Con le aziende farmaceutiche Pfizer, Gsk-Glaxo e Sanofi finite nell'occhio del ciclone per aver presumibilmente mentito e nascosto per 40 anni la verità sulla cancerogenicità del farmaco da banco Zantac, parrebbe emergere un quadro inquietante di priorità distorte e mancanza di trasparenza nel settore farmaceutico. Le prove indicherebbero che queste aziende potrebbero essere state a conoscenza dei rischi di cancro associati alla molecola di ranitidina contenuta nello Zantac, uno dei farmaci più venduti al mondo per il trattamento di bruciori di stomaco e reflusso gastroesofageo. Eppure, sembrerebbe che abbiano taciuto, mettendo in tal caso i profitti davanti alla salute pubblica. L’intervento dell'Ema (Agenzia europea per i medicinali ndr), che nel 2020 sospese in Europa tutti i medicinali a base di ranitidina, e della Fda statunitense (Food and drug administration ndr), che ne ordinò il ritiro dal mercato, portò alla luce questa negligenza. Ma il danno orami era fatto, con migliaia di persone che sostengono di aver sviluppato il cancro a causa dello Zantac e che hanno intentato cause milionarie per il risarcimento del danno.
Ad oggi, nonostante Sanofi abbia accettato di pagare più di 100 milioni di dollari per risolvere circa 4.000 cause e Pfizer di patteggiare in più di 10.000 procedimenti, non si placano le preoccupazioni. Il fatto che abbiano scelto la via del patteggiamento, evitando un processo, lascerebbe intendere che forse c'erano prove schiaccianti sulla loro conoscenza dei rischi. Il problema della retinidina e del suo legame con il cancro non dovrebbe essere risolto in segreto dalle aziende farmaceutiche. Gsk-Glaxo, che per prima aveva creato e utilizzato la molecola questa molecola, era stata avvertita dai suoi stessi scienziati e da ricercatori indipendenti del potenziale pericolo. Tuttavia, l'azienda avrebbe scelto di non condividere studi critici per minimizzare le preoccupazioni. Pfizer, Gsk-Glaxo e Sanofi avrebbero quindi venduto un prodotto potenzialmente dannoso senza mai dare il minimo avvertimento ai consumatori?
Questo caso solleva interrogativi critici sulla reale trasparenza e responsabilità di queste grandi aziende farmaceutiche. Anziché fornire conforto e verità, le loro azioni suggerirebbero che avrebbero anteposto i profitti alla salute dei consumatori. Se così fosse, sarebbe un duro colpo alla fiducia del pubblico, che merita risposte e un maggiore impegno per la responsabilità sociale da parte di questi colossi del farmaco. Il problema qui non è solo la sicurezza del farmaco, ma un’irrecuperabile rottura del patto di fiducia tra consumatore e produttori, che per decenni hanno ignorato i rischi e scelto di non condividere informazioni riguardo gli effetti cancerogeni. Le persone meritano di sapere la verità, non di essere sacrificate sull'altare dei profitti aziendali.