Com’è avvenuta l’implosione del sottomarino Titan? Perché è crollato il ponte Morandi? E ancora: qual è l’isola più sperduta al mondo, come si riporta in vita il dodo, dove finisce la cacca che facciamo in aereo? Da qualche anno a questa parte, il più autorevole intercettore di curiosità sulle nuove piattaforme si chiama Geopop. È finito pure al telegiornale, suo malgrado, quando in questi ultimi giorni La7 ha lanciato un servizio sulla tragedia di OceanGate utilizzando il materiale elaborato da questi divulgatori scientifici. “Senza chiedere alcuna autorizzazione”, fanno notare loro, “senza menzionarci e addirittura coprendo il nostro logo: affronteremo la questione nelle sedi opportune”. Al momento del rilascio, il video sul Titan che ha scatenato la diatriba è stato “il numero uno in tendenze su YouTube con 2,3 milioni di visualizzazioni in 48 ore”. Lo consigliamo davvero: risposte lineari, spiegazioni ben supportate dall’animazione in 3D e linguaggio alla portata di tutti senza perdere rigore. In appena sei minuti, viene così chiarita una vicenda che nella maggior parte dei media tradizionali si disperdeva tra i sensazionalismi più fumosi.
Questo è soltanto l’esempio offerto dall’attualità. Ma cos’è Geopop, e come funziona? E perché il suo ruolo nel panorama dell’intrattenimento è così sottovalutato? Tutto nasce nel 2018, quando Andrea Moccia, geologo e consulente scientifico napoletano, lancia questa iniziativa “quasi per scherzo, parlando al bar con gli amici”, come lo racconta lui stesso sul canale YouTube che ormai conta oltre 1,3 milioni di iscritti. Per qualche tempo si è trattato di video amatoriali. Poi, nel 2021, Moccia viene contattato dall’editore digitale Ciaopeople. E in un attimo Geopop – crasi di “geologia popolare” – diventa startup, redazione, progetto divulgativo a 360 gradi. Oggi ha una propria sede a Milano, dei collaboratori stabili e un sito internet che funziona da magazine interattivo. Il core business resta però nell’ambito dei nuovi media: da YouTube, storico fortino dell’impresa, ai social ad alto impatto visivo. Su Twitter, ad esempio, Geopop non esiste. Ma tra Instagram, Facebook e TikTok, annovera 5,2 milioni di follower in costante crescita. Un bacino d’utenza da prima serata televisiva. “La nostra mission”, dichiara Moccia, “punta a far appassionare le persone alla conoscenza”. A suon di pillole, brevi ed efficaci.
Nel frattempo, i temi trattati continuano a moltiplicarsi. Non solo geologia, chimica, energia, ambiente, catastrofi naturali e causate dall’uomo. Ma anche geopolitica, debunking e curiosità spicciola. Insomma, un Superquark 2.0 di cui la nostra società – soprattutto fra le nuove generazioni – aveva un gran bisogno. Anche se le emittenti convenzionali continuano a trattare YouTube come un cantiere di anarchia multimediale. In questo senso, casi come l’incidente di The Borderline certo non aiutano; Moccia e soci invece possono contribuire a sfatare questo e altri pregiudizi. Perché la scienza è troppo importante per lasciarla alla mercé di complottismi e fake news. Negli ultimi anni, ben oltre l’Italia, ha fallito una sfida colossale: la sensibilizzazione di massa riguardo le tematiche più urgenti della modernità. Altrimenti non si spiega come i climatologi più accreditati siano stati sopraffatti dalla superficiale dialettica di Greta Thunberg. Tra la miriade di research paper autoreferenziali e il fanatismo dei Fridays for Future, progetti come Geopop sono la sana via di mezzo di un0informazione coinvolgente. Evviva.