Ci sono persone che riescono a mostrare il proprio volto nelle situazioni più diverse, che fanno della loro immagine uno strumento di lavoro. Altre, invece, preferiscono rimanere nascoste dietro alle parole. Di questo secondo gruppo fa parte Serena “Doe” Mazzini, la co-autrice del daily podcast di Selvaggia Lucarelli, Il Sottosopra, prodotto da Chora Media. La stessa Lucarelli ha annunciato sui social che non ci sarà una nuova stagione del podcast: “Mi sarebbe piaciuto tornare a parlare di attualità, di Gaza, di social, di mondo, di sottosopra. Mi dispiace anche perché era uno dei podcast più ascoltati e commentati”. Ha poi aggiunto di non sentirsi particolarmente preoccupata, in quanto gli spazi di opinione non le mancheranno. Selvaggia Lucarelli scrive da anni sui giornali, è influencer, giudice di Ballando con le Stelle e personaggio molto in vista nel dibattito italiano. Meno si può dire di Mazzini, che ha mandato un messaggio ai suoi seguaci con una storia su Instagram: “Mi sono svegliata con migliaia di notifiche e vi dico: grazie. Il podcast non tornerà come daily ma ci saranno altri progetti”. Vedremo, dunque, come proseguirà il suo percorso da autrice. Nel frattempo, scopriamo chi è Serena “Doe” Mazzini.
L’attivismo e i temi di Serena Mazzini
Oltre a essere la co-autrice de Il Sottosopra, Mazzini parla da molto tempo di temi relativi al digitale, ai problemi legati ai social e all’impatto di questi sulla psicologia, specialmente nei più giovani. Ha lavorato per molte agenzie di comunicazione nel corso degli anni, tra cui Bruklin e Justbit. Per quasi due anni ha collaborato con Publicis Sapient, in cui si occupava della gestione dell’immagine di Stellantis come Social media manager. Sul suo sito leggiamo: “Il mio lavoro mi ha permesso di conoscere i retroscena del mondo digitale, portandomi ad analizzare i fenomeni della rete per quotidiani e programmi radiofonici”. Dopo aver conosciuto il mondo della comunicazione dall’interno, Serena Mazzini ha deciso di mettere a disposizione la sua esperienza per fare divulgazione e formazione. Nel corso online che lei organizza, chiamato “Il lato oscuro dei social” (quattro lezioni online di due ore ciascuna), mette al centro gli argomenti come il funzionamento dell’influencer marketing, pink washing, green washing e rainbow washing, in un percorso che si articola intorno alla domanda: “Come funzionano piattaforme come Instagram e TikTok e perché è importante capire come agisce su di noi l’economia dell’attenzione?”. È anche docente a contratto all’accademia privata Naba di Milano e collabora con il quotidiano Domani.
Il suo personale rapporto con i social
“Come forse avrete capito, non amo molto la visibilità: preferisco fare l'autrice e nascondermi tra le parole”, ha detto ancora in una storia su Instagram. Il suo utilizzo dei social non si concentra sulla condivisione dei momenti personali, della vita privata o della sua immagine: spesso le piattaforme sono utilizzate come cassa di risonanza per le sue idee, per evidenziare le problematiche relative al mondo del digitale. Vive un rapporto conflittuale con i social, come lei stessa ammette. Anche se, sottolinea, “non riesco a chiudere gli occhi di fronte a quello che succede nel mondo e perché, proprio per il lavoro che faccio, penso sia indispensabile guidare le altre persone attraverso i pericoli di queste piattaforme”. Inevitabile per tutti diventare parte del paradosso per cui, pur essendo consapevoli dei lati negativi dei social, questi siano ormai uno strumento di lavoro necessario. Il punto è rivolgere la critica sul mezzo stesso, problematizzarlo per diventarne di nuovo padroni e non più schiavi.
“L’anti Ferragnez”
Tra i personaggi più duramente criticati da Serena Mazzini ci sono sicuramente Fedez e Chiara Ferragni. L’ultimo caso è quello relativo ai maglioni messi in vendita dalla influencer per raccogliere fondi a sostegno della lotta alla violenza sulle donne. Il problema, secondo Mazzini, è l’estetizzazione e la mercificazione di simili cause, le quali diventano un pretesto per la vendita di un prodotto o di un brand: “Il femminismo è di tutte, a patto che abbiano 200€ per un maglioncino”. Ha poi aggiunto che quello di Ferragni “non è un femminismo intersezionale ma liberale. Punta solo all’empowerment, quello che ti fa avere i soldoni per comprare i maglioncini. Girls supporting girls, solo se bianche e ricche”. Una strategia che esclude molte persone dalla lotta e che diventa pubblicità: se da una parte i guadagni vengono devoluti in beneficenza, dall’altra rientrano come promozione di se stessi, come campagne di marketing.
Le critiche a Fedez dopo la morte di Gianluca Vialli
Dopo che Fedez aveva mandato un messaggio via social in cui, pur non avendolo mai conosciuto, ricordava Gianluca Vialli (morto a gennaio di quest’anno a causa di un tumore al pancreas), Mazzini commentò in maniera piuttosto netta le parole del rapper: “Volevi fare il selfie col morto”. Secondo Mazzini, Fedez avrebbe semplicemente voluto sfruttare l’effetto positivo legato all’immagine di Vialli e alla forza con cui aveva lottato contro la malattia. Il marito di Chiara Ferragni aveva poi risposto puntando il dito contro la volontà di “fare polemica su tutto” dell’autrice: “Per promuovere il suo podcast l’ossessionata ‘giornalista’ non si ferma davanti a nulla”. Non era la prima volta che i due si scontravano su un tema simile. Tempo prima, nell'agosto del 2022, dopo la guarigione dal tumore del rapper, Mazzini aveva scritto a Chiara Ferragni che “anche a noi comuni mortali piacerebbe sconfiggere il cancro in 3 giorni, invece di essere in attesa per una colonscopia da 7 mesi”. In questo caso, la comunicazione dei Ferragnez a proposito della malattia non avrebbe fatto altro che depotenziare il dibattito politico, portandolo, ancora una volta, sul piano superficiale del messaggio breve lanciato con una storia su Instagram: “Le lotte sono fatte di sacrificio e di prese di posizione quotidiane: se volete essere alleati in una battaglia per i diritti, fatelo come persone e non come personaggi”.
La cancellazione del daily podcast, "Il Sottosopra"
Come ricordato in apertura, è stata annunciata la fine del podcast di cui Mazzini era autrice insieme a Selvaggia Lucarelli. Sotto il post della seconda, Mario Calabresi, direttore di Chora Media, ha commentato: “Dispiace tanto anche a noi di, ma i costi di un daily gratuito sono difficilmente sostenibili. Ci abbiamo provato per un anno e siamo felici di averlo fatto”. Improprio, secondo Calabresi, parlare di censura, come in molti altri hanno fatto nei commenti. Anche perché, come spiega la stessa Lucarelli, la collaborazione per altre serie di podcast continuerà. Nel frattempo, Mazzini ha sottolineato che l’attenzione dovrebbe essere mantenuta su quanto sta ancora accadendo a Gaza, prima che sulle questioni relative al podcast: “Continuate a fare rumore li dove serve: dando più visibilità possibile agli orrori di Gaza”.
Sicuramente Serena Mazzini continuerà a parlare di social, dei problemi del digitale e della nostra contemporaneità. Vedremo in che forma, se con un podcast o in altro modo. Le contraddizioni saranno sempre più numerose e, dunque, di lavoro per le studiose come Mazzini ce ne sarà ancora per molto tempo.