Quel che la guerra offende è esattamente il suo contrario, cioè la vita, perché la guerra è una modalità politica che è regolata sul meccanismo della morte come deterrente, per cui la morte diventa il punteggio.
Parlarne così sembra già assurdo, sembra un gioco brutto al quale non giocherei, figuriamoci a farlo veramente. Infatti, non a caso la guerra è un concetto inammissibile: non è conforme alla natura umana, nonostante gli istinti di aggressione esistano negli uomini e nelle creature anche animali, ed esistano anche in branco. Ma gli animali, intesi come bestie selvagge, hanno un comportamento che noi non possiamo utilizzare come riferimento, perché il punto è proprio che noi siamo emancipati da quella condizione. Altrimenti vorrebbe dire che andremmo in giro e i maschi salterebbero sopra la donna che gli piace e la inseminerebbero, oppure entrerebbero in una casa dove c’è una famiglia, mangerebbero i bambini, sparerebbero all’uomo e direbbero alla moglie: “Adesso tu sei mia moglie”. Perché questo farebbero se fossero a livello dei leoni, delle iene, delle aquile. Gli animali della natura selvaggia si comportano in questo modo: gli elefanti marini ammazzano il competitor e si prendono la loro parte di harem.
Ma noi non siamo così, e infatti abbiamo costruito dei sistemi imprescindibili sui quali tutti dobbiamo basarci: sono le norme, sono sistemi normativi, il sistema giuridico, che non possiamo permetterci di non rispettare. Nessuno può permetterselo e questo è una cosa che non può improvvisamente cadere perché qualcuno, in modo arbitrario, decide che non gli sta bene: non si può fare, semplicemente non si può fare. Ciò significa che non è lecito e che queste persone che lo fanno devono rispondere del perché di fronte a un tribunale. E, se non ci vengono davanti al tribunale, bisogna andare con la forza a prenderli: altro che continuare ad assistere al loro uso della forza, bisogna usarla la forza solo in questi casi.
Ed è il caso in cui la guerra va fatta alla guerra: quindi, se i signori della guerra si rifiutano di essere processati perché fanno i capi del mondo di un mondo bestiale, di animali selvaggi, offendendo tutta l’umanità, l’umanità utilizza i mezzi che possiede. Quindi gli organismi legittimi di polizia, i servizi segreti che sono pagati dallo Stato e dai cittadini, i ministeri della difesa, gli eserciti, e vanno a fare le missioni per andare a prendere i signori che hanno fatto la guerra e li processa, non li uccide, come fanno invece quelli che allo stesso modo passano sopra a qualunque legittimità, come è stato fatto in Iraq, come è stato fatto in Libia, come è stato fatto anche con Mussolini. Non si fa valere una pena di morte proprio perché sosteniamo che qui qualcuno non rispetta le norme, e le norme noi vogliamo che le rispetti. Quindi diamo il buon esempio. Però devono subire un processo e, se vengono condannati, devono stare in carcere, perché questo è quello che loro, come cittadini, si meritano. Nessuno li vuole decapitare, però hanno fatto dei crimini e devono rispondere.
La guerra, infatti, nella Costituzione italiana è molto chiaramente scongiurata nel primo articolo con una parola importante: ripudia. L’Italia ripudia la guerra. E avrebbe potuto utilizzare la parola “rifiuta” o la parola “respinge” o la parola “non aderisce” o la parola “evita”, ma invece ha usato la parola “ripudia”. Ripudiare non è un semplice rifiuto, ma è un rifiuto con disprezzo; è il rifiuto non per delle ragioni ordinarie, ma un rifiuto per una condanna moralmente grave. Il ripudiare significa anche il rifiutare definitivamente, perché un rifiuto ha una durata relativa: ripudiare significa definitivamente togliere il rispetto.
Dunque, se la nostra Repubblica ci obbliga a rispettare le leggi sull’omicidio, sul furto, sull’aggressione, sulla minaccia, sulla diffamazione, e ci obbliga tutti noi a rispettarle, perché lo Stato è fatto da individui che prendono delle decisioni che sono contrarie alle norme costituzionali? Questa è la prima domanda. Ma il problema è andare ancora più a fondo, per vedere che si riesce a fare questo tipo di grave omissione soltanto se vengono meno i concetti morali che riguardano il rispetto dell’essere umano e della dignità dell’essere umano.

Dicendo la parola “essere umano”, il binomio si riferisce a un’entità individuale che è anche un’entità collettiva, che condivide proprio le caratteristiche connesse alla possibilità, nel momento in cui vengono al mondo, di non avere ostacoli da parte degli altri simili. Questa, che si chiama libertà - un altro concetto molto importante - è garantita nella convivenza attraverso quello che moralmente si chiama rispetto della dignità.
L’offesa è la rinuncia al rispetto. La violenza e l’aggressione sono la rinuncia al rispetto: al rispetto della dignità, al rispetto della sensibilità, al rispetto dell’intelligenza e al rispetto dell’umanità.
