Enzo Iachetti, ospite di “È sempre Cartabianca” per parlare del conflitto di Gaza, ha scazzato di brutto con Eyal Mizrahi, presidente della federazione Amici di Israele: “Non ci può essere contraddittorio perché in campo c’è solo un esercito, quello israeliano”, ha detto Iachetti. “Fascista”, ha replicato Mizrahi. “Stronzo, vengo lì e ti prendo a pugni”, ha concluso Iachetti. E già in tanti si chiedono: ma Iachetti era così sclerato perché (pare, si dice, si mormora) che “Striscia la Notizia” varrà cancellata, o “Striscia la Notizia” verrà cancellata perché Iachetti voleva cambiare il nome in “Striscia di Gaza, la voce della resistenza”? È come chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina, o se abbiano iniziato prima gli israeliani o i palestinesi.
Fatto sta che Enzo Iachetti può rivendicare per se il titolo di Che Guevara della satira. Quello che non si capisce sono un po’ i toni: Che Guevara mentre guerrigliava nella giungla vestito da lettrice di mezza età di libri sudamericani, era molto più calmo di Iachetti. Probabilmente perché Che Guevara sapeva di non potere avere un impatto sulla situazione mondiale pari a quello di Iachetti o degli attori a Venezia che non volevano due attori israeliani: sono cose che non possono lasciare indifferenti i governi. Non è l’unico con i nervi scossi, Iachetti. Anche Morgan ha avuto un sincero attacco di pianto di fronte ai bambini esplosi o morti di fame. Atteggiamento condivisibile: non si può restare inermi di fronte alle immagini e alle notizie che ci arrivano. Quello che ci è sembrato strano è che governi abituati a fare morire bambini (quello israeliano) o a caricarsi sul retro del pick up ragazze morte, uccise durante un festa, urlando e ghignando ed esultando come se si fosse trattato di Netanyahu in persona (quello di Hamas) non abbiano subito proclamato il cessate il fuoco di fronte alle lacrime del musicista. E infatti Morgan, giustamente, non si è fermato, prima con i post e i reel su Instagram, per poi calare infine la sua arma segreta: l’intervista con Red Ronnie. Ma se Iachetti è il nostro Che Guevara della satira, Morgan chi è? Io direi Peppa la Cannoniera della dodecafonia. E ci auguriamo che anche altri volti noti si espongano, magari ospiti sulle reti Mediaset, dove sarebbe più duro scagliarsi contro Israele perché si sa che il conflitto di Gaza è colpa della Meloni. Così abbiamo il camallo che ha detto: “Se la Sumud Global Flotilla non arriverà a Gaza bloccheremo il porto di Genova”, che potremmo definire il Fidel Castro dei moli, anche se a Genova, forse, ha fatto più danno il crollo del ponte. Anche se, a rigor di logica, il camallo non era un vip ma lo è diventato dopo avere fatto intendere che lui ha le chiavi del porto. Per cui torniamo ai Vip. Per fare concorrenza alle lacrime di Morgan e al (pare, si dice, si mormora) licenziamento di Iachetti, aspettiamo al varco Barbara D’Urso, che è già cascata durante le prove di “Ballando con le stelle”, probabilmente è scivolata sulle lacrime (sue o di Morgan, non lo sappiamo) e che è stata licenziata da Mediaset.
Per chi fosse preoccupato insieme e dei bambini di Gaza e della caduta della D’Urso (è il lettore, bellezza) rassicuriamo: Barbara D’Urso ha detto che ha fatto l’ecografia. E non è incinta (di Morgan). Intanto Fabrizio Corona è arrivato al confine con la Striscia di Gaza (la voce della Lacerenza) intestandosi, a buon diritto, l’appellativo di Lenin delle ficcate altrui. Per amor di verità non sono soltanto i uippis italiani a entrare a gamba tesa nella vicenda. Anche molti attori ulivudiani e inglesi hanno invitato i loro governi a intervenire: ad esempio, alla premiazione degli Emmy Awards (pazzi, non avete ancora visto “The Studio”?) Javier Barden (che non è americano né inglese, ma fa uguale) ha fatto il Red Carpet con la kefiah (anche se era nera, e dato che esistono le kefieh rosse e il tappeto era rosso, chi chiediamo ma perché?) diventando, di fatto, il Subcomandante Zero della passerella. Io mi chiedo: perché tutti questi anti-Meloni si lamentano quando il premier evita i giornalisti non hanno nulla da dire quando buttano fuori dalla Flotilla l’inviata de “La Stampa”? E così mi merito anche io l’appellativo di Rompicoglioni delle campagne sicule.