Lo squarcio che si è aperto nel cuore della famiglia Agnelli-Elkann continua ad allargarsi sempre più; e questo vuol dire che la faida tra Margherita e i suoi tre figli John, Lapo e Ginevra si prolunga trovando sempre nuovi spunti su cui battersi. Il tema è ancora quello dell’eredità Agnelli, e quindi quella dell’Avvocato e di sua moglie Marella Caracciolo. Quindi, dopo la dubbia residenza di quest’ultima, e i battibecchi sulle quote della società semplice Dicembre, per cui la figlia di Gianni insieme al suo avvocato ha fatto anche partire una diffida diretta alla giornalista Jennifer Clark (scrittrice del libro L’ultima dinastia), adesso è tempo di tornare a discutere, o meglio ancora litigare, di arte. Margherita, infatti, da tempo aveva denunciato la sparizione di una collezione di quadri di immenso valore appartenuta a suo padre Gianni Agnelli, tele che un tempo abbellivano le residenze di famiglia come Villar Perosa o il fastoso appartamento romano dell’Avvocato, e che sembrano essersi dissolte nel nulla. Bene, queste opere sono state ritrovate in un posto a dir poco ambiguo. Si trovavano, infatti, in un caveau del Lingotto, storico stabilimento della Fiat. E questo ritrovamento potrebbe portare alla luce nuovi spunti sulla faida mamma-figli. A chi spettano questi dipinti? Ma soprattutto, perché si trovavano proprio lì? Qualcuno li voleva nascondere?
No, non si tratta di semplici “croste” da bancarella dell’antiquariato. Questi quadri, ritrovati dalla Guardia di Finanza, portano la firma di pittori celebri del calibro di Giorgio De Chirico, Claude Monet e Giacomo Balla. Il problema è che adesso, oltre alla guerra familiare, a finire nei guai, per colpa del presidente John Elkann, potrebbe essere anche Stellantis. Infatti, Margherita e il suo legale Dario Trevisan hanno inviato una lettera al colosso automobilistico franco-italiano, in cui, rivela Francesco Bonazzi de La Verità, si parla dello “stoccaggio di opere d’arte di proprietà di Margherita Agnelli in de Pahlen presso locali di Fca Partecipazioni Spa”. Insomma, sottolinea il giornalista, con questa missiva la figlia dell’Avvocato “chiede formalmente di avere ‘la documentazione relativa al titolo in base al quale Fca Partecipazioni detenga opere d’arte e beni di terzi compresi agli originali di quelle proprietà di Margherita Agnelli oggetto di sparizione”. Proprio per questa ragione, si legge ancora su La Verità, “John Elkann rischia di dover spiegare a colleghi di cda come Carlos Tavares (amministratore delegato), Robert Peugeot (vicepresidente) e ai rappresentanti del governo francese (che ha il 6%) questa storiaccia dei quadri ritrovati in locali del gruppo auto”. Comunque sia, la risposta dei tre fratelli Elkann non si è fatta attendere: “Margherita Agnelli in de Pahlen - riporta ora Sandro Iacometti su Libero - non può vantare alcun diritto di proprietà sui quadri menzionati dal suo legale, in quanto le tele in questione erano di proprietà personale di Donna Marella Caracciolo, sulla cui eredità, come è noto, la figlia Margherita non ha alcun diritto”. La guerra, dunque, continua…