Selvaggia Lucarelli sul Fatto quotidiano ha criticato in modo aspro la rivista Forbes Italia per la gestione delle sue classifiche dei migliori ristoranti. La giornalista, ha puntato il dito contro la mancanza di trasparenza che, a suo dire, potrebbe nascondere pratiche commerciali legate a dei pagamenti per l’inclusione nella classifica. Lucarelli si è chiesta quanto questi ranking siano realmente basati su meriti culinari, lasciando intendere che alcuni ristoranti potrebbero aver pagato per essere inclusi, un’ipotesi che solleva interrogativi sull’integrità di queste classifiche e sull’orientamento dei consumatori.
Sulla questione delle recensioni a pagamento: cosa dice la legge? L’argomento delle recensioni a pagamento è oggi più che mai attuale, soprattutto in Europa, dove la normativa cerca di tutelare il consumatore da contenuti ingannevoli. Ecco un’analisi del quadro legislativo, che riguarda sia l’editoria tradizionale che quella digitale. La normativa europea e italiana sulla trasparenza delle recensioni, conosciuta come “Direttiva sulle pratiche commerciali sleali”, vieta espressamente pratiche ingannevoli come recensioni pagate e non dichiarate. Ogni recensione che abbia dietro un accordo commerciale deve chiaramente indicarlo, altrimenti si configura come pubblicità ingannevole, passibile di sanzioni. In Italia il Codice del Consumo (D.Lgs. 206/2005) applica rigorosamente questo principio: sia le aziende che i media devono dichiarare se un contenuto è sponsorizzato. Inoltre, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm), l’Antitrust italiana, ha il compito di vigilare sulle pratiche scorrette, incluse quelle che riguardano le recensioni di prodotti o servizi. Sanzioni pesanti hanno già colpito brand e portali che hanno violato queste normative, includendo recensioni false o omettendo la natura sponsorizzata di alcuni contenuti. Un ulteriore strumento di regolazione è il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale in Italia, che richiede che ogni comunicazione a pagamento, incluse le recensioni, sia chiaramente segnalata. Tuttavia, questo codice ha forza soprattutto tra gli operatori aderenti all’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria (Iap), mentre rimane una guida di riferimento per le altre realtà.
Ecco quindi che tra ristoranti, influencer e recensioni sponsorizzate il rapporto diventa quanto mai delicato. Con la diffusione dei social media, molti utenti e critici gastronomici influenti – dagli influencer agli chef – hanno iniziato a postare recensioni che a volte celano un accordo commerciale. Per questo, l’Agcm ha stabilito linee guida chiare per i content creator, che devono indicare esplicitamente se un post o una recensione è frutto di una collaborazione. Selvaggia Lucarelli, portando alla luce il problema dei ranking a pagamento, sottolinea un problema più ampio: la credibilità delle recensioni editoriali e digitali che, se manipolate, possono facilmente confondere il pubblico. Così, se da un lato è garantita la possibilità di realizzare contenuti a pagamento, dall'altra l'articolo del Fatto evidenzia l’importanza di una legislazione che protegga il consumatore, ma anche l’urgente necessità di regolamentazioni ancora più specifiche per adattarsi al nuovo panorama digitale.