Prima gli aerei. Poi i treni. Infine il trasporto pubblico locale, come bus e metro. Saranno tre giorni da incubo per i viaggiatori italiani costretti, per diletto o necessità, ad affidarsi a questi mezzi di trasporto. Tutta colpa degli scioperi che stanno scuotendo un settore caldissimo, all'interno del quale sta andando in scena un braccio di ferro – sempre meno invisibile - tra il personale e le varie aziende. Il 7 settembre è in calendario uno sciopero di quattro ore, dalle 13 alle 17, indetto da Fit-Cisl e Ugl trasporto aereo per il personale di Ita Airways. Nel mirino delle due sigle c'è l'accordo sottoscritto lo scorso 4 luglio dall'azienda con altre organizzazioni sindacali, riguardante l'aumento della diaria e il ricorso al part time. La richiesta è chiara: riaprire un tavolo per negoziare tematiche più o meno spinose. Compreso, tra le altre cose, il “riassorbimento” di oltre 2mila dipendenti ex Alitalia con la Cigs in scadenza. L'agitazione, ha spiegato la compagnia, non dovrebbe avere impatti negativi sull'operato e non sono previste cancellazioni. In programma anche uno sciopero di 4 ore (sempre dalle 13 alle 17) di Wizz Air. Sciopero indetto da Filt-Cgil, che denuncia “turni massacranti ed al limite della normativa vigente con conseguenti innalzamenti della fatica operazionale” e contesta “l’emanazione e le successive modifiche unilaterali da parte di Wizzair di un regolamento retributivo senza mai prendere in considerazione le richieste dei propri dipendenti che reclamano un contratto collettivo, e il mancato rispetto della normativa italiana in materia di salute e sicurezza”.
Superato il primo step, quello dello sciopero aereo, è in programma per l'8 settembre l'agitazione dei ferrovieri autonomi. Si parla di uno sciopero di 23 ore proclamato dall'Unione sindacale di base, dalle ore 3 di domenica alle ore 2 di lunedì 9 settembre. Trenitalia ha spiegato che potrebbero esserci ripercussioni sulla cricolazione, tra ritardi e cancellazioni di Frecce, Intercity e treni regionali. Il motivo di un simile subbuglio? Il mancato rinnovo delle Rsu al personale e la scarsa sicurezza garantita. Arriviamo quindi a lunedì, quando si fermeranno autobus, metro e tram per uno sciopero nazionale di 8 ore. Uno sciopero proclamato dai sindacati per sollecitare il rinnovo del contratto nazionale di lavoro scaduto alla fine del 2023. I dipendenti chiedono un adeguamento salariale in linea con l'inflazione e, anche loro, condizioni di lavoro più sicure.
Se dal punto di vista del viaggiatore/pendolare/turista i disagi dei trasporti rappresentano una vera e propria seccatura, sul fronte dei dipendenti il discorso è ancora più delicato. Già, perché per gli assistenti di volo, ad esempio, un ritardo non è solo una seccatura: coincide anche – e soprattutto – con un sacco di lavoro non retribuito. Come funziona la retribuzione di questi lavoratori? In generale, c'è una tariffa base che si applica al tempo di volo e alla distanza percorsa che imita approssimativamente una retribuzione oraria durante il volo, spesso chiamata "tempo di blocco". Le aziende presuppongono che il tasso di tempo di volo sia abbastanza alto da compensare quelle ore a terra, ma gli aumenti salariali non hanno tenuto il passo con l'inflazione o con quanto lavoro in più svolgono gli assistenti di volo ora rispetto a molti decenni fa. Oltre alla protezione della paga per il tempo di servizio, poi, di solito c'è anche una piccola diaria durante il servizio, destinata a coprire il pagamento del cibo e altre spese che si presentano durante il lavoro. Alcune compagnie aeree offrono anche una paga per gli straordinari se un assistente di volo supera un certo numero di ore al mese o una paga più alta per lavorare in determinati orari e tratte. Tutto ciò significa che, se un volo è in ritardo prima che la porta dell'aereo venga chiusa, molti assistenti di volo non guadagneranno alcun centesimo.