“Davvero tutto è partito per colpa di un disegno di legge? Dietro la lite Musk-Trump potrebbe esserci dell'altro, o meglio, qualcun altro: la Cina”. Scrivevamo così meno di un mese fa e oggi siamo ancor più convinti che tra l'uomo più ricco del mondo e quello più potente del pianeta possa esserci Pechino. Nessun complottismo o dietrologia: puro esercizio di razionalità. La versione ufficiale dice che tutto sarebbe iniziato per colpa dell' “One Big Beautiful Bill Act”, un disegno di legge voluto da The Donald che prevede tagli ai sussidi per i veicoli elettrici. Un disegno di legge che potrebbe dunque presto diventare legge ma che non è affatto piaciuto al patron di Tesla che le auto elettriche le produce in prima persona. Trump ha deluso Musk, Musk ha a sua volta deluso Trump vergando critiche al vetriolo sui social network. L'ultima è questa: l'ex Doge ha definito la Bbb una scelta “totalmente folle” che “distruggerà milioni di lavoro negli Stati Uniti e causerà un immenso danno”. Secca la replica dell'inquilino della Casa Bianca che ha minacciato di tagliare i sussidi statali che tanto hanno aiutato anche le aziende di Musk: “(Musk ndr) potrebbe essere la persona che riceverà più sussidi statali di sempre e, senza sussidi governativi, Elon dovrebbe chiudere bottega e tornarsene in Sudafrica”.

Uno a uno e palla al centro? Manco per idea perché Trump ha rincarato la dose: “Se mettessimo fine al lancio di razzi, di satelliti o alla produzione di auto elettriche il nostro Paese risparmierebbe una fortuna”. Si potrebbe pensare che Musk sia rimasto paralizzato all'idea di ricevere un simile destro in pieno volto. E invece no, perché Elon ha risposto per le rime: “Sto letteralmente dicendo: taglia tutto. Ora”, lasciando intendere di essere in grado di fare a meno dei finanziamenti statali per mandare avanti i suoi business. Negli ultimi mesi una delle sue aziende, SpaceX, ha affrontato diverse problematiche tecniche legate ai lanci del razzo Falcon 9, sollevando preoccupazioni sulla sicurezza e l'affidabilità delle sue missioni spaziali. Musk sta poi affinando da anni l'Hyperloop, un sistema di trasporto ultraveloce tramite capsule che viaggiano in tubi a bassa pressione. Il problema è che questo fantomatico treno che dovrebbe viaggiare in un tubo quasi vuoto, sospeso da un cuscino d’aria o levitazione magnetica, spostandosi a oltre 1.000 km/h, è fin qui rimasto utopia. La Cina chiama. La Cina è una ghiotta opzione.
I giornali cinesi scrivono che alcuni ingegneri locali avrebbero trovato il modo di superare gli ostacoli che hanno fin qui fermato l'Hyperloop del miliardario statunitense. “Pechino – ha evidenziato il South China Morning Post - ha reso la tecnologia della levitazione magnetica ad altissima velocità una priorità di ricerca nazionale che potrebbe non solo ridefinire il trasporto globale, ma anche trasformare altri settori critici, tra cui la corsa per realizzare lanci spaziali a basso costo”: un invito indiretto allettante per Musk, che già si affida alla Cina per vendere e produrre Tesla. “Unendo tutti i punti messi sul tavolo viene un dubbio: non è che il Dragone, captando la fragilità politica di Trump, è in qualche modo riuscito a “comprare” le enormi ambizioni di Musk offrendo a quest'ultimo garanzie tecnologiche che potrebbero aiutare i suoi progetti a prendere forma?”: lo abbiamo scritto per primi e oggi avanziamo nuovamente questa ipotesi. Anche perché forse, a ben vedere, più la Cina di Xi che non gli Usa di Trump potrebbe aiutare Elon sui fronti più caldi di robot umanoidi, lanci spaziali e auto elettriche. Che il presidente statunitense tagli pure tutto: tanto l'alternativa non manca. Forse...
