Fine pena mai per Nicolò Fagioli e Sandro Tonali. Sì, proprio come per quei detenuti all’ergastolo che non hanno benefici penitenziari. Fagioli e Tonali, adesso rispettivamente alla Fiorentina e al Newcastle, sono tornati sulle prime pagine dei giornali nazionali per l’inchiesta sulle scommesse. Peccato che, in entrambi in casi, la condanna sportiva sia già stata comminata e ampiamente scontata. Fagioli e Tonali rientrano nella scena giornalistica come obiettivi sensibili e da abbattere per far felice il popolino benpensante. Infatti, questa volta non si parla di scommesse sulle partite, ma dalle carte emergerebbe un sistema di scommesse effettuate su siti sì illegali, ma riguardanti altro. Però Fagioli e Tonali devono essere abbattuti, devono essere esposti alla mercé del pubblico che deve indignarsi su un tema al quale siamo tutti sovraesposti come le scommesse. Perché Nicolò Fagioli e Sandro Tonali hanno avuto sì un problema, ma l’hanno combattuto, affrontato davanti a uno psicologo, ed esposto davanti al grande pubblico. Però, a quanto pare, vanno distrutti perché sono “malati”. Ma di cosa? Di un qualcosa al quale siamo costantemente esposti se solo si segue il pallone. Noi tutti siamo istigati alla scommessa, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Quando guardiamo una partita di calcio c’è sempre una comparazione con diversi operatori del settore paragonati sulle quote di una determinata partita. Quando guardiamo qualsiasi trasmissione riguardante la Serie A, dalle tv nazionali a quelle regionali, sponsor, inserzioni e pubblicità ci parlano di società di scommesse che ci mostrano le loro proposte. Bonus per una determinata combinazione, venti euro scontati se ti abboni, qr da inquadrare per ricevere le offerte. E loro sarebbero il problema? È vero, c’è una parte penale da affrontare, quella riguardante il come queste scommesse erano gestite o effettuate, ma non possiamo alzare il “ditino” verso giovani calciatori dalle grandi entrate. Se io, con un normale stipendio, sono portato a giocarmi una multipla online ogni weekend, figuriamoci chi guadagna venti volte me. È facile entrare in una spirale infinita.


Nella rassegna stampa di questi giorni fior fior di professori enunciano la loro lezione. Da Avvenire che chiede alla Giustizia Sportiva di “porre fine allo stillicidio delle giocate on-line da parte del professionismo calcistico italiano”, passando per Libero che rilancia con “Istruzioni e terapie: questi ragazzi devono imparare a gestirsi” fino a Repubblica che ci regala un “Il circolo dell’azzardo dei ragazzi incapaci di diventare uomini”. Qui non c’è da fare i maestrini, qui non c’è da fare i cattedratici del benpensiero, qua c’è da agire su un problema enorme come la ludopatia, alla quale siamo tutti sovraesposti. Figuriamoci chi arriva a stipendi annuali da milioni di euro. L’istigazione al gioco, di qualsiasi tipo, arriva da più in alto. Arriva da un sistema che non vuole combattere le scommesse ma continua ad arricchirsi, perché senza di queste sarebbe difficile trovare soldi facili. È questa la dura realtà. Senza i portali di scommesse e le rispettive pubblicità scomparirebbero tante entrate che servono per pagare giornalisti, opinionisti e talent che vediamo ovunque. Non c’è da fare gli schizzinosi, non c’è da puntare il dito, c’è da aiutare e non criminalizzare. Nicolò Fagioli e Sandro Tonali, sono due calciatori che hanno già pagato il loro salato conto sia a livello psicologico che sportivo. Se la giustizia li richiamerà sarà per altro. Altrimenti sarà un fine pena mai, come i peggiori criminali. Gli altri citati nell’inchiesta, da Raoul Bellanova a Mattia Perin, passando per Angel Di Maria o Nicolò Zaniolo affronteranno tutto questo per scommesse riguardanti altro rispetto al calcio. Sbagliato? Può darsi, ma i primi che devono cambiare sono quelli che ora non si indignano per la porn*grafia delle scommesse che ogni giorno subiamo. L’appello è quello di smetterla col gossip giudiziario, sono di oggi i titoloni su Dusan Vlahovic e di Nicolò Pirlo, il cui padre Andrea gli aveva bloccato i conti per i debiti raggiunti. Il gossip sui non indagati è puro voyeurismo mirato a eccitare il popolino. Infatuiamoci sui costumi di Ilary Blasi, sulle liason estive dei gieffini, non scherziamo sulle malattie come la ludopatia. Specie se qualcuno ha già pagato.
