Il giornalista e storico conduttore di Top Gear, Jeremy Clarkson ha sorpreso i suoi lettori con una confessione inaspettata: dopo anni di invettive contro il mondo degli aeroporti, da Bangkok a Dublino, ha dovuto rivedere parzialmente la sua posizione. “Odio tutti gli aeroporti. Odio le code, i controlli di sicurezza inutili e i negozi di profumi infiniti”, ha scritto Clarkson nella sua rubrica sul The Sun. Un sentimento che, per chi conosce lo stile del giornalista, non è affatto nuovo. Quello che è nuovo, però, è la sua (quasi) riconciliazione con l'aeroporto di Gatwick considerato, come lui stesso afferma nel suo articolo, come il “peggiore del mondo”. “Gatwick è sempre stato pieno di persone smarrite con tute Juicy, comodo solo se vivi a Crawley”, ha ricordato. Talmente forte era il suo astio che, insieme a James May, aveva preferito fare scalo a Istanbul pur di evitare un volo diretto da lì per la Georgia. Ma qualcosa è cambiato. Costretto a volare da Gatwick durante le vacanze pasquali, Clarkson racconta di essere rimasto positivamente colpito: “Il personale era cordiale, nessuna coda, tutti i controlli passaporti attivi, lounge quasi vuota”, scrive. Persino la camminata fino al gate – spesso motivo di lamentele – è stata “non troppo male”.

Il giudizio finale è una mezza assoluzione: “È ancora nel posto sbagliato ed è comunque un aeroporto, quindi è orribile. Ma è il meglio che il terribile può offrire”. Insomma, il suo cambiamento di tono, quasi tenero, fa notizia soprattutto considerando le invettive passate. Clarkson ha spesso descritto le esperienze aeroportuali come una lunga sequenza di frustrazioni: da qualche passeggero che impiega mezz’ora a togliersi le scarpe, e poi “attraversa il metal detector con un telefono nella tasca posteriore e una cintura fatta di coltelli e forchette”, personaggio poi costretto a tornare indietro e spogliarsi ulteriormente, fino al terribile momento all'atterraggio, quando ad “accoglierti ci sono solo due poveri impiegati al controllo passaporti che ti rimandano in fondo alla fila se hai sbagliato a compilare il modulo”. Ma se la sua improvvisa riconciliazione con Gatwick lascia perplessi i fan più fedeli della sua ruvida ironia, c’è chi ci legge un messaggio più ampio: anche i sentimenti più viscerali e descritti sapientemente (come ha fatto Clarkson) davanti a un po’ di ritrovata efficienza e cortesia, possono ammorbidirsi. Almeno per 23 minuti di ritardo.