Che cos’è l’umanità? È due cose: il corpo biologico assemblato di tutti - tutti, nessuno escluso - gli esseri umani tra di loro. Quando si fa un riferimento che valga per tutti e nessuno escluso, quell’entità globale si definisce umanità, perché non ce n’è nemmeno uno che non sia incluso in quell’insieme, per cui possano non valere le regole, le norme, i diritti e i doveri. Quindi nessuno, sia degli ultimi che dei primi. Perché l’umanità è una zona non sociologica ma morale.
Il concetto di umanità non è il concetto sociologico, perché il concetto sociologico parla di società; il concetto antropologico e storico parla di civiltà; il concetto etico, filosofico, morale parla di umanità. E nel paradigma dell’umanità non è contemplata la distinzione in classi sociali: quindi è orizzontale, l’umanità è un concetto orizzontale, non verticale.
L’altro significato della parola “umanità” allude a un sentimento, cioè agire attraverso un comportamento che consideri il parametro dell’umanità. Questo è un parametro: fare le cose con uno spirito di umanità o farle senza umanità.
L’umanità è proporzionale alla capacità di riconoscere e sentire l’altro da parte dell’uno, chiunque. Di fronte agli altri, quando percepisce la presenza altrui, è proprio in base all’imprescindibile dovere di sentire l’umanità che è tenuto a rispettare l’altro. Perché il rispetto si basa proprio sul riconoscere l’umanità, che è la stessa che abita il singolo “io”, e la capacità, l’intelligenza, la coscienza di riconoscerla uguale a quella che meritiamo noi nell’io, uguale a quella che merita l’altro: cioè riconoscere una parità. Essere umani vuol dire trovare se stessi negli altri.
È chiaro che su questo presupposto non è ammissibile l’uccisione, perché significherebbe uccidere noi stessi. E infatti è per questo che si parla di illegittimità di procurare la morte altrui: è proprio su questo, perché significherebbe consentire anche la nostra. Allora, siccome l’uomo non è scemo, ma è una creatura intelligentissima, è solo quando è malato, quando è disturbato, che viene meno a questi ragionamenti fondamentali. Perché sono basilari, sono molto semplici: significa “vuoi il rispetto? Dai il rispetto e vedrai che lo riceverai”. Significa “vuoi essere sicuro di non morire? Non uccidere nessuno, altrimenti accetti l’idea che da un momento all’altro possiamo morire anche tu”.
Ma noi non siamo al mondo per morire: noi siamo al mondo per onorare l’esistenza al mondo, è questo. Chiunque voglia negarlo lo deve fare di fronte a tutti. Ecco perché vanno portati in tribunale i signori della guerra. Ecco perché il popolo si deve rifiutare di pagare le tasse se le tasse vanno negli armamenti. Ecco perché il popolo deve alzare la voce quando non lo fanno parlare, perché sta parlando contro il loro interesse.
L’interesse della guerra è un interesse economico, non c’è nient’altro. Qualsiasi religione ripudia la guerra, perché la religione esiste proprio nella dimensione della spiritualità, e la spiritualità è incompatibile con la caduta del rispetto altrui. La spiritualità è proprio il luogo in cui c’è il massimo rispetto della vita.
Dunque, non esistono guerre religiose: esistono solo guerre di matti psicopatici che credono di possedere il mondo, come faceva Charlie Chaplin quando pigliava in giro Hitler. Perché questo è quello che sta facendo Trump, questo è quello che fanno i grandi padroni delle multinazionali tecnologiche, convinti di fregare tutta l’umanità, ucciderla cognitivamente e fisicamente, procurarle delle turbe e disturbarla, ucciderla nella sua sensibilità, offenderla nella sua intelligenza, con i loro dispositivi, con i loro codici etici fasulli, per guadagnare, per guadagnare, per guadagnare: solo per guadagnare.
E noi, che siamo persone che invece vedono il denaro come un mezzo, non un fine - perché il fine è la creazione dell’arte e il raggiungimento della relazione sana con l’altro e del benessere delle persone a cui noi vogliamo bene, i figli e i nostri parenti, i genitori - quello è il nostro fine. Il loro fine è quello di ammazzare tutti per essere ricchi; il fine di altri 7 miliardi di persone che ci sono al mondo è un altro: il fine è quello di non esagerare con il possesso monetario, perché non c’è bisogno.
Perché sennò è come uno che dice “mi piacciono i fiori” e si riempie la casa di fiori fino al punto di non starci più lui: quello non è uno che ama i fiori, quello è un folle. Allora questi hanno lo stesso rapporto con il denaro che ha questo che si riempie la casa di fiori e non ha più spazio per abitarci, tanto gli piacciono i fiori.
Quindi, se questi 27 o 37 malati di mente si masturbano tra di loro e fanno le loro porcate, noi svegliamoci e usciamo di casa, apriamo le finestre senza impugnare le armi: impugniamo l’arma - quella che a loro fa tantissima paura - che è quella della parola. E parliamo. E se 7 miliardi di persone parlano e 24 coglioni tentano di fare qualcosa, garantisco che vincono i 7 miliardi
