Avete presente il film prodotto da Netflix Don’t look up con Leonardo di Caprio? A metà pellicola la presidente degli Stati Uniti (una fantastica Meryl Streep) ferma la missione che sarebbe servita per deviare una cometa in rotta di collisione con la terra. Il motivo? Peter Isherwell, uno Steve Jobs abbastanza apatico tra i maggiori finanziatori della campagna per le presidenziali, ha scoperto che all’interno della cometa si nascono materiali rari di vario genere utili in ambito tecnologico. Ecco, quei materiali – che avrebbero fatto da ago della bilancia tra una scelta sensata e il puro arbitrio orientato al profitto – sono gli stessi che il dottorando Gianluca Torta dell’Università di Bologna sta cercando nei vecchi motori di automobili. Se ne va nelle officine, nelle discariche poco prima della demolizione. Salva il salvabile, in particolare i motori, all’interno dei quali sono presenti dei magneti contenenti delle sostanze fondamentali per la costruzione di dispositivi elettronici. Sono risorse, non rifiuti. Queste le parole del chimico dell’Alma Mater Studiorum, rilasciate in un’intervista ieri a «Repubblica». 27 anni e fiuta i possibili sprechi in quello scrigno tra telaio, ruote, marmitta e vernice. Cosa cerca? Neodimio, gadolinio, disprosio e praseodimio. Che paroloni. Più semplicemente, quel 5-7% del peso del motore costituito da elementi considerati difficilmente reperibili ma attraverso cui passerà la transizione ecologica. Per ora siamo dipendenti al 100% dalla Cina, che si è attivata da tempo con processi di estrazione di terre rare senza troppo pensare all’impatto ambientale. Recuperare dai motori elettrici dismessi tutto il possibile potrebbe essere una svolta. Torta viaggerà, soprattutto nei Paesi dove questo settore è all’avanguardia, come Belgio e Olanda, e punterà a un finanziamento europeo in modo da aprire una start-up in cui applicare il metodo di ottimizzazione dell’estrazione che sta mettendo a punto nella sua ricerca.
Ma quanto lavoro ci vuole? Per ora Torta ha smontato oltre mille chili di motori nel suo ufficio-officina e non ha intenzione di fermarsi. Un metodo di estrazione collaudato consiste nell’isolamento dei magneti dal motore per trattarli attraverso processi meccanici come triturazione o separazione magnetica. Il problema è estendere il procedimento su larga scala, in proporzioni industriali. Le quattro ruote richiedono molto lavoro, mentre Torta ritiene di essere a un buon punto per gli scooter, le biciclette elettriche e i monopattini. L’obiettivo è uno solo: sostenibilità. La transizione verso l’uso di energie rinnovabili è fondamentale e i problemi che comporta dovranno essere risolti il prima possibile. Uno di questi, come sottolineato, è la dipendenza dal colosso orientale, che comporta non solo vincoli e ricatti economici, ma anche la connivenza con forme di sfruttamento e di inquinamento ambientale in atto nei siti cinesi. Il 23 agosto «Il Fatto quotidiano» riportava la denuncia dell’ONG britannica Global Witness contro Pechino, che di recente ha spostato la sua industria estrattiva nel Myanmar, superando senza permesso le leggi del Paese che è costretto a ospitarli. Secondo i report del National Mineral Information Center del governo degli Stati Uniti, la quantità di terre rare recuperate da magneti permanenti, lampade fluorescenti e batterie è limitata. Alla luce degli studi internazionali, dunque, la proposta di Torta risulta ancora più importante, se non necessaria, per l’imminente futuro. Come titolava qualche mese un suo articolo in proposito la BBC: “Estrarre i rifiuti elettronici, non la terra”. Un’eccellenza italiana targata UNIBO ha scelto di iniziare dalle nostre compagne di viaggio a quattro ruote e i risultati sono davvero promettenti.