I servizi delle Iene su Italia 1 contro Rocco Siffredi hanno provocato un'orgia di commenti, soprattutto tra gli addetti del settore. Prima Valentina Nappi, che ha difeso il re del p*rno. Poi Benny Green, quindi una fonte interna alla Academy di Rocco che ci ha fornito alcune prove tali da ribaltare l'impianto accusatorio. Ora è il turno di Gaia On Top, professoressa di OnlyFans e coach psicologica alla scuola di Rocco Siffredi. Ci ha raccontato il suo lavoro di supporto alle attrici, parlando di un ambiente di lavoro sano e mai violento o con forzature. Ecco la sua esperienza, e cosa accadeva sul set.

Gaia tu sei amica di Rocco, giusto?
Sì, io Rocco l'ho conosciuto tanti anni fa, ma il nostro vero punto di contatto è stato con la prima accademia femminile, quella del 2023. In quell’occasione ho partecipato come coach. Sono laureata in psicologia, lavoro nell’ambito dell’arte e sono una content creator per adulti: mi autoproduco, quindi non lavoro per case di produzione esterne, ho una mia linea indipendente. Mi sono proposta come coach proprio per il mio background accademico e professionale. Oltre alla laurea, ho seguito corsi sull’educazione sessuale e ho sempre operato in quell’ambito. A Rocco è piaciuta l’idea di avere una figura di riferimento per le ragazze dell’accademia, anche perché molte erano alla loro prima esperienza professionale. Così ha accettato la mia proposta. Da lì abbiamo iniziato a sentirci spesso per preparare il progetto, e poi sono rimasta con lui e la sua famiglia per dieci giorni durante le riprese. Questo mi ha permesso di creare un legame più profondo, sia con lui che con il suo mondo.
Ma non hai partecipato all’Academy del 2022, quello delle accuse, giusto?
Esatto, io non c’ero nel 2022, ma quando ho visto quel servizio mi sono cadute le braccia. Come ha detto anche Valentina Nappi, per chi conosce Rocco davvero, certe accuse sembrano fuori luogo. Io sono una persona che percepisce subito certe dinamiche, e ti posso assicurare che Rocco non mi ha mai dato la sensazione di mancare di rispetto alle ragazze o di creare situazioni ambigue. Dal punto di vista professionale, all’Academy del 2023, tutto è stato gestito in modo trasparente e corretto. Poi è anche vero che il servizio delle Iene si riferiva a provini di molti anni fa, in un contesto dove le regole nel mondo del porno erano diverse. Ma conoscendo Rocco, la sua famiglia, i suoi figli, io non ho nessun dubbio sul fatto che tutto fosse chiaro. Certo, magari lui può stato diretto, anche duro, ma comunque chi andava lì sapeva a cosa andava incontro. Però, come ha detto anche Valentina, se una non se la sentiva, poteva rifiutare e andarsene. Nessuno veniva obbligato.
Tu le conosci personalmente queste ragazze?
Personalmente no. Le seguo a livello lavorativo, ma non ho mai avuto contatti diretti con loro. Ti parlo in modo molto chiaro: il servizio delle Iene è stato evidentemente costruito contro Rocco. Non è stato per nulla equilibrato, perché non sono state incluse voci a suo favore. Valentina, per esempio, non è stata nemmeno contattata. È stato un servizio orientato più allo sputtanamento che all'informazione obiettiva. Prendiamo l’intervista a Priscila Salerno: sono sicura che lei non ha mai conosciuto né lavorato con Rocco. Non capisco il senso di dare spazio a un’opinione esterna, quando non c'è stata nessuna esperienza diretta. Ma al di là di questo, io ho chiamato anche Rocco, sono dispiaciuta per quello che sta passando. Conosco lui, conosco tutta la sua famiglia, e non posso non pensare a come si sentano in questo momento.
Le ragazze che arrivavano all'Academy avevano un'idea di quello che avrebbero fatto?
La maggior parte delle ragazze che arrivavano avevano tutte un profilo OnlyFans, ma non avevano mai lavorato a livello professionale nel mondo del porno. Rocco ha dato loro una possibilità concreta. Ha messo a disposizione una vera produzione: regia, telecamere, attori professionisti. E chi voleva, girava delle scene. Non è mai successo che qualcuno fosse obbligato a farlo. Rocco è fatto così: se una non vuole, per lui è finita lì. Ovviamente aveva anche un interesse nel girare materiale, perché lo usa sul suo sito, ma non ha mai forzato nessuna. Alcune hanno girato, altre no. Punto.

Com'era il tuo lavoro all'Academy?
