In Italia c’è un problema: l’analfabetismo scientifico. Non è un dramma solo italiano. Il fisico Lawrence Krauss lo ha rilevato più volte in America. Qualcuno è più analfabeta scientificamente di altri, anche per via di una mancanza di fiducia di fondo verso la ricerca scientifica. In uno studio del Pew Research Center si mostra come la destra sia molto meno incline ad accettare ciò che dice la scienza, indipendentemente dall’argomento e dallo Stato (in USA particolarmente, ma l’Italia non scherza). Ma è una tendenza generale e non basta accusare chi è a destra. A sinistra fanno uguale. Nel corso di questi ultimi due anni sono usciti libri e articoli di esponenti della sinistra contro i vaccini, contro l’idea che questa pandemia fosse qualcosa di davvero tragico per la salute, cose così. Qualche nome: Giorgio Agamben, Massimo Cacciari, Ugo Mattei, in parte Franco (Bifo) Berardi. Finiscono in un unico calderone, con il medico delle alghe Stefano Scoglio, con i negazionisti e i no-vax storici come Luc Montagnier, con Massimo Mazzucco e una schiera di persone dedite, negli ultimi anni, a mettere in dubbio qualsiasi “versione ufficiale”. Dove sta il problema? Intanto nell’assenza di verità nelle loro affermazioni (o nella maggior parte di esse). Qualche anno fa uscì in Italia un libricino del filosofo americano Harry Frankfurt, Stronzate. E proprio nel primo si ribadiva l’importanza di dire la verità. Purtroppo queste persone non dicono la verità (spesso credono che la verità, semplicemente, non esista). Dov’è l’atteggiamento antiscientifico? Montagnier è stato uno scienziato, persino un Nobel? Come ricorda Massimo Polidoro in Pensa come uno scienziato la scienza dovrebbe stimolare il giusto atteggiamento (lo ha detto pure Alberto Angela al funerale del padre). Non si tratta di essere fisici, medici, o maghi, ma di ragionare come ragionano i fisici e i medici nella vita di tutti i giorni; non come i maghi. Tuttavia c’è un’altra faccia della medaglia. Per ogni no-vax, negazionista e antiscientista, c’è chi, per pubblicizzare la propria posizione filogovernativa a tutti i costi e la propria cultura scientifica da scuola media, insulta, offende, e abusa di questioni scientifiche per fini ideologici. Sui giornali questo atteggiamento si spreca, così come in tv. Peccato che in Italia il dibattitto si polarizzi tra queste due posizioni di segno opposto, ma uguali. Insomma, il problema non è soltanto non dire la verità, ma anche come la si difende. Facciamo qualche esempio.
L’articolo di giorni scorsi di Francesco Bei uscito per Repubblica, intitolato “Il vaccino contro il populismo” è chiaramente un modo di abusare della verità. In estrema sintesi il pezzo di Bei, partendo da considerazioni vere come l’ambiguità della destra e gli ammiccamenti verso il popolo no-vax, arriva a chiedere se un futuro governo FI-Lega-Forza Italia possa garantire una gestione sanitaria adeguata e scientificamente informata. Capite il gioco? Facciamo vedere che siamo pro-scienza per fare propaganda contro i nostri avversari politici. Non solo quest’atteggiamento violenta la scienza, ma va ad alimentare la convinzione dei negazionisti secondo cui la scienza non sia altro che uno strumento politico dei Poteri Forti (rappresentati in Italia anche da giornali come Repubblica). È una forma di analfabetismo scientifico stuprare per fini elettorali la verità. Anche perché non è che a sinistra si stiano varando proposte davvero radicali e informate. L’articolo uscito sulla Stampa a firma di Annalisa Cuzzocrea, è meno sguaiato, ma viaggia sulla stessa lunghezza d’onda. Che l’atteggiamento della destra mondiale si sia rivelato completamente sbagliato è chiaro. Da Trump a Bolsonaro non si salva nessuno. Ma questo rende l’atteggiamento delle sinistre completamente corretto? Logicamente no, soprattutto dal momento che non si tratta di due posizioni davvero contrapposte. Anzi, il problema, uno dei tanti, è stata la tardività degli interventi all’inizio e il gioco di riaperture e chiusure. Ne parla bene nella prima parte del suo libro, L’infinito errore, il giornalista Fabrizio Gatti. Quindi che senso ha titolare il testo: “La destra fuori dalla realtà”? La politica, per via della sua ignoranza scientifica, è stata per tre anni fuori dalla realtà (e lo è stata anche prima, pensiamo alla questione del clima, che va avanti da anni, se non decenni). Se questi sono i cavalieri della scienza nel mondo della comunicazione, “salvate Mandrake”. Non ci servono neanche i Burioni boriosi, né tutti questi medici in giro per la TV. Esistono, e ce ne dimentichiamo spesso, degli esperti di divulgazione e comunicazione, degli storici della scienza, dei giornalisti scientifici, persone esperte e pronte a rispondere alle domande, giuste o sbagliate che siano, con risposte veritiere e senza secondi fini.
