Di quello che di anomalo era avvenuto e stava avvenendo a Campobello di Mazara, luogo di latitanza di Matteo Messina Denaro, MOW aveva scritto più volte. Aveva caldeggiato tra le altre cose un intervento di Elly Schlein e del Pd almeno per motivi di opportunità politica sul “suo” sindaco Giuseppe Castiglione. Un intervento che ora, parzialmente (e tardivamente?) è arrivato, dopo che anche Report si è occupata del caso. Il segretario regionale e quello provinciale del Partito Democratico, rispettivamente Anthony Barbagallo e Domenico Venuti, hanno annunciato il ritiro del sostegno alla maggioranza di Castiglione. “Non è compito della politica sostituirsi agli organi inquirenti e ai tribunali – scrivono Barbagallo e Venuti – ma la politica non può delegare alle sentenze il proprio ruolo gli eventi accaduti a Campobello negli ultimi mesi non possono non porci interrogativi e un senso di inquietudine profonda. La comunità di Campobello ha bisogno di un percorso netto di discontinuità, di un processo di profonda rigenerazione. Che attivi le tante forze sane che vivono e operano in questi comprensorio e che avvii una nuova stagione. Il partito – che in Giunta ha un assessore, Stefano Tramonte – ritira il proprio sostegno alla maggioranza e auspica che, il prima possibile, venga data parola agli elettori campobellesi”.
Matteo Messina Denaro latitante per trent’anni, andando in giro tranquillamente, facendosi operare, scambiandosi messaggi e vocali con donne e chissà cos’altro ancora di ordinario, troppo ordinario e “libero” per un boss di mafia, il boss (teoricamente?) più ricercato. “Com’è stato possibile tutto questo? Grazie alla cecità e all’indifferenza dell’autorità giudiziaria e delle forze dell’ordine”: dice Sigfrido Ranucci di Report, aggiungendo che MMD “era un fantasma solo per chi voleva non vederlo”. La trasmissione di Rai 3 – denunciando come già fatto da MOW i paradossi e cercando di venire a capo dei rapport tra presunti o conclamati favoreggiatori, istituzioni e società civile – ha sottolineato che ad aiutare Messina Denaro nella latitanza sono stati i parenti più stretti dell'ex capofamiglia di Campobello, Leonardo Bonafede, morto nel 2020. Ora sono agli arresti la figlia dello storico boss e tre dei suoi nipoti: davvero – è la domanda principale emersa durante la puntata – non era possibile immaginare un loro eventuale coinvolgimento nella gestione della latitanza di Matteo Messina Denaro?
Nel servizio il sindaco di Campobello Giuseppe Castiglione ha parlato come già altre volte di “tutti fulmini a ciel sereno che mi sono capitati addosso”. L’inviata di Report ha intercettato Paolo Ruggirello, ex consigliere regionale che ha appoggiato Castiglione e che è stato arrestato nel 2019 con l’accusa di associazione mafiosa: “Come mai non è stato condannato il sindaco?”, ha chiesto quasi rabbiosamente Ruggirello.
Secondo Ranucci dal 2012 si sapeva che il dottor Tumbarello sarebbe stato il tramite per arrivare a Messina Denaro: “Lo aveva dichiarato l’ex sindaco di Castelvetrano Vaccarino. E Tumbarello era anche il medico di Castiglione”.
E poi Andrea Bonafede che parlava tranquillamente con il superlatitante in mezzo alla strada, Emanuele Bonafede che lo avrebbe ospitato, Laura Bonafede, figlia del boss di Campobello, che avrebbe avuto un ruolo importante nella latitanza e dal 2007 al 2017 avrebbe avuto “un legame stabile di tipo familiare”. Compresa la nipote Martina Gentile, indagata per favoreggiamento, che aveva sul profilo Facebook la foto dell’ex boss (il nonno) e che durante un tirocinio nelle istituzioni secondo Report avrebbe completato la pratica di sanatoria di un immobile. Con Laura Bonafede (per tutti una semplice maestra d’asilo) MMD si incontrava anche al supermercato…
Già nel 2011, secondo il servizio, la maestra aveva ricevuto decreto di perquisizione: “Quindi aveva già destato sospetto. Questo non lo sapevo”, dice l’assessore regionale all’istruzione Mimmo Turano, che poi sostanzialmente rifiuta di rispondere a domande sul senatore di Forza Italia D’Alì (in carcere per favoreggiamento) dichiarando chiusa l’intervista.
