Forte del fatto che nelle 24 ore Mediaset sul totale individui arrivi al 38,3% di share mentre la Rai è al 35,3%, Pier Silvio Berlusconi esulta per la sua azienda ma ha carote e bastoni per il diretto competitor. Con riferimento ai dati inerenti alla stagione in corso, quindi dal 3 settembre al 4 novembre 2023, questi risultati significano +0,5 punti per la tv di Cologno Monzese e -1,7 per la tv di Stato rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso; nella fascia 15-64 anni, il “famoso” target commerciale, quello spendente e di riferimento per Mediaset, il distacco balza a 11,5 punti: Mediaset al 41,1%, Rai al 29,6%. Festeggiano in viale Europa 48 a Cologno Monzese, anche per aver avuto conferme dalle scelte di Bianca Berlinguer e Myrta Merlino, riflettono invece in viale Giuseppe Mazzini 14 in Rai. Visto che alcuni programmi Rai hanno ascolti da emittente locale, alcuni programmi sono già stati cancellati mentre di altri i vertici stanno discutendo per nuovi riassetti autorali e di conduzione, e la maggioranza parlamentare fatica a onorare momentaneamente il servizio pubblico, Pier Silvio Berlusconi viene loro in soccorso. In un una recente intervista al Corriere della Sera, l’amministratore delegato di Mediaset si è sì lasciato andare a sviolinate nei confronti della sua azienda e di bastonate nei confronti dell’avversario catodico, ma ha avuto anche parole buone asserendo una serie di frasi che ne valorizzano la “mission”: “La Rai è la Rai, il che significa istituzione e servizio pubblico. La Rai è la guida del sistema editoriale italiano e se si comporta da broadcaster commerciale il ruolo istituzionale viene meno. Bisogna tornare a portare la Rai a essere prima di tutto servizio pubblico, che non vuol dire fare una televisione noiosa, di documentari in bianco e nero, ma avere un’identità che la distingue dalla tv commerciale”. La televisione di Stato è un pezzo di cultura del nostro paese e, in riferimento a questo, afferma ancora Berlusconi Junior al Corsera: “I finanziamenti alla Rai sono importanti, l’Italia è il Paese che dedica meno risorse al settore audiovisivo in tutta Europa ed è un errore, perché la tv non è solo un’industria che crea occupazione e indotto, ma è centrale per l’identità presente e futura del nostro Paese”. Nonostante il nostro canone alla tv di Stato sia il più basso d’Europa, la produzione Rai non ha nulla a che invidiare a quella dell’inglese BBC, la quale ha dovuto introdurre una sorta di pubblicità nelle sue reti onde evitare il licenziamento in massa di risorse umane.
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Nonostante Mediaset stia attraversano un momento positivo per quanto concerne gli ascolti e gli assetti societari in Europa con la costituzione e il consolidamento di Mfe - Media for Europe, Pier Silvio preferisce non attaccare frontalmente l’avversario ma lo sprona a ritrovare un senso, quello di servizio pubblico, il quale deve differenziarsi da una qualsiasi televisione privata e commerciale. Tali discorsi, riportano alla mente le primissime dichiarazioni pubbliche di un quarantenne Silvio Berlusconi che, alle costanti domande dei giornalisti riguardanti le differenze con la Rai, rispondeva che “Canale 5 è una tv diversa da Rai 1 per contenuti e perché vuole portare un modo nuovo di fruirla”. Anche se il figlio fa di tutto per cancellare ciò che editorialmente ha fatto il padre, il dna non mente.