Negli ultimi anni, la consapevolezza dei consumatori è aumentata drasticamente. I social media hanno reso più facile organizzare proteste e diffondere informazioni sulle pratiche aziendali discutibili. Un sondaggio condotto da Harris Poll rivela che il 43% degli americani ha già modificato le proprie abitudini di spesa per allinearle ai propri valori morali. La metà dei democratici, ad esempio, ha dichiarato di aver smesso di fare acquisti presso aziende che non rispecchiano le loro convinzioni politiche. Il movimento ha anche una forte radice politica. Molte grandi aziende hanno recentemente rivisto le proprie politiche di Diversità, Equità e Inclusione (Dei) in seguito agli ordini esecutivi dell’amministrazione Trump, che hanno rimosso i requisiti DEI nel settore pubblico e privato. Per i promotori dell’Economic Blackout Day, questo è un esempio di come il potere aziendale spesso si pieghi a pressioni politiche anziché agire nell’interesse dei lavoratori e delle comunità.
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Un impatto economico reale o solo un simbolo?
I boicottaggi economici non sono una novità. Già in passato, movimenti simili hanno provato a influenzare le politiche aziendali, con risultati alterni. Il Cyber Monday e il Black Friday sono simboli dell’iperconsumismo globale, ma se per un solo giorno le vendite calassero drasticamente, l’impatto sarebbe sufficiente a far riflettere le multinazionali? Gli esperti sono divisi: da un lato, un giorno senza acquisti potrebbe sembrare insignificante rispetto ai miliardi di dollari che queste aziende generano annualmente. Dall’altro, il vero obiettivo è creare consapevolezza e mostrare che l’unione dei consumatori ha un peso. The People's Union Usa non si fermerà al 28 febbraio: sono già previsti nuovi blackout economici nei mesi successivi, mirati a colpire aziende specifiche e aumentare la pressione sul sistema economico.
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Una battaglia sui social
Come in ogni grande protesta moderna, TikTok, X (ex Twitter) e Instagram giocano un ruolo chiave nella diffusione del messaggio. Video virali e post con hashtag come #EconomicBlackoutDay e #PeopleOverProfits stanno raccogliendo milioni di visualizzazioni, con influencer e attivisti che invitano i follower a partecipare. La strategia digitale è chiara: rendere il boicottaggio un fenomeno di massa, così che le aziende non possano ignorarlo. E in Italia? Sebbene l’Economic Blackout Day sia un’iniziativa statunitense, il concetto potrebbe facilmente espandersi ad altri paesi. Il tema della responsabilità aziendale è globale, e anche in Europa si parla sempre più spesso di boicottaggi mirati contro aziende che adottano politiche controverse. Se avrà successo, il blackout economico potrebbe rappresentare un precedente importante, dimostrando che il consumatore ha ancora un grande potere. Il 28 febbraio 2025, dunque, potrebbe non essere solo un giorno qualsiasi: potrebbe essere il giorno in cui le multinazionali capiranno che il loro vero motore è, e sarà sempre, il consumatore.