Nonostante gli ambasciatori del governo (o della sinistra in questo caso) siano di pessima qualità, comunque il problema più importante rimane il popolo, decisamente folkloristico, dei no-vax, no-climate-change, no-5G e via dicendo. Non solo una sconfitta del nostro sistema scolastico e della TV, eccezion fatta per quei capolavori di divulgazione Rai condotti da dalla famiglia Angela e poco altro. Ma una sconfitta delle università, principalmente delle facoltà umanistiche, dove di scienza non si parla e, quando se ne parla, lo si fa in ottica competitiva, o ripescando filosofi e letterati tecnofobi, da Martin Heidegger a Emanuele Severino, senza dimenticarci di Ivan Illich. Chi? Non avete mai sentito questo nome? Eppure uno dei suoi concetti più importanti imperversa nel dibattitto sulla pandemia. La cosiddetta “medicalizzazione della società”. Commentando gli articoli de La Stampa e di Repubblica che abbiamo citato, Daniele Capezzone, nella rassegna de La Verità (“La verità alle 7”), ne ha fatto uso, come tanti altri in questi tre anni, per indicare quella tendenza a guardare il diverso come si guarda a un malato e quel tentativo di aumentare massicciamente la presenza della medicina nella vita quotidiana. Per cui serve, questo il titolo in prima pagina dato da La Stampa al commento di Cuzzucrea, “vaccinare i negazionisti” o trovare “un vaccino per i populisti”.
Vogliamo parlare di medicalizzazione della società? Ok. Quindi dovremmo parlare delle nuove terapie di frontiera, dei benefici dei vaccini, dell’uso degli antibiotici, delle macchine per gli screening periodici, degli strumenti di realtà aumentata usata nel campo della chirurgia, dei trapianti di midollo e cellule staminali, dell’adozione di protesi sempre più tecnologiche, della decisione di non fumare nei luoghi chiusi, di non bere da ubriachi, e così via. Sono tutte operazioni di medicalizzazione della società. Ovvero mirano a rendere la società complessiva più sana dal punto di vista della salute. Si potrebbe fare di più, limitando il consumo di alcool con campagne reali di sensibilizzazione, così come limitando il consumo di fumo, ma anche ciò che già si fa migliora lo stato di salute della società (meno incidenti comportano meno malati, oltre che meno morti). Tutto ciò che oggi consideriamo normale, l’antitetanica, un disinfettante, la pulizia dei servizi igienici pubblici, gli occhiali da vista, sono soluzioni scientifiche che sono state introdotte nella società. Prima di queste, la società esisteva era meno medicalizzata, si interveniva meno sulla salute pubblica. Ma ora più gente ci vede, ci si passano meno malattie nei bagni delle stazioni, non si muore per essersi tagliati in un giardino e così via. Dopo tre anni ancora non abbiamo capito quanto queste vittorie siano importanti per tutti noi? Abbiamo l’obbligo vaccinale per contrastare la diffusione di malattie che hanno piegato l’essere umano per secoli, abbiamo la possibilità di prendere per tempo certe patologie grazie al servizio sanitario italiano, che garantisce visite periodiche per delle malattia con un’altra incidenza nella popolazione. Purifichiamo l’acqua! Preferite l’Escherichia Coli? Non credo. Evidentemente ci lamentiamo solo quando percepire o quantificare le conseguenze, e torna nuovamente il problema dell’ignoranza scientifica che si esprime non solo non sapendo fare due conti (sui morti e i salvati dall’obbligo vaccinale), ma rinunciando completamente a qualunque forma di razionalità e di lungimiranza, convincendoci che diffondendo falsità e sentimenti antiscientifici non faremo del male al mondo in cui viviamo e, quindi, a noi stessi.