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Le palle fanno male, e quelle da tennis inquinano pure: ma perché nessuno le produce in maniera sostenibile?

  • di Matteo Mattei Matteo Mattei

2 aprile 2024

Le palle fanno male, e quelle da tennis inquinano pure: ma perché nessuno le produce in maniera sostenibile?
Al di là dell’entusiasmo per i successi di Jannik Sinner, il tennis dovrà affrontare alcuni problemi derivanti dal suo impatto ambientale: le palline, infatti, per essere prodotte richiedono dei tipi di materia prima reperibili solo al prezzo della deforestazione di alcuni territori. E la domanda mondiale sta aumentando. Ecco perché l’industria delle palline sarà un tema fondamentale in futuro

di Matteo Mattei Matteo Mattei

L’arrivo a vertici di Jannik Sinner ha ridato nuova linfa vitale al settore, soprattutto in Italia. Quella del tennis è un'arte nobile, ma come mai alcune delle sue importanti variabili vengono sottovalutate? Si lavora sui tessuti dei completi griffati, sui materiali delle racchette, sulla composizione di suole e tomaie per le scarpe, ma qualcuno ha mai pensato a come sono prodotte le palline da gioco? Come da regolamento, la Itf (International Tennis Federation) impone a livello globale che le palle approvate per il gioco debbano “avere una superficie esterna uniforme, costituita da un involucro di tessuto, eccetto per lo stadio 3 (per bambini, nda) palla di gommapiuma. Se ci sono giunture, queste devono essere senza cuciture”, con un peso compreso tra 56 e 59,4 grammi (a seconda della tipologia), diametro tra 6,54 e 6,86 centimetri e pressione interna di 15 atmosfere, di colore giallo. Senza di loro non c'è punto, set o game, eppure troppo spesso non vengono considerate per il loro impatto ambientale. Le palline da tennis negli ultimi anni sono al centro di ricerche e sviluppi delle aziende produttrici, impegnate attivamente per soddisfare le richieste dei giocatori. Tra il nucleo in gomma naturale e l'esterno di lana, feltro e fibre sintetiche, molto spesso si fondono particelle di carbonio e plastiche varie per regolarne il controllo e la pressione in gioco. Senza contare i coloranti speciali utilizzati per renderla ben visibile e idrorepellente. Il grande problema resta però quello della gomma utilizzata nella produzione, nello specifico quella del Caucciù che oggi è coltivato soprattutto in piantagioni estese del sud-est asiatico compresa la Cina e in alcuni paesi dell'Africa occidentale. A causa del cambiamento climatico è già̀ stato emesso l'allerta sulla riduzione dell'approvvigionamento della materia prima. Come già̀ avvenuto in Sudamerica, paese originario dell'albero della gomma, un parassita ne ostacola la crescita e nei prossimi anni ne metterà̀ a rischio la produzione e di conseguenza l'economia locale dei paesi che la coltivano. Ma se si aggiunge anche l'aumento esponenziale della domanda globale, ecco che gli interessi di pochi potrebbero deforestare completamente le terre di molti.

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Solo nell'evento di punta della stagione americana, secondo i media, si utilizzano circa 100 mila palline da tennis. A livello mondiale ne vengono prodotte annualmente oltre 300 milioni. Dati importanti che diventano piccoli se si considera quelli derivanti dal fine ciclo di vita delle palline, quando infatti non servono più e non sono destinate a collezioni di appassionati, finiscono nell'indifferenziato e in discarica perché non sono naturalmente riciclabili, con conseguente lungo processo di decomposizione. A oggi non basta riutilizzarle per creare pavimenti e campi sportivi, la richiesta globale è molto maggiore rispetto alle sue prospettive di riutilizzo. Senza contare poi lo smaltimento di contenitori, i tubi di plastica o di metallo, almeno finché tutti non saranno di cartone o simili. Nonostante tutto, in futuro potremo immaginare partite giocate con palline progettate tramite nuove caratteristiche meccaniche derivanti dalle buone abitudini del passato. Il problema da superare, però, è più grande di quello che si pensi, con troppi pochi attori protagonisti sul palcoscenico internazionale alla ricerca di nuove soluzioni sostenibili che facciano i conti con fatturati e interessi economici primari. Dichiarazioni incoraggianti arrivano comunque anche dai maggiori protagonisti della scena, Kevin Murphy, Global General Manager di Wilson Team Sports ha recentemente dichiarato: “Continueremo a dare la priorità̀ all'uso di materiali ancora più sostenibili nelle nostre linee di prodotto per avere un'influenza positiva sui nostri atleti e un minore impatto sull'ambiente”. Gli fa eco Ken Yamamoto Head of Tennis Business Sumitomo Rubber Industries che durante l'ufficializzazione dell'estensione pluriennale di partnership con Atp pochi mesi fa affermava: “È un grande onore per Dunlop collaborare con l’Atp Tour, con cui condividiamo tanti valori fondamentali. Siamo entusiasti di continuare la nostra partnership e di sviluppare la nostra attenzione alla sostenibilità̀, supportando le generazioni attuali e future nello sport che amiamo”. Solo attraverso un impegno collettivo di produttori e consumatori il tennis potrà continuare a portare gioia senza compromettere il pianeta su cui si gioca.

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