Nell’ultima puntata di Quarto Grado andata in onda venerdì 25 luglio 2025, Gianluigi Nuzzi prosegue la narrazione ormai infinita sull’omicidio di Chiara Poggi. Al centro del dibattito, l’enigmatica “impronta 33”, che secondo i consulenti della Procura apparterrebbe ad Andrea Sempio, unico indagato attualmente. Si tratta di un’impronta con tracce di sudore e sangue, ma – come sottolineato da Umberto Brindani – “essendo un esperimento, non sappiamo se sia vero. Ma se lo fosse, chiunque abbia lasciato quell’impronta è l’assassino”. Tuttavia, il Generale Garofano frena: “Una sperimentazione di parte, con mille variabili, non può trarre conclusioni scientificamente valide”. Le tensioni in studio esplodono quando l’avvocato di Sempio, Angela Taccia, accusa di pretestuosità le insinuazioni sull’impronta: “C’è un codice, rispettiamolo. Non è tecnica, questa”. Si analizzano anche i rilievi con il manichino che, secondo i legali di Stasi, proverebbe l’innaturale posizione dell’assassino. Ma Garofano replica: “Non ci sono impronte sanguinate sui gradini, quella ricostruzione è forzata”. Nuzzi richiama l’attenzione sui piedi del manichino: “Io ho fiducia nella nuova inchiesta, ma quei piedi dove poggiano?”.

Si riapre poi il tema del Dna e della famigerata garza contaminata. Il genetista Capra, collegato telefonicamente, conferma: “Era ammuffita, non fu usata per i confronti. Io e Garofano eravamo lì. La muffa c’era, posso assicurare che il Ris ha valutato tutto”. Ma la difesa contesta: “A noi risulta che il tampone orale non venne nemmeno aperto”. L’irregolarità dei verbali di interrogatorio è un’altra mina accesa. Abbate attacca: “Sempio fu sentito solo dopo mesi, e al primo accenno sulla mattina del delitto si è sentito male. I verbali sono tecnicamente falsi: non riportano nemmeno le interruzioni!”. Ma la Pugliese replica: “Non è falso omettere un movimento, è falso dire qualcosa che non è successo”. Infine, si riaccende la questione dell’orario della morte. “Quello slot temporale è stato cucito addosso a Stasi – dice Brindani – ma se venisse scagionato, l’intervallo cambierebbe”. Grazia Longo, esasperata, conclude sarcastica: “Tra poco metteremo in discussione anche che Chiara Poggi sia stata uccisa. Per ammazzare una persona ci vuole un attimo”.

Per chiudere la stagione col botto, Quarto Grado ha mostrato anche le immagini – inedite e inquietanti – della sala autoptica dell’ospedale di Vigevano, dove il 16 agosto 2007 fu esaminato il cadavere della ragazza. Tre gli scatti mostrati nel servizio: in uno, accanto al lettino autoptico, si nota un tavolo su cui sono disposte una piccola sega elettrica, un contenitore per rifiuti contaminati, disinfettante, una scatola di mascherine e, soprattutto, la garza lasciata senza protezione. Proprio questa garza potrebbe essere – ma al momento non c'è conferma – quella da cui la genetista Denise Albani ha isolato il profilo genetico di "Ignoto 3" durante il maxi incidente probatorio in corso. Se così fosse, le immagini mostrerebbero in modo evidente una procedura disordinata, dove il rischio di contaminazione appare tutt’altro che remoto. Un dettaglio che ha riaperto un acceso dibattito tra le parti, alimentando lo scontro già teso sul profilo genetico che, se autentico, potrebbe riscrivere la storia dell’omicidio. La dottoressa Albani ha chiesto chiarimenti direttamente al dottor Ballardini, il medico legale che effettuò l’autopsia, per ricostruire le modalità con cui venne gestito il prelievo del campione. Ma i dubbi restano. Secondo l’avvocato Antonio De Rensis, difensore di Alberto Stasi, è necessario attendere la fine degli accertamenti prima di trarre conclusioni. Di parere opposto i legali e i consulenti di Andrea Sempio, che spingono per l’ipotesi della contaminazione: “Quel Dna non prova nulla”, sostengono Massimo Lovati e Luciano Garofano. A supportare la tesi della contaminazione anche il professor Alberto Bonsignore, direttore di Medicina Legale del Gaslini di Genova: “Nelle sale autoptiche spesso si lavora con più postazioni attive in sequenza o anche in contemporanea”. Una prassi rischiosa, secondo il genetista Marzio Capra, consulente della famiglia Poggi, che non esclude “una contaminazione da un altro cadavere”.Un’ombra pesante che si aggiunge alle altre zone buie di questo caso e che – se confermata – rischierebbe di minare alla base uno degli elementi chiave della nuova indagine.
