Il delitto di Garlasco continua a essere avvolto da un alone di mistero. Secondo le ricostruzioni e i dubbi sollevati dagli inquirenti e dai cronisti che non si sono mai arresi, Chiara Poggi potrebbe aver scoperto qualcosa di scomodo nei giorni precedenti alla sua morte, un segreto che l’avrebbe spinta a recarsi in un santuario poco distante dalla sua abitazione. Un luogo sacro, dove per anni fedeli e devoti si sono raccolti in preghiera, ma che secondo alcune testimonianze nasconderebbe segreti inquietanti, fatti di comportamenti illeciti, abusi e silenzi. Lo rivela Paolo Larceri, avvocato di Vigevano, che da anni segue da vicino il caso di Garlasco e conosce particolari che sembrano gettare nuova luce su ciò che è realmente accaduto. Alcuni articoli di Giallo hanno ipotizzato che Chiara, giovane donna attenta e curiosa, potrebbe essersi trovata in quella zona per motivi personali e che proprio in quel contesto avrebbe visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere, qualcosa che l’ha messa in pericolo. Si parla di incontri e possibili molestie che avrebbero potuto scuotere equilibri delicati nella comunità locale. Nonostante questi elementi, il santuario non è mai stato oggetto di indagini accurate: nessuna perquisizione sistematica, nessuna verifica approfondita su chi lo frequentasse in quei giorni, un silenzio inspiegabile che alimenta il sospetto. A Garlasco accadevano fatti incredibili, racconta Larceri, riguardanti un giro illecito di minori, anche legati al Santuario della Bozzola e non solo, un fatto noto almeno in certe cerchie. Nel 2006, un anno prima dell’omicidio di Chiara, circolavano voci su un sacerdote locale, don Gregorio Vitali, rettore del Santuario. Secondo alcune testimonianze, avrebbe avuto comportamenti inappropriati con alcuni giovani frequentatori dell’oratorio. Don Gregorio ha sempre negato con fermezza ogni accusa, sostenuto anche da pezzi importanti delle istituzioni locali, ma la nube dello scandalo non è mai svanita. Quell’anno, un episodio pubblico scosse la cittadina: l’arresto di Oscar U., giovane trovato in possesso di materiale pedopornografico durante una perquisizione legata a un’indagine. Il sequestro comprendeva numerosi file con immagini di minori, scattate in luoghi pubblici di Garlasco come la piscina comunale, l’oratorio e perfino un canale. Il materiale, molto grave, includeva anche cataloghi di abbigliamento infantile e articoli su casi di violenza su minori in Europa. Oscar U. venne condannato a 7 anni, ma il sistema, racconta ancora Larceri, era più ampio e radicato, con implicazioni internazionali.

Si sospetta un giro che vedeva coinvolti soggetti esterni a Garlasco, interessati a un business illegale che ruotava intorno alla zona. Una delle piste più inquietanti sull’omicidio riguarda proprio ciò che Chiara potrebbe aver scoperto. Nel suo computer fu trovata una chiavetta USB in cui la ragazza aveva salvato una cartella chiamata “Pedofilia”. Al suo interno, articoli di giornale su casi simili negli Stati Uniti e materiale riguardante il caso di Oscar U. L’amica di Chiara, Maristella, la descrive come una ragazza riservata ma molto curiosa, interessata a fatti di cronaca e temi scomodi. È possibile che Chiara stesse indagando o perlomeno si fosse avvicinata a una verità che qualcuno non voleva venisse a galla. Proprio pochi giorni prima di morire, il 26 luglio e il 1 agosto 2007, Chiara aveva visualizzato più volte sul suo pc la foto del Santuario della Bozzola. Un gesto che lascia supporre una volontà di approfondire o denunciare qualcosa. Nel 2014 lo scandalo esplose pubblicamente, quando don Gregorio venne ricattato da due cittadini romeni, Flavius Savu e Florin Tanasie. I due chiedevano una somma ingente per non divulgare presunti materiali compromettenti in cui il religioso sarebbe stato coinvolto in situazioni delicate con minori. Il ricatto venne però scoperto e i due condannati per estorsione, anche se risultano tuttora latitanti. Telefonate intercettate mostrano conversazioni molto esplicite tra don Gregorio e Savu, alias “Valentino”, con scambi di richieste e accordi per incontri a sfondo privato, che rendono l’intera vicenda ancora più agghiacciante. Un testimone anonimo, che ha frequentato l’oratorio della Bozzola da bambino, ha raccontato - scrive Giallo - di aver subito molestie da parte di figure legate al Santuario: "Quel giorno tornai a casa e raccontai tutto ai miei genitori, ma non fui il solo. Quel posto nascondeva un segreto terribile", ha dichiarato. Un altro sacerdote della zona, don Cervio, scomparso nel 2016, aveva rivelato alle forze dell’ordine nel 2006 che si mormorava già di comportamenti inappropriati e incontri tra don Gregorio e giovani frequentatori del Santuario. Le sue segnalazioni erano arrivate fino alla Curia e al Vaticano, che aveva inviato un promotore di giustizia per indagare. A confermare la rete di abusi e sfruttamento arriva anche una lettera scritta in carcere da Cleo Koludra Stefanescu, nipote di Savu, consegnata a un avvocato pochi mesi fa. Nel testo si parla di ragazzi pagati per partecipare a incontri legati al Santuario e di cerimonie di natura inquietante per indurre i giovani a partecipare a situazioni compromettenti. Chiara Poggi potrebbe essere stata uccisa proprio perché venuta a conoscenza di qualcosa. L’avvocato Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio, ha parlato apertamente di un "sicario" e di un delitto con mandante, che avrebbe voluto evitare la diffusione di informazioni scottanti. Ma l’interrogativo resta aperto: cosa sapeva Chiara? E perché mai avrebbe salvato sulla sua chiavetta USB materiali su preti coinvolti in scandali?
