Ve lo immaginate se la DeLonghi venisse presa come fonte scientifica e base di dibattito politico? Con tutto il rispetto per l’azienda trevigiana degli elettrodomestici che fa (bene!) il suo mestiere di produttrice di sistemi di condizionamento e altri dispositivi, a chiunque leggere una statistica su un qualsiasi tema scientifico “marcata” col suo brand non darebbe il diretto senso di una “prova provata”, di un ipse dixit scientifico. Ebbene, quel che dicevamo riguardo al famoso caso dei “lupi di Chernobyl” in riferimento all’insipienza giornalistica sui fatti scientifici vale anche per la questione climatica. La stampa e la politica sono da giorni ai piedi di IqAir, l’azienda svizzera che con i suoi studi avrebbe classificato Milano come seconda città più inquinata al mondo. Ma qualcuno ha visto di che azienda stiamo parlando? Non si tratta né di un provdier di servizi economici, né di un’azienda attiva nel rilevamento e nel monitoraggio ambientale. Di fatto parliamo di una De Longhi elvetica. Dotata di una capacità di comunicazione attiva, ma pur sempre un’azienda produttrice di beni, non di servizi. La stessa classifica che dava Milano seconda (oggi terza, superata da Chengdu in Cina e Lahore in Pakistan) campeggia sul sito assieme al core business di IqAir: sistemi di condizionamento, purificatori d’aria, monitor e via dicendo. L’azienda è attiva da decenni nel settore. IQAir è stata fondata nel 1963 dai fratelli Manfred e Klaus Hammes, che hanno introdotto in Germania un sistema di filtro dell'aria per le stufe e i forni a carbone residenziali per contribuire a ridurre l'accumulo di polvere nera sulle pareti. Klaus Hammes continuò negli anni '60 e '70 ad adattare il filtro dell'aria per altri sistemi di riscaldamento come radiatori, riscaldamento a battiscopa e sistemi di riscaldamento e raffreddamento ad aria forzata. Trasferì nel 1982 l’azienda in Svizzera, a Goldach, vicino San Gallo, dove si trova tuttora. Custodendo gelosamente i suoi bilanci e i suoi conti. IQAir propone una vasta gamma di prodotti, dai purificatori d’aria industriali fino alle mascherine per lavoratori e bambini.
La stessa classifica delle cento città più inquinate, riporta IQAir, è fatta con tecnologie proprie: “Riportiamo i dati sulla qualità dell'aria provenienti da una combinazione di stazioni di monitoraggio governative, dalla nostra rete di crowdsourced monitoraggi AirVisua lle cui rilevazioni vengono accuratamente convalidate”. Ovvero, chi possiede questi dispositivi (dal modico costo di 329 euro) manda in rete i dati e IqAir elabora. Questo aggiunge un chiaro warning all’analisi dei dati che non possono essere definiti “scientifici” per il fatto che non c’è un metodo consolidato dietro una scelta casuale di un campione di analisi come metodo imporrebbe, non per un’assenza di precisione o efficacia dei dispositivi IqAir. Il cui fine è sostanzialmente promozionale: mostrare la capacità di fare rete delle sue tecnologie e i fini sociali dei suoi prodotti. La classifica è vista come la punta di lancia di una sezione notizie, una sorta di giornale interno, con cui IqAir parla del tema della qualità dell’aria. La produzione a ben guardare è molto ricca: si va dai finanziamenti dell’azienda al Parco Nazionale di Congaree, nella Carolina del Sud, che funge da rifugio per i pappagalli maltrattati tolti ai padroni, a un’attenta valutazione degli incendi boschivi ovunque accadano nei mesi estivi. Con un monitoraggio “artigianale” sul fronte giornalistico ma efficace su quello comunicativo. A cui si aggiungono articoli curiosi. Dopo un giro ad ampio raggio sul sito non può sfuggire all’occhio del lettore un curioso articolo di inizio febbraio su 6 consigli per appuntamenti romantici e di coppia da svolgere in rispetto del principio di salubrità dell’aria. Senza scomodare Parini, l’azienda offre una serie di consigli che vanno dalla scelta di fiori non esageratamente soggetti a rilasciare pollini fino a pratiche per gli appostamenti notturni in auto per “camporelle” nel rispetto dei principi dell’azienda. Questo perché, IqAir dixit, “quando l'amore è nell'aria (al posto degli inquinanti nocivi), i regali di San Valentino più grandi di tutti sono la buona salute e la tranquillità”.
Questo serve a dare un’idea di come le finalità dell’azienda siano informative e di business al tempo stesso. L’azienda ha, giustamente, la priorità di fare informazione funzionale alla sua attività d’impresa. Dall’analisi della sua comunicazione lo si capisce. La diversità tra le rilevazioni di inquinanti come il Pm2,5 calcolate da IqAir e quelle di agenzie come Arpa e Amat sta tutta nella sistematica diversità del metodo, che nelle seconde due è ampiamente strutturato con un’analisi legata a diversità geografiche e serie storiche. Per questo è difficile dare torto a Beppe Sala nel definire “da social” la polemica sui dati IqAir, anche se le affermazioni sul miglioramento dell’aria a Milano del sindaco forse andrebbero in parte riviste. Parliamo di polemica da social perché non è stato alcun esponente di IqAir a aprire la polemica con Milano, ma il diffondersi di screenshot popolarizzante la seconda posizione di Milano ad aprire una polemica su un tema in realtà percepito da settimane dalla popolazione meneghina e lombarda. A beneficiarne, la visibilità di IqAir e della sua classifica “promozionale”. La cui ricca sezione notizie potrebbe presto arricchirsi di un racconto di come l’azienda abbia fatto “tremare” Palazzo Marino. Grazie, soprattutto, alla leggerezza giornalistica nostrana. Capace di elevarla, senza alcuna richiesta esplicita, al livello dell’Arpa e di tutte le altre agenzie ambientali anche grazie a quel meccanismo mentale per cui agli italiani un dato di fatto (in questo caso: il fatto che l’aria lombarda è pessima) appare credibile quando viene rivelato da una fonte estera, in questo caso svizzera. Il risultato? Ora tutti in Italia conoscono IqAir. Una campagna di marketing a costo zero. Grazie ai giornali e a Beppe Sala.