Venerdì è un giorno particolare. È il giorno in cui di preferenza gli amministratori scaltri mandano le convocazioni delle assemblee con un mare di documenti da leggere ed è il giorno in cui David Puente scrive i suoi articoli “pesanti”. Spera forse che la gente non li legga con la dovuta attenzione e possano passare solo i titoli. Ma non è così. Ci siamo quindi letti con molta attenzione l’articolo che Puente ha scritto su Open, rivista di cui è il direttore. È un articolo, lo diciamo subito, molto pericoloso per la sicurezza di Ilaria Salis, l’italiana tenuta in prigione in Ungheria. Il titolo è già da solo inquietante: “Ilaria Salis, ecco le due possibili prove che confermerebbero l’accusa”. Sottotitolo ancora peggiore: “Circolano le voci di un video a volto scoperto e di una perizia biometrica, che confermerebbero la presenza dell’italiana durante le aggressioni”. Insomma, se fosse confermata, si tratterebbe di una vera bomba deflagrante nell’infosfera. Ma leggendo ci si accorge che si tratta di una notizia che lo stesso Puente definirebbe una più che probabile “bufala”. Vediamo perché utilizzando l’arma preferita da Puente, il fact-checking. I passaggi incriminati sono i seguenti: “Secondo una nostra fonte ungherese, che ha deciso di parlare in cambio dell’anonimato, si sostiene che gli inquirenti sarebbero in possesso di un video a volto scoperto di Ilaria Salis a seguito di una delle aggressioni. Al momento, le uniche riprese rese pubbliche sono quelle del linciaggio diurno in piazza Gazdagréti, probabilmente provenienti dalle telecamere di sicurezza di uno dei locali. Risulta plausibile che, a seguito della fuga, gli aggressori abbiano scoperto il volto anche per non destare sospetto mischiandosi con il pubblico, ma senza tenere conto che l’intera risulta presidiata dalle telecamere di sicurezza della Polizia ungherese, elencate nel sito istituzionale”. E poi ancora: “C’è un ulteriore elemento che potrebbe supportare l’accusa. Secondo la nostra fonte, le riprese delle aggressioni ottenute dagli inquirenti sarebbero state analizzate da un esperto in antropometria forense. Si tratta di una tecnica digitale utilizzata per misurare le strutture anatomiche del corpo umano, al fine di comparare le corrispondenze e identificare delle persone riprese in una foto o in un video. Parliamo di biometrica, dove vengono tenuti in considerazione dei parametri discriminatori come l’altezza dell’individuo, l’ampiezza delle spalle, il profilo corporeo, la lunghezza degli arti ed eventuali difetti conformazionali e cinematici. Stando a quanto appreso, si sostiene che la perizia avrebbe riscontrato una percentuale superiore al 90% che confermerebbe la presenza di Ilaria Salis tra gli aggressori ripresi a volto coperto”.
Dunque, Puente, noto cacciatore di bufale (ci ha costruito sopra un’ottima carriera economica), riferisce di una fantomatica “fonte ungherese” che avrebbe il materiale che proverebbe la colpevolezza di Ilaria. Il materiale consiste, sempre secondo l’acchiappabufale, in un video “a volto scoperto” di Ilaria Salis mentre compie le aggressioni per cui è incriminata. Non contento però, la “fonte ungherese” gli dice pure che gli inquirenti sarebbero in possesso di analisi di antropometria forense che inchioderebbero ulteriormente la Salis. Intanto possiamo dire che una “fonte ungherese” non può che essere Viktor Orbán perché non è che “fonti anonime” sopravvivano poi molto da quelle parti se non sono governative. E diciamo che l’articolo di Puente è improvvido e pericoloso. Infatti, scrivendo che contro la Salis esiste un filmato a volto scoperto e una prova antropometrica la mette in estremo pericolo, anche di vita, perché è prigioniera in un carcere ungherese con tanto di manette ai polsi e alle gambe. Come verrà trattata ora che si diffonde quella che – allo stato delle cose - è solo un “si dice”, una supposizione, un “forse”, un coacervo di condizionali protettivi, rivelati da una “fonte ungherese” anonima? Se accade qualcosa alla donna Puente ne sarà responsabile. Il dibattito che si sta sviluppando in Italia è quantomeno surreale perché non è tanto il sapere se Ilaria Salis è colpevole o innocente quanto il permettere che esista in uno Stato nell’Unione europea un governo che abbia tali abitudini medievali di trattare i propri detenuti. Lo spettacolo della Salis incaprettata è stato definito sconvolgente anche dal ministro della giustizia Carlo Nordio e da quello degli esteri Antonio Tajani. L’articolo di Puente, pur con i necessari distinguo, è stato subito ripreso da Daniele Dell’Orco su Libero che ha titolato: “Ecco le prove che inguaiano Ilaria Salis” e poi ancora: “Un video e una perizia inguaiano la Salis”. Dell’Orco è un giornalista di destra che per la prima volta riprende un autore di sinistra come David Puente. Ma il motivo, come detto, non è che Dell’Orco si sia sposato a sinistra ma il contrario: è Puente che è andato improvvisamente su posizioni di destra. E questo richiama necessariamente un altro punto. Cosa sta accadendo a Open? Come mai il giornale on-line fondato da Enrico Mentana e diretto da Franco Bechis permette l’uscita di tali articoli che oltretutto sono pericolosissimi per una cittadina italiana per di più in stato di detenzione? Una vicenda di cui dovrebbe occuparsi l’Ordine dei giornalisti per quanto riguarda il codice deontologico. E un tale tipo di articolo perché viene proprio dalla penna, invero spesso spuntata, di un cacciabufale come David Puente? Se tale pezzo l’avesse scritto un qualsiasi altro cittadino o peggio ancora un giornalista siamo certi che Puente si sarebbe gettato a capofitto gridando alla bufala a causa della fonte anonima, che a lui invece è concessa. Lo ripetiamo: accusare una persona tenuta incatenata in carcere, al di là se poi risulterà veramente colpevole o no, di aver partecipato al raid a volto scoperto sulla base della segnalazione di una “fonte anonima ungherese” è semplicemente raccapricciante. A questo punto o Puente ci mostra le “prove” che dice di aver personalmente visionato oppure sia deferito all’Ordine dei giornalisti per violazione del codice deontologico a meno che non si tratti di più gravi reati. E poi ancora, visto che Open è da sempre vicino alla sinistra, c’entra qualcosa il litigio tra il padre della Salis e la segretaria Schlein?