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Elkann, non è tutto Rossa e fiori. Ferrari cresce sui mercati ma arranca in Formula 1. E per salvare Stellantis e l'automotive italia-europeo non basterà qualche dato celebrativo pubblicato sul giornale di famiglia (La Stampa)…

  • di Matteo Suanno Matteo Suanno

  • Foto: illustrazione realizzata con IA

7 maggio 2025

Elkann, non è tutto Rossa e fiori. Ferrari cresce sui mercati ma arranca in Formula 1. E per salvare Stellantis e l'automotive italia-europeo non basterà qualche dato celebrativo pubblicato sul giornale di famiglia (La Stampa)…
Per sfortuna di John Elkann, Ferrari è solo un capitolo del nutrito portafoglio di investimenti di Exor. Il marchio guidato dall’amministratore delegato Benedetto Vigna continua a migliorare le proprie performance economiche, ma la Rossa arranca sui circuiti di Formula 1. Così come si trascina Stellantis, gravata dai dazi e dalla mancanza di una politica industriale a livello europeo. E per questo non basteranno i tentativi dell'erede Agnelli di indorare la pillola al pubblico ripercorrendo i fasti di Fiat, come si è cercato di fare con uno studio celebrativo comparso su La Stampa, il giornale di famiglia

Foto: illustrazione realizzata con IA

di Matteo Suanno Matteo Suanno

Ah, se fosse tutto Rossa e fiori. È forse – chissà – la speranza più ricorrente in questi giorni per John Elkann, amministratore delegato di Stellantis, a cui solo i dati economici di Ferrari danno un po’di serenità ultimamente. Non lo fanno certo quelli sportivi, data la stagione sino ad ora scialba della coppia Hamilton-Leclerc e mortificata dal matrimonio mai consumato proprio con sir Lewis, che sul Cavallino sembra sede scomodo e intristito oltre che perdente. E allora sì che, tra gli indici sofferenti di Borsa, diventa necessario affidarsi al guru del momento, Benedetto Vigna, che dal suo “ashram” di Maranello continua a inforcare ottimi risultati. Da inizio anno Ferrari ha migliorato ancora i numeri rispetto al 2024. Corrono i ricavi netti pari a 1,79 miliardi di euro, il 13 per cento in più dell’anno precedente; sono 3.593 le consegne totali (+1 per cento), mentre l’utile netto sale a 412 milioni (+17) e l’utile operativo a 542 milioni (+22,7 per cento). Vigna sembra aver ammansito anche i dazi di Trump, che pare non abbiano causato contraccolpi significativi così come il calo delle vendite sul mercato Cinese: “Non abbiamo avuto effetti nei primi tre mesi sulle consegne e sugli ordini negli Stati Uniti – racconta Vigna – sono stato a Miami pochi giorni fa e parlando con i clienti e i concessionari non ho avvertito preoccupazione al momento. Ha pagato la nostra strategia commerciale chiara e trasparente”. Insieme all’aumento dei prezzi annunciato poco prima dell’entrata in vigore dei dazi al 25 per cento cannoneggiati da Washington. E, come una doccia di champagne da fine corsa, a Piazza Affari il titolo chiude in crescita dell’1,6 per cento. L’ottimismo solitario che aleggia a Maranello è già proiettato sui mesi a venire, durante i quali verrà svelata – per step – la prima Ferrari elettrica: “Un capolavoro tecnologico”, fa sapere l’amministratore delegato. La prima puntata sarà il 9 ottobre, in occasione del Capital markets day, dove verrò svelato il cuore tecnologico del veicolo. Poi, a inizio 2026, sarò la volta di interni e design. La livrea, infine, a marzo, circa sette mesi prima delle prime consegne previste.

elkann auto automotive
John Elkann Illustrazione con IA

Ma sotto la vernice rossa con cui Elkann ricoprirebbe ogni cosa c’è il gigante in sofferenza, Stellantis. Nei primi tre mesi dell’anno i ricavi netti del gruppo sono scesi del 14 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, attestandosi a 35,8 miliardi di euro. Le consegne consolidate hanno registrato un calo del 9 per cento, totalizzando 1,217 milioni di unità. I dazi hanno pesato molto, soprattutto per gli stabilimenti in Messico, Canada e Stati Uniti, costretti allo stop temporaneo e ai licenziamenti. Specchio di un mercato europeo dell’automotive che sembra non saper dove sbattere la testa, e in cui sembra impossibile far convivere l’infrastruttura normativa che dovrebbe accompagnare verso la transizione con la necessità di proteggere il mercato interno e la produzione dall’assalto di altri player. I numeri attuali presentano uno scenario impietoso, ma nonostante ciò l’ “agitazione da salotto” che Elkann – insieme all’ad di Renault Luca de Meo – ha concertato con un’intervista pubblicata su Le Figaro e ripresa poi da tutti giornali, in cui in fin dei conti suona la sveglia per l’Unione europea, non rende Stellantis esente da colpe. E non ce la fa nemmeno lo studio condotto dalla Luiss Guido Carli e pubblicato – guarda un po’ sulla Stampa – in cui si tiene a sottolineare come Fiat prima e Stellantis poi abbiano “creato valore” per l’Italia: “Stellantis ha fornito un contributo notevole all’economia italiana in termini di occupati, salari, valore aggiunto, impegno nella ricerca e sviluppo, investimenti e bilancio dello Stato”. Si parla di un valore complessivo della produzione italiana pari a 1700 miliardi di euro. 38,9 miliardi di stipendi pagati. Tutto questo a fronte di “sussidi modesti e calanti”, sottolinea lo studio. Insomma, a Torino urgeva sottolineare – partendo da dati economici del 2004, che oggi equivalgono ad anni luce addietro – che la famiglia Elkann qualcosa di buono l’ha anche fatto, perché evidentemente a Mirafiori, Melfi, Cassino, dove la produzione è stata falciata, faticano a ricordarselo.

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