Ti racconto com’era organizzata la giornata: la mattina facevo lezioni di educazione sessuale, parlavamo di vari temi, anche delicati, come il sesso anale. Il pomeriggio c’era la possibilità di girare, per chi voleva. Rocco ci teneva molto che io fossi sempre presente sul set, proprio per dare supporto psicologico alle ragazze, verificare che tutto fosse sereno, che nessuna si sentisse a disagio. Capisci quanto fosse avanti lui su queste cose? Era attento, sensibile. Non si sono mai create situazioni in cui mancasse il consenso. Mai.
Quindi c’era un ambiente lavorativo sano?
Confermo. E ti dirò di più: già nel 2023 lui aveva previsto che un’accademia tutta al femminile avrebbe richiesto più attenzione rispetto a una maschile. Aveva capito che potevano esserci dinamiche più complesse. Ed è per questo che ha strutturato tutto con così tanta cura.
Qual è il problema allora?
Io ho notato che molte ragazze che si avvicinano oggi al porno, comprese alcune che hanno partecipato all’accademia, durante le riprese erano bravissime, professionali, nessun problema. Ma poi, finito di girare, iniziano a scontrarsi con la realtà: il fidanzato a casa, la pressione sociale, i giudizi della gente, gli insulti sui social e poi ancora. Posso assicurare che la pressione c'è. Io sono anche mamma, figurati se non lo capisco. Per fare questo mestiere ci vuole carattere, una forte personalità e tanta professionalità. E purtroppo, oggi, spesso manca tutto questo.
Cosa succede quindi?
Secondo me, alcune ragazze si pentono a posteriori. E lì scatta una sorta di “caccia al mostro”. È come se servisse un colpevole per giustificare la propria scelta. E in quel caso, l’accusa facile cade su Rocco. Ti dico, qualcosa del genere stava per succedere anche in accademia, ma per fortuna siamo riusciti a bloccare tutto subito. Ero lì anche per quello: parlare con le ragazze, farle ragionare. A volte si crea un effetto gruppo, si fomenta il malcontento, ma poi ne parlavamo tutti insieme. Rocco ogni giorno mi chiedeva come andava, come stavano le ragazze, e dopo ogni scena c’era sempre un momento di confronto.
Di che tipo?
Per farti capire come lavoravamo: prima di girare una scena, veniva fatto un video dove si mostrava il documento e si spiegava chiaramente cosa si sarebbe fatto. E alla fine, un altro video post-scena, anche dopo la doccia, dove si confermava che era andato tutto bene. Quindi quando sento parlare di “consenso da registrare prima delle scene” mi viene da dire: non ha senso. È impossibile farlo in quel modo, perché il consenso vero e valido lo puoi dare solo durante, se non dopo che hai vissuto la scena, non di certo prima. In più, considera che spesso in una scena, come nelle gangbang di cui si parla, ci sono più attori. Come fai a prevedere tutto prima? Non è organizzativamente fattibile. Ecco perché dico che chi fa certe accuse forse non ha ben chiaro come funziona davvero il lavoro.
Soprattutto una, quella di Bergamo.
Sì, diciamo che alcune situazioni hanno creato cattiveria. E a mio parere, non è giusto generalizzare. Anche perché non riguarda solo una persona, ma tutte le attrici che hanno lavorato con Rocco, il quale organizza queste cose da anni, e sa benissimo che spesso non sono presenti solo attori professionisti, e che le analisi mediche le devono portare i partecipanti. Ma ti assicuro una cosa: nel mondo dei creator non professionali, quelli che hanno solo OnlyFans, per intenderci, è molto più facile prendersi una malattia. Perché tra i creator il controllo sanitario è spesso assente. Nel porno professionale, invece, i controlli sono rigorosi: a Budapest, ad esempio, fanno le analisi in giornata. Rocco conosce benissimo queste dinamiche. È ovvio però che, soprattutto in scene come le gangbang, può capitare che qualcuno porti analisi non verificate o alterate.

Rischi del mestiere, insomma?
Diciamoci la verità: questo lavoro, come tutti, ha un margine di rischio. È come fare il pilota di Formula 1: anche con tutte le precauzioni del mondo, un incidente può sempre succedere. Anche facendo test e analisi, può capitare che qualcosa sfugga, magari un virus in incubazione che non si rileva subito. L’unico modo per non rischiare nulla, onestamente, è non farlo proprio questo lavoro.
Pensi che ci sia un complotto dietro?
