Nel salotto serale di Ore 14, in onda su Rai Due, il caso Chiara Poggi continua a tenere banco tra teorie, ricostruzioni e qualche scivolone in diretta. Dopo la discussa puntata in cui Roberta Bruzzone si era avventurata in un pericoloso slalom tra case delle nonne e luci accese a sproposito, la criminologa è tornata a far sentire la sua voce. E questa volta, a finire sotto la lente non sono solo le impronte o i pigiami, ma addirittura la stuccatura delle pareti. Il tema caldo? Le tracce, ovviamente. Ma non quelle che ci si aspetta da una puntata di CSI. “Non siamo a CSI dove ogni contatto genera una traccia perfetta”, puntualizza la Bruzzone, cercando di riportare tutti sulla terra. E fin qui, tutto bene. Ma poi scatta la polemica: il generale in pensione Luciano Garofano, ex comandante del RIS, avrebbe criticato i periti della Procura per aver confuso delle semplici asperità del muro, parliamo di vernice, intonaco e stucco, con le minuzie da analisi tiloscopica. Una gaffe tecnica che, se confermata, rischia di diventare il nuovo tormentone giudiziario. La Bruzzone prende le distanze: “Mi auguro di no”. Ma la vera bomba arriva subito dopo, quando si parla del DNA ritrovato nella spazzatura. Il materiale genetico che, secondo la narrazione più recente, incastrerebbe Stasi.

“Ho la sensazione", dice la criminologa, "che per qualcuno fosse meglio non trovare nulla. Così si sarebbe potuta raccontare l’ennesima storia sulle indagini lente, incomplete, con l’ombra dell’occasione mancata”. Una provocazione? Forse. E dire che solo pochi giorni prima, la stessa Bruzzone aveva tentato di smontare il peso probatorio del tè nella spazzatura: “Nessuno potrà mai dire con certezza quando lo ha bevuto”. Adesso, però, il DNA diventa centrale. Forse troppo. Tant’è che qualcuno in studio azzarda: “Che facciamo, ci affidiamo a un incidente probatorio per uscire dall’impasse?”. Ma la risposta resta sospesa tra l’ironia e l’amarezza. Intanto, sui social non si dimenticano i passi falsi. “Tra Fruttolo, Estathé e case delle nonne, ora pure lo stucco diventa protagonista”, scrive un utente. La sensazione è che il caso Poggi stia diventando un labirinto sempre più fitto, in cui anche gli esperti rischiano di perdersi. E Roberta Bruzzone, che pure ci mette grinta e presenza scenica, sembra ogni tanto inciampare nelle sue stesse ipotesi. Ma in fondo, è anche questo il teatro mediatico del true crime all’italiana: un continuo rimbalzo tra prove scientifiche, interpretazioni ardite e battute da prime time. Il tutto condito da un pubblico che, tra indignazione e sarcasmo, non perde mai l’occasione per dire la sua. Anche quando si parla... di stucco.
