“Sopra il mio cadavere”. Roger Waters, storico bassista e fondatore dei Pink Floyd, ha espresso tutta la sua indignazione per l’arresto dell’attivista pro-Palestina Sarah Wilkinson, avvenuto il 29 agosto per mano della polizia britannica. Secondo quanto riportato dallo stesso musicista inglese, dodici agenti, alcuni in borghese e appartenenti alla polizia antiterrorismo, si sono presentati a casa di Wilkinson al mattino presto, arrestandola per alcuni contenuti che avrebbe pubblicato online e sequestrando tutti i suoi dispositivi elettronici. Waters ha così lanciato l'hashtag #FreeSarahWilkinson.
L’Inghilterra come il 1984 di Orwell?
Nel video pubblicato su X, Waters ha definito l’arresto della celebre attivista propalestinese un’azione repressiva contro chi difende i diritti umani e si “oppone al genocidio” in corso nella Striscia di Gaza. Ha affermato che la polizia non dovrebbe arrestare persone che hanno un’opinione “indipendente” sulla politica estera, sottolineando che accettare questo arresto e la persecuzione di altre persone, come l’attivista ed ex ambasciatore Craig Murray, significa riconoscere che l’Inghilterra è diventata uno “Stato fascista”. Un regime distopico dove vige lo “psicoreato”, che ricorda il mondo descritto in 1984 di George Orwell.
La stretta sulla libertà di espressione nel Regno Unito
Si può avere qualsiasi opinione su Sarah Wilkinson e Roger Waters, ma il punto è un altro: nel Regno Unito di Keir Starmer è in corso una preoccupante limitazione della libertà di parola e di espressione online. Questa restrizione non riguarda solo gli attivisti pro-palestinesi, ma è iniziata alla fine di luglio, dopo un tragico episodio che ha spinto il primo ministro a imporre una linea autoritaria. Il 29 luglio, nella città costiera di Southport, tre bambine di sei, sette e nove anni sono state uccise durante una lezione di danza e yoga per bambini. L'attacco ha ferito anche otto bambini e due adulti. Questo episodio ha scatenato una serie di manifestazioni violente, alimentate dalla falsa convinzione, generata dalla disinformazione online, che l'aggressore, Axel Rudakubana, un diciassettenne nato a Cardiff da genitori ruandesi, fosse un immigrato musulmano arrivato illegalmente nel Paese. I manifestanti, credendo a questa fake news, hanno attaccato la polizia e una moschea locale, ferendo oltre cinquanta agenti.
La svolta autoritaria di Starmer
A quel punto, il Primo Ministro britannico Keir Starmer, appena insediato, ha risposto con il pugno di ferro, consentendo alla polizia di arrestare chiunque condivida - anche con un semplice “retweet” - contenuti ritenuti estremi o offensivi dalle autorità. Il procuratore generale Stephen Parkinson ha confermato che la polizia stava monitorando attivamente i social media per individuare possibili trasgressori, dichiarando che la semplice condivisione di contenuti che incitano all'odio razziale può costituire un reato. Tra i casi eclatanti, un uomo è stato condannato a 18 mesi di carcere per aver condiviso su Facebook un commento offensivo fatto da qualcun altro, un altro è stato incarcerato per tre anni per aver pubblicato "retorica anti-establishment", e un terzo è stato condannato a 18 mesi per aver scritto “Chi c***o è Allah?”. Inoltre, una donna è stata arrestata, tenuta in custodia per 36 ore e poi rilasciata in attesa di ulteriori indagini, per aver identificato erroneamente l'attentatore di Southport in un post su X, anche se successivamente ha chiesto scusa e rimosso il tweet incriminato.
Sebbene la lotta contro la disinformazione e l’odio online sia sacrosanta, nel Regno Unito si è decisamente superato il limite del buon senso. Il giornalista Matt Taibbi ha sottolineato come le azioni di Starmer rischino di portare a gravi violazioni dei diritti umani e della privacy. Inoltre, il governo laburista sta considerando di modificare l'Online Safety Act per obbligare le piattaforme a rimuovere contenuti “legali ma dannosi”, alimentando ulteriori timori riguardo alla libertà d'espressione nel Regno Unito. Ci sono infatti altri segnali preoccupanti in tal senso. Tanto per fare un esempio, secondo quanto riportato da Fox News, il Regno Unito sta valutando l’idea di trattare alcune forme di misoginia come una “forma di estremismo" sotto la nuova gestione del Ministero dell'Interno. “La propaganda di odio di ogni tipo lacera il tessuto delle nostre comunità e della nostra democrazia”, ha dichiarato la ministra dell'Interno britannica Yvette Cooper durante un'intervista con Lbc. “L’azione contro l'estremismo è stata gravemente indebolita negli ultimi anni, proprio quando ce n'era più bisogno”. Così, però, si rischia di sconfinare nella censura e nella repressione, dato che la definizione di “odio” è decisamente vaga. Un altro segnale inquietante di cosa sta diventando il Regno Unito.