Sinceramente su questa cosa sono molto combattuta. Parlandoti da donna che lavora in questo settore, posso capire certe dinamiche psicologiche. A volte è più facile costruirsi una “verità alternativa” piuttosto che affrontare il fatto che, dopo aver fatto certe cose, non ti senti bene. È dura ammettere a se stessi: “Quell’esperienza mi ha lasciata a pezzi, mi sento sporca, mi sento schifata”. E quindi cosa succede? Che si inizia a raccontare a se stesse un’altra versione: “In realtà non volevo farlo, in realtà mi hanno spinta, mi hanno fatto pressione, se non giravo poi perdevo il lavoro”. Però se davvero hai tutta questa paura, perché continui ad andare alle fiere, ai programmi, alle Iene?
È tutto solo a favore di telecamera o finirà in tribunale?
Mi hanno detto che in realtà è lui che sta valutando delle azioni per tutelarsi, ma di questo meglio non parlarne, sono cose sue.
La ragazza di Bergamo, ci ha detto un informatore, ha portato anche la mamma da Rocco.
Ma guarda, io voglio solo portare una testimonianza, come ha fatto anche Valentina Nappi, perché conosco Rocco, ci ho lavorato, e ho un’amicizia con lui. E secondo me è importante raccontare anche l’altra parte. Io non ho recitato ma paradossalmente ho visto ancora di più, proprio perché ero esterna. Ascoltavo cosa diceva Rocco, osservavo il set. E ti giuro, mai, dico mai, ho percepito forzature. Anzi, a volte gli dicevo: “Rocco, sei troppo accomodante”. È il primo che diceva alle ragazze: “Se non te la senti, non farlo”. Ti dico solo che Rocco ha sospeso la prima giornata di riprese perché c’era confusione e vedeva che alcune ragazze non erano convinte. Ha fermato tutto, fatto una riunione, parlato con tutte, chiarito ogni cosa. Questo per farti capire la serietà. E poi, parlando anche da psicologa, posso dire che Rocco è una persona molto empatica. Non ho mai percepito maschilismo da parte sua. Anzi, guarda la sua famiglia: sua moglie è eccezionale, i figli educatissimi, la madre una donna stupenda. Vuol dire che i valori in quella casa ci sono. A me non ha mai mancato di rispetto. Non mi ha mai sfiorata, mai fatto sentire a disagio. Zero. Poi certo, Rocco sarà stato un uomo, avrà fatto le sue cazzate in passato, chi non le ha fatte, ma da lì a parlare di abusi e violenze. Quello che mi dispiace è vedere che tutto questo può distruggere una carriera, una famiglia. Prima di mettere la carne sul fuoco in questo modo, bisognerebbe avere delle prove. Perché si rischia di rovinare la vita a una persona. E bada bene: io non sto dicendo che le donne abusate non esistano. Però, appunto, servono le prove. E finora nemmeno Le Iene le hanno mostrate davvero.
Hanno fatto sentire degli audio, le ragazze hanno parlato.
Ma che prove sono? Capisci? È ovvio che se ci sono delle denunce o delle vere prove, per carità, se ne deve parlare. Però su una cosa del genere ci devono essere delle prove concrete. E poi, facendo così, si scredita anche il porno, si scredita tutto il mercato.
Da psicologa sul set dell’Academy, ti è mai capitato che qualche ragazza venisse a parlarti, magari turbata?
Durante le riprese, certo, ci sono le pause, i momenti morti, e io ero sempre lì. Alcune ragazze, specie quelle alle prime esperienze professionali, magari erano solo agitate. Ansia da prestazione, si chiedevano se stavano andando bene. Io le tranquillizzavo, dicevo: “Sei bravissima, stai serena”. Poi qualcuna ha avuto dei ripensamenti. Ma non voglio parlare contro di loro, ci mancherebbe. Le capisco. A volte è il fidanzato lontano, a volte la famiglia non sa nulla... ci sono tante situazioni. Sono giovani, sono ragazzine.
Quindi più che altro si tratta di pentimenti?
Sì, esatto. Te lo dico col cuore. Ho 47 anni, sei anni che lavoro nel porno, conosco tante ragazze. Il punto è che oggi chiunque può fare porno. Non c’è un vero filtro, non c’è una consapevolezza reale di quello che si fa. E questo è pericoloso. Perché poi succedono queste situazioni. E guarda, se Rocco ha fatto qualcosa di sbagliato in passato, per carità, dovrà rispondere. Ma secondo me qui c’è anche tanto senso di colpa. Questo lavoro ti lascia sempre addosso un po’ di sporco, anche se sei una persona adulta, consapevole, anche se sei mamma. Ti resta sempre un pezzettino dentro che ti fa sentire sbagliata.
E i famosi video preliminari nella stanza dei trofei?
