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Il 25 aprile? È tornata la caccia all’ebreo ma nessuno si indigna. Tra insulti alla brigata, alla Segre, bandiere di Hamas e quella sinistra che include solo quando fa comodo

  • di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

26 aprile 2025

Il 25 aprile? È tornata la caccia all’ebreo ma nessuno si indigna. Tra insulti alla brigata, alla Segre, bandiere di Hamas e quella sinistra che include solo quando fa comodo

Il 25 aprile si è trasformato ancora una volta in un campo minato di tensioni e ipocrisie, ma il problema è che nessuno si indigna davvero: cori e insulti alla Brigata Ebraica, offese verso Liliana Segre, passando per le bandiere di Hamas sventolate come se fosse normale. Ma no, non è normale e le scene di odio che si sono ripetute in molte città italiane hanno visto di nuovo la sinistra, sempre pronta a ergersi a paladina dell’inclusione, colpevole dell'ennesimo atroce silenzio

di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

Non possiamo più nemmeno chiamarla banalità del male, perché l’odio nei confronti degli ebrei ha raggiunto dei picchi ingiustificabili. Siamo alla banalizzazione dell’odio, alla normalizzazione dell’aggressione ed è ingiustificabile vedere che episodi antisemiti non scuotano minimamente le coscienze. La brigata ebraica costretta a sfilare durante la manifestazione del 25 Aprile scortata dalla polizia, i vertici della comunità aggrediti, insultati. Bandiere di Hamas che sventolavano senza renderci conto che parliamo del gruppo terroristico che ha dato vita all’atroce attacco del 7 ottobre. Una guerra., quella in Medioriente, che purtroppo per molti ha un solo filo narrativo: Israele è autore di un genocidio. Oggi a pagare le responsabilità della propaganda antisemita sono persone normalissime che non hanno altra “colpa” se non quella di essere nati ebrei. Ma non siamo forse nel periodo della tanto millantata inclusione? Non sono proprio gli attivisti dei centri sociali che tacciano il governo di essere fascista a escludere dalla manifestazione persone che di violento non avevano nulla?

Il cartellone contro Liliana Segre "agente sionista"
Il cartellone contro Liliana Segre "agente sionista"

Persone coinvolte nella resistenza, vittime di atroci massacri che forse oramai siamo abituati a ricordare solo il 27 gennaio. Una memoria frammentata, una memoria che forse non dovremmo più nemmeno chiamare così. Una memoria macchiata in modo indelebile da idee precostituite, dall’assenza di dialogo, dall’incapacità di comunicare con chi si considera un avversario. Ma nessuno oggi prova a mettersi nei panni degli ebrei? A chiedersi come stanno, cosa provano, come mai hanno paura? Il volto della Segre raffigurato su un cartellone e apostrofata come “agente sionista”, i Pro Pal che urlavano contro la brigata ebraica “assassini”. Tutto ciò sotto gli occhi di una sinistra indifferente, di un popolo che non si indigna di fronte a una palese estromissione e ghettizzazione. Spiegateci, come funziona? Chi è che oggi ha il patentino per partecipare a manifestazioni nazionali? Chi è che può scendere in piazza? Chi è che è il diritto di esprimere le proprie idee in nome di quella democrazia che tanto viene tirata in ballo, ma che molto spesso viene dimenticata?

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