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Ok, UniCredit su Bpm, Mps su Mediobanca, Generali: ma cos’è, chi può vincere e come sta andando il risiko bancario italiano (con arbitro il Governo Meloni e con altre due donne)?

  • di Beniamino Carini Beniamino Carini

14 maggio 2025

Ok, UniCredit su Bpm, Mps su Mediobanca, Generali: ma cos’è, chi può vincere e come sta andando il risiko bancario italiano (con arbitro il Governo Meloni e con altre due donne)?
Il risiko bancario italiano si fa febbrile, tra manovre strategiche, incroci di potere e regole d’eccezione. UniCredit sfida il Golden Power con l’assalto a Banco Bpm, Mps sorprende tutti puntando Mediobanca, mentre Generali finisce al centro di una danza rischiosa che potrebbe riscrivere gli equilibri storici della finanza tricolore. Ma chi guida davvero il gioco? Il governo Meloni sembra arbitro, ma forse è anche regista. E tra mosse calcolate e colpi di scena, l’adrenalina sale. Quali saranno le vere intenzioni di Palazzo Chigi? E chi è la donna che, da Francoforte, potrebbe decidere tutto? La partita è aperta. E il finale, tutt’altro che scontato. Ecco spiegato (for dummies o quasi) quello che sta succedendo

di Beniamino Carini Beniamino Carini

C’era una volta la finanza italiana, con le sue regole non scritte, le sue famiglie storiche, le sue banche “di territorio”. Poi è arrivato il risiko. O, per usare una parola che dice tutto anche a chi non è del mestiere: il gioco delle fusioni, acquisizioni, assalti e manovre per ridisegnare il potere bancario in Italia. E ora il banco, anzi il banchiere, lo fa Giorgia Meloni. Arbitrando, forse dirigendo, sicuramente sorvegliando da vicino un gioco che più che a un risiko, ormai, assomiglia a una partita a scacchi sotto adrenalina.

Facciamo ordine, ché ce n’è bisogno. Al centro della scacchiera c’è UniCredit, guidata dal suo ceo Andrea Orcel, l’ex enfant terrible della finanza globale, ora “maschio alfa dei banchieri europei”, come l’ha definito Il Foglio. Orcel ha lanciato un’offerta pubblica di scambio (ops) su Banco Bpm, una delle ultime banche italiane ancora formalmente “indipendenti”. L’obiettivo? Rafforzare UniCredit e creare un secondo colosso nazionale in grado di competere davvero con Intesa Sanpaolo, primo gruppo bancario del Paese.

Ma l’assalto di Orcel ha trovato un ostacolo robusto: il Golden Power. Cos’è? Una normativa introdotta nel 2012 e rafforzata durante il Covid, che consente allo Stato italiano di mettere veti su operazioni strategiche, anche tra privati. Il governo Meloni, con un decreto firmato il 18 aprile, ha imposto paletti molto severi: UniCredit dovrà aumentare gli impieghi (cioè i prestiti concessi) per allinearli al livello più alto di Banco Bpm, un vincolo che – secondo gli analisti – rischia di erodere la liquidità del gruppo. Non solo: il Tesoro ha posto limiti sulla gestione di Anima Sgr, società di risparmio in cui Banco Bpm e UniCredit hanno quote. Troppo invasivo, secondo molti: Matteo Renzi l’ha definito “uno scandalo assoluto”, mentre Giuseppe Conte ha chiesto chiarimenti.

Intanto Orcel, per nulla scoraggiato, è salito a Roma per cercare un accordo con il Mef, rappresentato da Stefano Di Stefano. “Proveremo a rendere più praticabili alcuni impegni richiesti, poi prenderemo una decisione”, ha dichiarato. (La Repubblica). Ha tempo fino al 29 giugno, una settimana dopo la fine dell’offerta. Intanto, il mercato crede ancora nell’operazione: Barclays, Deutsche Bank, Equita e HSBC hanno rialzato il target price del titolo UniCredit fino a 65,5 euro. (Corriere della Sera)

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L'amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel, a caccia di Banco Bpm Illustrazione IA

Monte dei Paschi e Mediobanca

Ma mentre Orcel si batte su Piazza Meda (la sede di Banco Bpm), il Monte dei Paschi di Siena – Mps – fa una mossa a sorpresa su Mediobanca, la banca fondata da Enrico Cuccia. Sì, proprio quella che controlla Generali, la più grande compagnia assicurativa d’Italia.