Ti assicuro che è un’esperienza fortissima. Io non sono il tipo di ragazza che piaceva a Rocco, a lui piacevano le più giovani, ma ti dico la verità: io quelle scene con lui non le avrei mai girate. Perché erano scene dure, si sapeva che non era semplice. Ma chi ci andava, sapeva a cosa andava incontro.
Poi magari si faceva prendere dalla foga?
Sì, ma credimi, anche se alcune hanno detto che sembrava un diavolo, io non posso entrare nel merito. E neanche tu, finché non ci sono prove vere. La verità è che, per quello che conosco io di Rocco, non credo abbia mai superato certi limiti. Forse qualche cazzata l’ha fatta anni fa, può darsi. Ma qui si parla del 2022, dell’Academy. E già lì c’erano le nuove regole del porno. E lui era già cambiato.
Diciamo che insomma, oltre a fornire un supporto psicologico, che altro può fare?
Guarda, in quei dieci giorni vedevo sempre le ragazze scontrarsi con l’esterno: col fidanzato, con varie situazioni. C’è sempre questo problema del pentimento per quello che si fa. Però se una persona non voleva che una scena venisse pubblicata, bastava dirlo. C’era il video dopo le scene in cui si poteva dire: “Preferirei di no”, oppure parlarne con Rocco. Lui non ha nessun interesse a obbligare qualcuno, anche perché poi sa benissimo che finisce nei guai.
Volendo dare una definizione tecnica, psicologica: che meccanismo mentale subentra in questi casi?
Non prenderla come una vera diagnosi, ma secondo me si tratta di dissonanza cognitiva. Cioè, ti guardi allo specchio e non riesci a non dire a te stessa: “Mi sento uno schifo per quello che ho fatto”. Che è perfettamente comprensibile, ma bisogna parlarne: “Non sei sporca, hai fatto quella cosa perché in quel momento volevi farla, perché credevi in quel lavoro. Magari hai sbagliato, cambi strada, cambi vita”. Non è che se fai porno una volta, lo fai per sempre. Da quello che ho visto, Rocco, se capisce che una ragazza non è sicura, la fa tirare indietro.
Però loro hanno parlato di costrizione e violenza.
Secondo me, psicologicamente si sono fatte forza in gruppo. Perché non è una sola, sono più di una. E quando succede, ti deresponsabilizzi rispetto a quello che hai fatto. Poi, è vero: magari alcune scene non erano previste così, ma come fai a prevedere tutto in un film porno? Lavori con il corpo, con la sessualità, con l’istinto. Non siamo robot. È difficile prevedere ogni cosa. Però puoi sempre parlarne anche dopo. Anche dopo giorni. Ma poi che fai? Ci torni a lavorare ancora? Il problema è anche l’illusione, alimentata dai media italiani, che nel porno diventi miliardaria. Ed è una cazzata. Ti scrivono: “Gaia, con noi fai 30 mila euro al mese”. Ma io non sono stupida. Capisco che queste ragazze siano giovani, però...
Magari lo fanno anche solo per mettere in curriculum: “Ho lavorato con Rocco”. Perché è il numero uno.
Sì, ma spesso restano deluse. Guarda tutto il casino che è venuto fuori con OnlyFans, con i canali Telegram. E poi quando denunciano, non ci mettono mai la faccia. E io dico: perché sputtanare un intero settore per una brutta esperienza? E soprattutto: non è responsabilità di Rocco. Rocco non è il loro padre, non è il loro agente. In quel contesto è attore, regista, produttore. La sua responsabilità legale se la prende, certo. Ma a livello personale, ti assicuro che tratta tutti con rispetto, anche i maschi – che spesso sono trattati malissimo sui set. Ma se poi una torna a casa e il moroso la lascia, o sui social viene insultata, quella non è una responsabilità di Rocco. Purtroppo in queste cose bisogna sapersi gestire.
È un contesto molto diverso da un lavoro qualsiasi.
Esatto. Io direi a queste ragazze: mettetevi una mano sul cuore. Perché secondo me soffrono tanto. Non ho dubbi che stiano male. Lo so, è una sensazione orribile. Io stessa ho il mio terapeuta da due anni. Questo lavoro ti mette a dura prova. È giusto parlarne con qualcuno. Ma non è solo responsabilità di Rocco. È responsabilità anche di chi sceglie questo lavoro. Ripeto: non voglio dire che Rocco abbia ragione su tutto o che le ragazze non abbiano le loro verità. Ma prima di montare un caso mediatico, bisogna mettersi una mano sul cuore e capire le conseguenze. Anche per loro. Perché adesso, ovviamente, Rocco prenderà le sue contromisure.

