Com'è la situazione dell’acqua in Romagna a poche settimane dall’alluvione che ha devastato la regione balneare per eccellenza d’Italia? Il nodo è spinosissimo pensando al fatto che la questione del turismo balneare è centrale per la ripresa della Riviera e del suo retroterra alluvionato. Il 7,2% del litorale romagnolo, secondo i dati riportati da The Good Lobby, sarebbe a inizio giugno da considerare interdetto alla balneazione e molti hanno pensato alla polemica dell’estate 2022. Durante la quale molti commentatori – tra cui Selvaggia Lucarelli su Domani – polemizzarono per la presenza di divieti di balneazione legati al sovraccarico degli scarichi fognari nel mare scomparsi, dall’oggi al domani, tra le province di Rimini e Ravenna.
Lucarelli – nell’estate 2022 – si basava su dati dei valutatori ambientali per eccellenza della qualità dell’acqua: “28 luglio, in Emilia-Romagna, arriva la mazzata”, scriveva Lucarelli. La giornalista ricordava che “l’Arpae, ovvero l’Agenzia prevenzione ambiente/energia dell’Emilia-Romagna, impone il divieto temporaneo di balneazione in ben 28 aree della riviera emiliano-romagnola”, salvo poi vedere il verdetto ribaltato dal Comune di Rimini che si affidò a controanalisi del laboratorio privato Lav. I quali ribaltarono l’esito facendo tornare – questa la provocazione della Lucarelli – “miracolosamente” l’acqua pulita in 24 ore.
Oggi il contesto vede dubbi sulla sostenibilità della balneazione nelle aree oggetto dell’alluvione. E sul prospiciente litorale adriatico. Ma Arpae ha proposto un metodo di valutazione diretto e trasparente che intende evitare polemiche da parte dei comuni e il rischio di essere “scavalcata” da comuni terzi. Da circa una decina di giorni, dopo che gli eventi del 12-14 maggio hanno devastato la Romagna e dopo che per oltre una settimana si è scavato nel fango, l’Arpae ha valutato decine di parametri di qualità dell’acqua e potenziale rischio di inquinamento a causa dello scaricamento in mare degli scarichi fognari entrati nei fiumi dopo l’alluvione e soprattutto dei residui industriali delle zone alluvionate di Cesena e del litorale ravennate. A tal proposito, 19 acque di balneazione sono risultate non conformi ai limiti di legge nel corso dei campionamenti programmati del 30 maggio, e l’elenco è stato prontamente pubblicato sul sito di Arpae che poi ha promosso ulteriori analisi a distanza di due giorni.
Buona parte delle aree risultate non conformi sono vicine al centro industriale per eccellenza della Romagna, Ravenna, il cui retroterra è stato duramente colpito. I batteri Escherichia Coli e gli Enterococchi, potenzialmente dannosi per la salute umana, sono risultati sotto i parametri di rischio per 79 siti su 98 analizzati e in quest’ottica sono stati chiusi per alcuni giorni i lidi di ti Marina Romea, Casalborsetti e Bassona vicino alle foci dei fiumi Reno, Lamone e Bevano, oltre ad alcune aree di Cervia e Milano Marittima. Per quasi tutte in alcuni giorni, ai dati del 5 giugno, i parametri sono rientrati.
Rispetto al problema sospetto rilevato da Lucarelli nel 2022 sono due gli elementi di diversità. In primo luogo il fatto che il cuore pulsante della zona a rischio inquinamento sia distante relativamente dall’epicentro della balneazione, tra Rimini e Riccione. In secondo luogo la difformità dei problemi monitorati da Arpae. Nel 2022 si trattava dello stress agli impianti fognari imposto dal sovraffollamento della Riviera e al difficile processo di filtraggio degli scarichi in mare. Quest’anno di un evento cataclismatico che ha però riguardato, in larga parte, aree in cui i fiumi oltre a scarichi di ogni tipo trasportano sedimenti e residui che ripuliscono il mare.
A gettare acqua sul fuoco ci ha pensato Roberto Inghilesi, responsabile del centro di sorveglianza ambientale di Ispra, dichiarando al Resto del Carlino che “i controlli proseguono ma va tenuto presente che il flusso di acqua che arriva nell’Alto Adriatico è completamente dominato dal Po, che in questi giorni sta trasportando acqua con molti sedimenti, certo, ma senza picchi di altri inquinanti. L’acqua dolce del Po rimane relativamente vicino alla costa e diluisce quanto arriva dai fiumi che hanno causato l’esondazione. Non vedo oggi un quadro critico né problemi per la stagione estiva". Da qui al cuore della stagione estiva c’è la prospettiva che le spiagge dell’Emilia-Romagna siano libere anche nei territori dichiarati interdetti alla balneazione, che comunque rappresentano una fascia minoritaria. E la trasparenza continua di Arpae aiuta a mostrare l’evoluzione di una situazione condizionata ma non sconvolta dal travolgente evento meteorologico di maggio.