Con l’arrivo dell’estate e la fine delle scuole, anche gli esami di maturità sono alle porte. La Maturità 2024 avrà infatti inizio a partire dal 19 giugno, con la prima prova. Proprio a questo proposito, negli scorsi giorni il Mim (Ministero dell’Istruzione e del Merito), presieduto da Giuseppe Valditara, ha pubblicato una nuova nota. La nota numero 22479 oltre alle consuete regole sull’idoneità dei locali adibiti agli esami, contiene anche una precisazione: il divieto assoluto per i maturandi di tutta Italia di utilizzare a scuola “telefoni cellulari, smartphone, dispositivi di qualsiasi natura e tipologia in grado di consultare file, inviare fotografie e immagini”, nonché “apparecchiature elettroniche portatili e PC di qualsiasi genere”, pena l’esclusione dalla prova. Il rispetto del divieto, presente anche negli scorsi anni, sarà vigilato in particolare dai commissari esterni, su cui, come ogni anno, c’è moltissima apprensione fra gli studenti.
L’uso del cellulare, e in particolare dello smartphone a scuola, è sempre stato al centro di grossi dibattiti e polemiche, soprattutto con l’avvento dei social degli ultimi dieci anni, dove diversi studi condotti nel 2023 hanno dimostrato che oltre il 78% degli adolescenti e preadolescenti, già dagli 11-12 anni, soffre di “iperconnessione”, con picchi di 93% nella fascia 14-17 anni, dove i ragazzi usano quotidianamente e per diverse ore le app dei social e di messaggistica istantanea come WhatsApp, Instagram, Facebook e soprattutto TikTok, sempre più in voga.
L’ultima nota del Mim non deve quindi sorprendere più di tanto, perché intende cercare di arginare il fenomeno. Eppure, il divieto assoluto di qualsiasi tipo di dispositivo tecnologico sembra comunque stridere con i tempi moderni: da una parte è ovvio e sensato impedire ai ragazzi di “copiare” o cercare soluzioni alle prove online, ma d’altra parte, dopo la pandemia di Covid-19, i ragazzi sono stati non solo abituati a usare quotidianamente la tecnologia, ma anche incoraggiati a farlo, soprattutto se pensiamo ai mesi di didattica a distanza, fra 2020 e 2021. Questo divieto non rischia dunque di confondere i ragazzi? Tra poche settimane lo scopriremo, e forse ne risponderà lo stesso ministro Valditara, che solo alcuni mesi fa era finito al centro di una polemica per la sua dichiarazione secondo cui "l’umiliazione è un fattore fondamentale della crescita". O magari per una volta, i temuti commissari esterni chiuderanno un occhio.