condirettrice di Videonews e moglie del presidente di centrodestra della Liguria, Giovanni Toti, ex delfino di Berlusconi).
Così almeno secondo l’indiscrezione lanciata da Alberto Dandolo sul settimanale Oggi. Ora, sorvolando sugli intrecci familiari che in Italia fanno notizia relativamente, essendo il nostro un Paese fondato, diceva Leo Longanesi, sul “tengo famiglia”, proviamo a metterci nei panni del Giambruno. Conosce la Meloni nel 2014, dietro le quinte di un programma tv di cui era autore, e il colpo di fulmine scatta durante una pausa pubblicitaria, quando il giovane Andrea porge una banana a Giorgia colta in drammatico calo di zuccheri. Il noto e unico frutto dell’amor fece il suo lavoro. Negli anni successivi la leader di Fratelli d’Italia scala le classifiche elettorali e d’influenza nella coalizione dapprima dominata da Berlusconi e poi da Salvini, mentre il Giambruno prosegue la professione nel gruppo del Biscione. Destini che non s’incrociano, lui defilato, come del resto dovrebbe essere la norma, se non esistesse quell’industria del pettegolezzo da comari che è il gossip. Sul finire dell’anno scorso, dopo la vittoria schiacciante della compagna alle elezioni, superato l’imbarazzo iniziale il nostro first gentleman scalpita per essere almeno trasferito da Milano a Roma, così da riunire la famiglia (una coppia di fatto, sottolineiamo, segno che anche a destra la realtà supera il mulino bianco simil-ideologico) e accudire la figlia piccola, Ginevra. Ma da Cologno Monzese, quartier generale berlusconiano, arriva un niet.
Vendetta trasversale di Berlusconi contro la Meloni di cui l’ex padre-padrone del centrodestra non gradisce la supremazia? Chissà, saranno le solite malelingue. Intanto però il Giambruno almeno riconquista il ruolo di “volto” da tg. Ma le voci di corridoio a Mediaset malingnano che non gli basta, e sarebbe lui stesso a spingere per agguantare la conduzione di una trasmissione tutta sua. Perché farsi penalizzare dal legame affettivo e non ambire a una posizione più alta, come se condividere il privato con la donna più potente d’Italia fosse una colpa? Fra l’altro, il Giambruno, milanese, classe 1981, dunque quattro anni in meno della first lady, non è neanche allineatissimo alle idee meloniane: ha dichiarato di aver votato in passato a sinistra, e su temi come i diritti Lgbtq e la legalizzazione delle droghe leggere, pare abbia vedute differenti da quelle conservatrici. E poi, insomma, un individuo va valutato anzitutto per quel che fa, non (solo) per quel che è.
Allora su, Giambruno, se ce la fai a mettere la faccia su un talk show, una volta superato il fuoco di sbarramento delle invidie e rivalità interne (comprensibili, va detto), qui si parrà la tua nobilitate. O meglio, la capacità di stornare dal tuo lavoro l’ombra onnipresente del capo di governo. La prova del nove è molto facile da prevedere: qualora dovesse capitare, come potrebbe benissimo capitare se al futuro show verrà confermato il taglio politico, che faccia capolino fra gli intervistandi Meloni Giorgia, il presidente, ci aspetteremmo che il Giambruno si astenesse, girando l’incombenza a qualche collaboratore. Mr Meloni che fa domande a Mrs Meloni sarebbe come Francesca Fagnani che a Belve chiedesse a Enrico Mentana cosa pensa del familismo amorale italiano. Non ci sta, suvvia. Oppure magari anche sì. Ma per far divertire noi spettatori ciniconi, e fare il sangue amaro ai due diretti interessati quando, certissimamente, saranno alluvionati da sarcasmi beffardi e inchiodati alle inevitabili crocifissioni politico-mediatiche. Ammesso e naturalmente non concesso, ça va sans dire, che la ragioni d’opportunità di livello minimo sindacale freghino ancora a qualcuno, in questa nostra povera patria di “figli di”, “mogli di” e “cugini di”. In ogni caso, non si giudichi il Giambruno dal nome che la sua relazione comporta. Si valuti quel che sa fare, e come lo saprà fare. Se è bravo o no, e se non scivolerà su bucce di banana da primina elementare dello stile. Per il resto, chi di banana colpisce, di banana può pure cader ferito. Detta in Garbatella-style: ‘a Giambrù, ma sei sicuro, ma chi te lo fa fa’?