Mps, guidata da Luigi Lovaglio, ha lanciato una propria ops su Mediobanca, con il benestare più o meno implicito di Palazzo Chigi, che partecipa al risiko anche con il proprio portafoglio: il Mef siede nel cda di Mps e partecipa direttamente all’operazione. È una mossa audace. “Lovaglio ha rivelato un insospettabile lato da conquistatore”, scrive Il Foglio. Il titolo di Mps ha guadagnato il 4,2% in un giorno, con 37 milioni di azioni scambiate per oltre 300 milioni di euro. (Corriere della Sera)

Ma non è finita: nel frattempo, Mediobanca ha lanciato un’ops su Banca Generali, per creare – come ha dichiarato l’ad Alberto Nagel – “un campione nazionale del risparmio”, in linea con i desideri della stessa premier Meloni. (Milano Finanza). Una mossa che però toglierebbe a Mediobanca il controllo di Generali, rendendola vulnerabile proprio all’assalto di Mps. Una manovra in tre tempi: Mediobanca su Generali, Mps su Mediobanca, e forse, nel tempo, un riassetto generale con l’approvazione di Palazzo Chigi.

E qui si torna all’arbitro-giocatore. Il governo Meloni, nella persona del ministro dell’Economia Giorgetti, ma anche del sottosegretario Fazzolari, non è solo osservatore, ma attore in campo. Un ruolo “invasivo come mai prima”, scrive Milano Finanza, eccezion fatta per le privatizzazioni degli anni ‘90. Il Tesoro ha già detto no a UniCredit su Bpm con il golden power, ma resta ambiguo sull’ops Mediobanca-Banca Generali. Nagel si è detto “ottimista”, ma sa di dover restare prudente. (Milano Finanza)

Cosa deciderà il governo? Continuerà a fare il regolatore o entrerà nel gioco scegliendo un cavallo da far vincere? “Il giocattolo del polo nazionale costruito con Mps e Banco Bpm” è già stato compromesso da Orcel, dicono i ben informati. (Milano Finanza). Eppure, una possibile offerta su Generali da parte di UniCredit – valutata 60 miliardi – “potrebbe essere accarezzata solo se vi fosse la matematica certezza di poter contare sullo ‘sconto’ europeo del Danish Compromise”, scrive Mariarosaria Marchesano su Il Foglio.

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Chi vincerà?

Nel frattempo, le pedine si muovono: Fondazione Cariplo ha venduto la sua quota in Mps, comprata nel 2022 per sostenere l’aumento di capitale. Ora ne esce con oltre 36 milioni, “dopo aver accompagnato Mps verso il rilancio, anche in Borsa”. (Corriere della Sera) Altri investitori si posizionano su Mediobanca in vista dell’assemblea del 16 giugno, dove si capirà se prevarrà la visione di Nagel (polo del risparmio con Banca Generali) o quella di Lovaglio (riaggregare Mediobanca e Generali sotto Siena).

Perfino Confagricoltura Milano si è fatta avanti, acquistando una piccola quota di Banco Bpm per sostenere la sua “strategia stand-alone e indipendente”. (Corriere della Sera) Sì, perfino i contadini hanno una parte in questo romanzo.

Chi vincerà? È difficile dirlo. Le tre certezze, per ora, le sintetizza Il Foglio:

  1. L’ops UniCredit su Banco Bpm è in corso e si chiude a fine giugno.
  2. Mediobanca non sarà più la stessa.
  3. Generali, con soci come Caltagirone e Delfin, sarà comunque contesa.

Su tutto questo, vigila una donna: Claudia Buch, presidente del Consiglio di Vigilanza della Bce. Tedesca, come Bettina Orlopp, ceo di Commerzbank, che nel frattempo cerca di difendersi da Orcel anche in Germania. Ma quella è un’altra partita.

Questa, intanto, è la grande manovra italiana. Dove nulla è come sembra, ogni alleanza è temporanea, e l’unico vero arbitro sembra aver scelto di giocare.

E se alla fine, come sempre, vincesse il Tesoro?

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