Da giorni sui social è impazzita la polemica per la cosiddetta “maledizione del Festival di Sanremo”, scatenata da un video e alcune foto pubblicati dal cantante Olly dopo la festa di compleanno del suo produttore l’8 agosto in un ristorante. Nelle immagini, finite nel mirino del web, si vede una lunga tavolata imbrattata di vino, bottiglie sbattute sul tavolo a tempo di cori, cicche sparse e persino caffè rovesciato a terra. A completare il quadro, lo scatto incriminato: Olly che fuma mentre mangia. Per Andrea Scanzi, che ne ha scritto sul Fatto Quotidiano, la maleducazione del gruppo è evidente e andrebbe seguita da scuse e risarcimento danni, ma trasformare l’episodio in un caso nazionale è “appena eccessivo”. Il giornalista critica il meccanismo dell’indignazione social, che a suo dire è “per il 97% invidia, rosicamento, cattiveria, ignoranza e frustrazione”, sottolineando come in Italia si tenda a esagerare sulle facezie e a ignorare questioni ben più serie. Scanzi ironizza, come sempre, anche sul paragone con veri “maledetti” della musica come Keith Richards, John Bonham o Keith Moon, rispetto ai quali il “tenero e artisticamente fragile” Olly appare come “Pippi Calzelunghe”. E bolla come irrilevante la difesa dei fan, secondo cui si trattava di una citazione della copertina di un brano. La sua conclusione è questa: Olly è stato maleducato, ma niente di eccezionale per chi festeggia tra amici. Il vero problema, semmai, è lo stato della musica italiana, dove Olly “non è nemmeno il peggiore”. Per Scanzi, l’episodio conferma che il declino etico e culturale prosegue, mentre ci si indigna “a caso e quasi sempre per scemenze”. Si sa che una polemica tira l'altra, e oggi Daniele Capezzone ne ha approfittato per smontare la tesi di Andrea Scanzi all'interno della sua rassegna stampa mattutina politicamente scorrettissima.

Partiamo da quanto è successo, bollato da Capezzone per quello che è: “Una cafonata”. Il tono usato dal giornalista lascia intendere che si tratta di un fatto del tutto irrilevante. Lo stesso ha fatto Scanzi, commentando con “Sticazzi”, salvo poi farci un articolo per spiegare che della notizia non ce ne può fregare di meno, ma bisogna parlarne. Paradossi della comunicazione: un po' come tutta la gente sui social che commenta ‘machissenefrega’ sotto un qualsiasi post, facendolo così diventare virale. Capezzone, dal canto suo, riporta alla realtà il ragionamento di Scanzi: davvero vale la pena di parlarne, dicendo che non bisognerebbe parlarne? “Arriva l'avvocato difensore Scanzi, e qua la posizione di Olly si aggrava”. Ahia, cosa vorrà dire? Che l'arringa difensiva pubblicata sul Fatto rischia di inguaiare più dell'accusa? Il problema, secondo Capezzone, è che il giornalista toscano “va all'attacco di chi attacca Olly, dicendo che - legge - spesso è la stessa gente che neanche sa chi sia Netanyahu… L'ennesimo caso in cui gli italiani si indignano per la pagliuzza e non per la trave”. Il senso del testo di Scanzi era che i nostri connazionali sono sempre pronti a tirare su barricate per un cantante che fa bisboccia, ma non per i bambini affamati e bombardati. Se avete letto il libro di Patrick Facciolo, Fallacie Logiche, sapete di cosa si tratta, ma ci si può arrivare anche soltanto ragionandoci sopra. “Direte voi: che cazzo c'entra? Niente, ma va bene, è la ‘Scanzi’s Logic’. Passiamo ad altro”, chiude Capezzone, sottolineando la fallacia di benaltrismo implicita nell'apologia sottoscritta dalla firma del Fatto. In un modo o nell’altro, se ne continua a parlare.


