All-in. Giocano bene a poker, in Vaticano. Con l’elezione di Robert Francis Prevost, Leone XIV, la Chiesa torna non solo a essere secolare, “sinodale”, ma trova il suo posto collocandosi in Occidente, d’altronde questa è la sua denominazione: Chiesa Romana d’Occidente. Perché al di là di gruppi, gruppuscoli e di idee a volte strambe sulla funzione della Chiesa, i nomi e di conseguenza gli indirizzi che si potevano dare alla sua funzione erano due e rappresentati da Louis Antonio Tagle, filippino, che avrebbe connotato una “universalità” aperta all’Asia e all’India e Prevost, che confina l’azione pastorale a Europa, America e Russia. Come dire: un annacquamento spirituale o un concentrato di secolarizzazione. La seconda scommessa era più difficile, ma senza dubbio rafforza in maniera esponenziale il ruolo dello Stato Vaticano all’interno, appunto, dell’Occidente. Sfruttando anche la debolezza europea ed entrando subito, a pastorale teso, sulla vicenda degli armamenti: “Una chiesa disarmata e disarmante”. In un’epoca in cui l’amministrazione americana ha, di fatto, sfiduciato l’Europa, confinandola in un residuo del passato, un papa americano e antitrumpiano era una scelta dovuta, sia per il ruolo europeo, sia per il potere contrattuale che adesso la Chiesa si trova ad avere nei confronti di Donald Trump, il cui elettorato è cattolico ed ultraconservatore: e cosa di meglio di un conservatore antitrumpiano alla guida dell’Europa?


Anche Donald Trump dev’essere bravino a giocare a poker. Questi conti deve esserseli fatti anche lui e non credo che la foto di Trump-Papa fosse solo un caso. D’altronde pratica bene il divide et impera e sono oramai famosi i tweet di Prevost contro l’interpretazione della cristianità di J.D. Vance, a cui deve aggiungersi l’impasse attuale della promessa, da parte del presidente americano, di una veloce risoluzione della guerra russo-ucraina. Leone XIV, insomma, può essere un nemico, ma anche un alleato. Quello che molti, in questi anni, hanno rimproverato a Papa Francesco, è stato in primo luogo l’essersi rapportato con gli ultimi, avere voluto svolgere una funziona “sociale” senza considerare che ogni funzione sociale si basa sul Potere, sul potere secolare ca va sans dire. A partire dall’abito, al contrario, Leone XIV sembra avere ben chiaro la funzione della ricchezza e dei paramenti, espressione formale e sostanziale del potere terreno più che di quello spirituale. La storia “missionaria” di Prevost non deve essere intesa come una storia in mezzo agli umili, le cariche alle quali Papa Francesco lo ha assunto parlano chiaro: Prefetto del Dicastero per i Vescovi; Leone XIV è abituato a parlare con i vertici, non con i parroci di provincia. Ed è anche vero che la Chiesa ha uno sguardo lungimirante e a volte, come dire, i Papi si passano la palla fra loro, o tirano fuori l’asso dalla manica.

Infine, ed è bene ricordarlo, Prevost è un matematico, oltre che un teologo, un teologo Agostiniano e quindi patristico. Sappiamo che oggi la Teologia, ossia lo studio di Dio “come se fosse un oggetto, buttato lì sul tavolo da lavoro”, ha cambiato nome e si chiama Fisica Teorica e Matematica. Così come sappiamo che un qualche tipo di salvezza (nei limiti del possibile, nei limiti del possibile) viene dalla conoscenza delle cose. Solo così l’Occidente può ritrovare la sua funzione e la sua Tradizione, che è fatta di una visione “strutturata” dell’universo e che se la vede con il Bosone di Higgs piuttosto che con i gluoni, con la materia oscura in generale. Forse, e per fortuna, Leone XIV è il papa più “teologo” e meno “religioso” che si potesse avere. Certo, come dicevamo è un all-in. Il fallimento è dietro l’angolo. Staremo a vedere per capire se la Profezia di Malachia si avvererà, o se ce la siamo già lasciata alle spalle e quella che abbiamo vissuto fino adesso è stata una lunga e orribile Apocalisse.
