Se Mark Zuckerberg ha deciso di far parlare di sé, stavolta lo ha fatto con un colpo che ha fatto tremare le fondamenta della Silicon Valley. Non si tratta solo di intelligenza artificiale o metaverso, ma di politica, affari e arti marziali miste (letteralmente, alle dinamiche di potere). Dana White, presidente e ceo della Ultimate Fighting Championship (Ufc) e storico alleato di Donald Trump, è stato appena nominato nel consiglio di amministrazione di Meta, insieme a quella soprendente per altre ragioni di John Elkann, ad di Exor e presidente di Stellantis e Ferrari, e Charlie Songhurst, investitore tech. Una mossa che, secondo il New York Times, rafforza i legami dell'azienda con l'amministrazione entrante e ne consolida la virata a destra.
"Dana è il presidente e ceo della Ufc e l'ha trasformata in una delle imprese sportive più preziose, in crescita e popolari al mondo", ha scritto Zuckerberg in un post su Facebook. "L'ho sempre ammirato come imprenditore e per la sua capacità di costruire un marchio amato".
La nomina di White arriva in un momento di scelte strategiche cruciali per Meta (che oltre a Facebook e Messenger controlla Instagram e Whatsapp). Non è solo un imprenditore di successo: White è stato un fervente sostenitore pubblico di Trump, apparendo al suo fianco nei comizi della campagna elettorale del 2024 e durante il recente evento Ufc a Madison Square Garden assieme anche a Elon Musk. Secondo la Cnn, White sarebbe stato anche una figura chiave nella rielezione di Trump, sfruttando la sua influenza per garantire al presidente l'accesso a piattaforme di comunicazione e di intrattenimento seguite da milioni di giovani.
Hamilton, il campione con il dubbio
Ma cosa significa davvero questa nomina per Meta? Per alcuni analisti, è un segnale che Zuckerberg sta cercando di posizionarsi in modo strategico nei confronti, appunto, della nuova amministrazione Trump. Il Washington Post sottolinea che White non è l'unico "movimento" repubblicano recente da parte del padrone di Facebook: Joel Kaplan, veterano dell'amministrazione di George W. Bush, ha appena preso il posto di Nick Clegg come presidente degli affari globali dell'azienda. Una promozione che per Cnn è “la scelta giusta al momento giusto” in ottica rapporti con la nuova leadership della Casa Bianca.
Ma Meta non si è limitata a nomine e promozioni. L'azienda ha donato 1 milione di dollari al fondo di Trump, un gesto che il New York Times descrive come un "tentativo di consolidare rapporti e spianare la strada a una collaborazione futura". Non è un segreto che Zuckerberg abbia incontrato Trump a Mar-a-Lago per congratularsi della vittoria elettorale.
A margine di questa dinamica c’è il legame personale tra Zuckerberg e White, alimentato da una passione comune per le arti marziali miste. "Dana è il leader di una delle mie attività preferite", ha scritto Zuckerberg, che nel 2022 ha iniziato a praticare Mma, arrivando persino a sfidare Elon Musk in un incontro che, alla fine, non si è mai tenuto. Dana aveva già chiesto a Mark di risolvere tramite intelligenza artificiale un problema ricorrente nel ranking Ufc.
Per alcuni, questa svolta rappresenta una naturale evoluzione del panorama tecnologico e politico americano. Per altri, si tratta di una deriva ideologica. I critici, specialmente nelle file democratiche, vedono in questa serie di nomine il segnale che Meta potrebbe ridurre ulteriormente le sue politiche di moderazione dei contenuti, aprendo la porta a disinformazione e voci estreme. Già nel 2023, Meta ha allentato alcune restrizioni sulle elezioni, permettendo annunci che mettevano in dubbio l'esito del voto del 2020, una mossa che, secondo la Cnn, è stata accolta con favore dai repubblicani. Per i sostenitori dell’area Trump e in generale per gli osservatori e gli utenti neutrali, d’altra parte, un (piccolo?) freno alla censura (soprattutto a quella mirata) non può che essere visto positivamente. In ogni caso, si tratta di un intreccio di interessi che potrebbe influenzare il futuro prossimo delle piattaforme social e dell'informazione globale.
Nel frattempo, secondo quanto riportato dal Guardian, Zuckerberg ha annunciato che Meta eliminerà i fact-checker, ridurrà “drammaticamente” la censura e promuoverà più contenuti politici sulle sue piattaforme, inclusi Facebook, Instagram e Threads.
"Le nostre squadre di moderazione verranno trasferite dalla California al Texas, dove c’è meno preoccupazione per il bias politico", ha dichiarato Zuckerberg, aggiungendo che Meta ridurrà le restrizioni su temi come immigrazione e genere, argomenti spesso al centro del dibattito politico.
Il fondatore di Meta ha giustificato la scelta come un ritorno ai valori della libertà di espressione: "Abbiamo costruito sistemi complessi per moderare i contenuti, ma anche l’1% di errori di censura significa milioni di persone colpite. Siamo arrivati a un punto in cui ci sono troppi errori e troppa censura".
Il nuovo corso di Meta potrebbe avere ripercussioni globali. Zuckerberg ha già promesso di “spingere contro i governi che vogliono censurare di più le aziende americane”, citando l’Europa e alcuni Paesi latinoamericani come esempi di “censura istituzionalizzata”.
Per alcuni osservatori, si tratta di un segnale di apertura a un pubblico più ampio e meno elitario. Per altri, di una pericolosa deriva che potrebbe lasciare spazio a disinformazione e contenuti controversi.
Intanto, il consiglio di sorveglianza di Meta, presieduto da figure come l’ex primo ministro danese Helle Thorning-Schmidt, ha accolto con riserva l’annuncio: “È essenziale che le decisioni sui contenuti siano prese con il massimo coinvolgimento delle voci esterne”.
Il rischio? Per i media progressisti e benpensanti come il Guardian è che la “nuova libertà” promessa da Zuckerberg si traduca in una corsa senza freni verso contenuti cosiddetti divisivi. E mentre il dibattito infuria, il fondatore di Meta guarda avanti: "Ridurre la censura significa accettare che intercetteremo meno contenuti dannosi. Ma è un compromesso necessario per proteggere la libertà di espressione".