Cara ministra Daniela Santanchè, ci rivolgiamo a Lei in qualità di cittadini, e come tutti i cittadini, ormai, siamo recensori e recensiti, e in quanto tali non possiamo fare altrimenti che essere d'accordo con la Sue ultime dichiarazioni. Le recensioni online sono davvero un far west che va in qualche modo regolamentato, soprattutto in questo momento storico in cui i confini tra giudizio e verità sono talmente labili da risultare quasi indistinguibili. Come ha detto Lei in diverse occasioni, l'ultima durante l'intervista su Radio24 mandata in onda il 24 gennaio, l'urgenza di aprire un dibattito è irrimandabile, e noi non vogliamo sottrarci. Anzi, abbiamo deciso di essere immediatamente propositivi e di mandarle una seria proposta, che ci auguriamo voglia valutare. Durante l'intervista Lei ha parlato del problema dell'anonimato: a lei piacerebbe sapere chi è che ha fatto la recensione. Secondo noi il punto non è questo, anzi, riteniamo che il nominativo non costituisca in ogni caso garanzia di verità. Di fatto, rendere nominale ogni recensione potrebbe anche aumentare il rischio di ripercussioni sui profili social privati dei recensori, cosa che gli sviluppi dei recenti fatti di cronaca ci consiglierebbero fortemente di evitare. Inoltre, come abbiamo già accennato, mettere il proprio nome e metterci la faccia non esclude né che non si possa esprimere un giudizio falso, né che l'esercente riesca a risalire dal nominativo alla recensione, soprattutto nel caso di ristoranti e bar, specialmente in luoghi turistici e di forte passaggio. Quest'ultima riflessione impone anche una questione di stampo sovranazionale: come ci si dovrebbe comportare in caso di recensioni effettuate da stranieri? È evidente che la soluzione vada cercata altrove. Su piattaforme di prenotazione come Booking, per esempio, si può recensire soltanto a prenotazione conclusa, ma lo stesso non vale per Google e TripAdvisor, che sono attualmente i maggiori aggregatori di valutazioni. Attualmente, il più utilizzato è Google Maps, dove si può recensire di tutto, e lasciare un giudizio su qualsiasi cosa presente sulla mappa, dai parchetti alle spiagge libere, dai tabaccai ai supermercati, senza che la recensione venga verificata in nessun modo. È in questo contesto di estrema deregolamentazione che bisogna intervenire. Come? La nostra proposta è semplice e di facile realizzazione, non lesiva della privacy e non potrà mai causare nessun tipo di gogna mediatica verso nessun soggetto privato.
Prendendo ispirazione dalle recensioni di Booking, dove è il codice di prenotazione a garantire la veridicità della presenza effettiva del cliente nell'albergo, si può ipotizzare di applicare lo stesso metodo agli scontrini fiscali. A ogni ricevuta emessa, scontrino o fattura che sia, dovrà essere associato un codice alfanumerico univocamente riconoscibile, il quale dovrà essere usato similmente ai codici Otp, utilizzati nei sistemi di online banking e nell'accesso Spid, e solo e soltanto attraverso quel codice sarà possibile rilasciare una recensione. La recensione dovrà essere pubblicata unicamente con accesso Spid o Cie (carta d’identità elettronica), in modo che il sistema, e soltanto il sistema, possa risalire a chi l'ha rilasciata. Sulla recensione pubblicata online dovrà essere indicato il codice utilizzato per accedere, e mai il nominativo, così che il ristoratore saprà che è vera senza poter risalire al soggetto che l'ha rilasciata. Le recensioni, a meno che non siano offensive o penalmente rilevanti, dovranno essere immodificabili e incancellabili, in modo da evitare future discussioni o controversie. Con questo sistema, nessuno potrà rilasciare più di una recensione per presenza effettiva nel negozio, bar o ristorante che sia, il recensore avrà sempre la responsabilità autoriale di ciò che ha scritto, diventando imputabile in caso di controversie o denunce, e in caso di mancata emissione dello scontrino i clienti saranno invogliati a far valere le proprie ragioni per richiederlo. Minima spesa, massima resa, cara ministra Santanchè. Auspichiamo che la nostra richiesta venga seriamente ascoltata, e che magari passi alla storia come Decreto MOW. Nel caso, ci proponiamo come consulenti legislativi, non si sa mai.