“La mafia è incompatibile con le istituzioni. Tranne che a Campobello”, dice Ranucci.
Andrea Bonafede, quello che avrebbe prestato la carta di identità a MMD? “Oggi sta uscendo fuori che era una persona poco di buono, non prima”, il commento del sindaco Castiglione. E anche l’amministrazione giudiziaria si fidava di Bonafede, nominato custode di un parco acquatico dal curatore fallimentare. Società fallite, inchieste… Nonostante tutto, come dice il suo ex datore di lavoro Epifanio Napoli, Andrea Bonafede “è rimasto come Rivera nel Milan, con la fascia da capitano”.
Per non parlare poi del caso di Giuseppe Marcianò (sul cui delitto si indaga da cinque anni), che secondo l'imprenditore Vito Quinci, sentito da report, sarebbe stato ucciso nel 2017 per evitare che si pentisse e consegnasse agli inquirenti il superlatitante Matteo Messina Denaro, con il quale secondo Quinci si sarebbe incontrato.
Un sindaco è la proiezione di una città. Rappresenta la sintesi di sentimenti popolari, stili di vita, vocazioni di una società civile. È interprete della volontà di una comunità che vuole andare in una direzione rispetto a un’altra e in quanto tale è un profondo conoscitore del tessuto sociale che governa. Un sindaco, soprattutto di una piccola comunità, conosce ogni singola via e porzione di territorio come se avesse per una vita consegnato pizze a domicilio, conosce ogni singolo numero civico e chi vi abita e la rispettiva condizione socioeconomica. Un sindaco, ammesso che non si trovi a essere sindaco per caso, dovrebbe quanto meno conoscere i propri collaboratori, i propri funzionari comunali, figuriamoci assessori e consiglieri comunali da lui scelti e ingaggiati. Tutti gli addetti ai lavori conoscono la realtà di Campobello di Mazara, gli esponenti politici che vi ruotano attorno, comprese matrici culturali ed "elettorali" di deputati ed ex deputati. Tutti gli addetti ai lavori conoscono la storia politica di Castiglione, la sua decennale esperienza da presidente del Consiglio comunale accanto al sindaco dello scioglimento del comune Ciro Caravà tanto da ereditarne, a quanto dice qualcuno, il bagaglio elettorale.
Castiglione non poteva non sapere cosa accadeva a Campobello di Mazara e se non fosse così, cosa che a noi tutti piace pensare, forse non è la persona giusta per guidare la piccola cittadina trapanese, in buona parte succube e connivente con il fenomeno masso-mafioso, che oggi più che mai ha bisogno di essere tirata fuori dall'oblio mediatico con una guida autorevole in grado di ricostruire con pazienza, atto dopo atto, l'immagine di un territorio e di una comunità attraverso azioni concrete. Castiglione dovrebbe sapere che con un’accettabile asticella della pubblica moralità forse è arrivato il momento di dimettersi (con Giunta e Consiglio al seguito) per consentire a Campobello di Mazara di voltare pagina. Non basta la “sfiducia” del Pd locale. È terminata la pazienza verso i "non lo so", "non lo conoscevo", "lo sto apprendendo adesso" e "se avessi saputo giammai". A questo punto informiamo Giuseppe Castiglione, se non lo sapesse, che è il sindaco di Campobello di Mazara e che probabilmente sarebbe il caso che smettesse di esserlo: si dimetta.