Il primo giorno da amministratore delegato non è mai un giorno qualsiasi. Ma per Antonio Filosa, che da lunedì 23 giugno è ufficialmente al timone di Stellantis, non è solo l’inizio di un nuovo incarico: è il battesimo di una fase radicalmente diversa per il colosso dell’auto nato dalla fusione tra FCA e PSA, e presieduto da John Elkann. È, senza mezzi termini, l’atto di congedo definitivo dall’era Tavares, e l’avvio di una stagione che punta a essere più vicina ai mercati, ai clienti, e — soprattutto — all’Italia.
Una squadra tutta “dentro”
Filosa, manager napoletano e ultimo “figlio professionale” di Sergio Marchionne, ha presentato il nuovo Leadership Team come una dichiarazione di intenti. Niente nomi esotici pescati sul mercato, ma volti scelti dall’interno. «Leader interni che hanno una profonda conoscenza delle nostre persone, dei nostri marchi, dei nostri prodotti e dei nostri clienti, competenza ai massimi livelli e uno spirito imprenditoriale che sarà fondamentale per il nostro successo futuro», ha dichiarato il ceo (fonte: Milano Finanza).
Tre i nomi italiani che spiccano: Emanuele Cappellano, nuovo responsabile del Sud America e della business unit Stellantis Pro One (focalizzata sui veicoli commerciali); Davide Mele, a capo della pianificazione prodotto, snodo strategico nella definizione dei modelli del futuro; e Monica Genovese, che torna al centro del potere con la guida della funzione acquisti. Un settore nevralgico, oggi più che mai.

Il ritorno di Monica Genovese: in gioco 6 miliardi e il futuro dell’indotto
Chi conosce Monica Genovese la descrive così: «Sorrisi pochi, ascolto molto». E in un’industria in cui troppo spesso si parla senza capire, questa è già una rivoluzione. Siciliana, torinese d’adozione, laureata al Politecnico e con 30 anni in Fiat e FCA, Genovese è una delle figure più solide della vecchia guardia marchionniana. Tornata al comando dopo un periodo “periferico” sotto Tavares, la sua nomina è stata accolta con sollievo dai fornitori piemontesi. Perché Genovese non è solo una tecnica: è una negoziatrice, e sa tenere insieme strategia, ascolto e realismo.
Come ricorda il Corriere della Sera, l’area acquisti di Stellantis torna così “in mani italiane”, dopo anni di controllo francese sotto Maxime Picat (uscito di scena, e ora candidato alla successione di Luca De Meo in Renault). Genovese non eredita solo contratti: eredita anche centinaia di milioni di euro di “claim”, ovvero risarcimenti richiesti dai fornitori per progetti cancellati e promesse disattese. Dalla Stelvio alla Giulia, passando per la contrazione della 500e, sono tanti i nodi da sciogliere.
Ma oggi c’è un segnale nuovo: John Elkann, nel recente intervento al Parlamento, ha promesso una svolta. Sei miliardi di euro da destinare a forniture italiane. Un cambio di rotta netto rispetto al periodo Tavares, quando fino all’80% degli ordini veniva gestito a Parigi e indirizzato verso fornitori di paesi a basso costo.

Filosa e l’eredità di Marchionne
Il richiamo a Marchionne non è solo affettivo. La filosofia del nuovo management richiama la visione del manager italo-canadese: meno burocrazia, più autonomia, centralità del merito, internazionalizzazione. Il nuovo team riflette questa impostazione: Jean-Philippe Imparato guiderà l’Europa (con Maserati nel suo portafoglio), mentre Doug Ostermann, già cfo, avrà anche la responsabilità per fusioni e acquisizioni. Philippe de Rovira si occuperà dei mercati extraeuropei. E ancora: Ned Curic proseguirà con sviluppo prodotto e tecnologia, Sébastien Jacquet si occuperà della qualità, Arnaud Deboeuf delle fabbriche e Scott Thiele della catena di fornitura.
A rafforzare la cabina di regia ci saranno poi quattro figure chiave che risponderanno direttamente a Filosa: Ralph Gilles (design), Olivier Francois (marketing), Alison Jones (ricambi e servizi) e Giorgio Fossati, General Counsel. Infine, un nome noto: Richard Palmer, storico CFO, che continuerà a collaborare come consigliere strategico.
Una rivoluzione tranquilla?
Filosa ha davanti a sé una sfida titanica: recuperare vendite, margini e credibilità in un settore sconvolto da transizione ecologica, crisi industriale e consumatori sempre più incerti. Ma ha deciso di giocarsela con una squadra che conosce il campo, i clienti e le fabbriche. E, soprattutto, con una visione. Monica Genovese lo ha detto con parole prese in prestito da Darwin: «Non è la specie più forte a sopravvivere, né la più intelligente, ma quella più reattiva al cambiamento».
In fondo, è questo il vero cambio di paradigma in Stellantis: non la rivoluzione, ma la capacità di adattarsi. In modo finalmente umano, locale, e — perché no — italiano.