À San Babila sono le 10 e mezza, non si è ancora raggiunto il picco dei 50 gradi celsius, ma basteranno poche ore. Due passi in via Montenapoleone, la seconda a destra ed ecco il Four Seasons Hotel. Nella hall tutto e tutti avvolge la sacra aria condizionata che dà un tocco esotico e quasi Saudita a questo hotel di lusso nel cuore della Milano da bere. Sceso lo scalone che si apre nel mezzo dell'ingresso, la sala per la conferenza stampa. Non c'è poi così tanta gente, ancora confusa attorno ai tavolini del buffet per la colazione. Avanzando a passi quadri sulla moquette beige a decorazioni geometriche si addentrano piano piano i giornalisti. A sorpresa, quando la maggior parte degli invitati ha già preso posto a sedere ecco che fa il suo ingresso Urbano Cairo con il Cda, sparaflashato dalle luci dei fotografi, con il suo passo sportivo, le sue sopracciglia folte, l'occhio sorridente e il ciuffo oscillante. Qualche parola alle telecamere e preso posto in cattedra inizia la presentazione dei palinsesti 2025/2026 di La7. Le sue mani si agitano in gesti sinuosi che riprendono le oscillazioni del suo ciuffo di capelli appena grigi pendenti sulla fronte. In prima fila, a parte il Cda e i parenti, non sono in tanti. Uno dei figli (forse) giunge in ritardo e si sistema uno dei due mocassini che gli si era sfilato nella fretta di prendere posto.

Guardando al futuro della rete, attacca Cairo, inserire novità pare difficile, meglio restare su ciò che già funziona e regala serate dai risultati in forte crescita. L'unica giornata su cui si potrebbe intervenire è la domenica, e come dargli torto, da quando nessuno va più a messa bisogna colmare il vuoto della liturgia con altro vuoto voluminoso. Flavio Insinna con il suo Famiglie d’Italia ha portato a casa "un buon risultato", ma non è abbastanza. Le mani si agitano ancora, poi tornano serene, poi si stropicciano l'una con l'altra, "non è abbastanza" (un "mannaggia" soffocato). Cairo d’altronde è un maniaco dei conti, estremamente abile nell'assottigliare i costi e valutare nuove opportunità. E dopotutto La7 è uno di quei piccoli canali che hanno iniziato a competere con quelli più importanti e storici. Il capo sa bene che gran parte del merito è suo e del suo team e squadra che vince non si cambia! Aldo Cazzullo rinnovato per 2 anni. Massimo Gramellini, Giovanni Floris e Lilli Gruber, fino al 2030! Pensare a questi tre immersi in un oscuro 2030 può ricordare tinture distopiche alla Blade Runner. Un po' troppo forse? Boh, sicuramente un'ottima soluzione per andarsene al mare senza troppi pensieri, (chissà dove andrà al mare?). La sveglia, poi, stamani è suonata presto e inizia a brontolare lo stomaco. La conferenza stampa si fa onirica. Si parla d'altro sino a giungere al discorso “speciali”. Due gli assi nella manica di La7: Papa Francesco e Vladimir Putin! (ow yeaah). "Perché noi siamo una rete indipendente con giornalisti di grande qualità". Arrivano dunque le domande degli sciaguratissimi giornalisti il cui stomaco brontola sempre più in sotto fondo, creando un tappeto sonoro che si sposa perfettamente al color sabbia della moquette e all'aria condizionata sempre più glaciale, sembra di stare in banca. Subito allora la prima quistione: "E allora che succede con Enrico Mentana?". E Cairo allora si nasconde dietro alle sopracciglia folte, glissa, nulla nulla. È tutto ok, è solo il suo "modo di comunicare con la gente che lo segue". Poi altre domande, regolari, ne potrete leggere dalle agenzie, ma poi di nuovo. La lingua batte dove il cuore duole, questa volta da parte di Italia Oggi "e allora Chicco che fine fa? Non è tra i rinnovati e scadrà nel 2026". La domanda è unita ad una seconda più tecnica. Cairo risponde a quest'ultima e lascia disattesa la prima. "E Chicco allora?" (non testuali parole, parafrasi simpatica e scontata: Chicco=Mentana, ovviamente). Cairo si scompone. Si aggrappa al tavolo con le braccia divaricate alla Berlusconi, poi le incrocia, poi le allontana e infine confessa tra le righe che con Enrico Mentana non si è ancora discusso ufficialmente di nulla, e che lui sarebbe ben contento che “domani mattina Enrico venisse con una proposta per discutere la sua riconferma”. Rimarca poi, per rassicurare il pubblico, che lo stesso direttore del Tg avrebbe dichiarato che non se ne sarebbe andato da La7.

Ormai, però, l'aria si è sciupata, lo stomaco non brontola più, ulula e la calma di Cairo è perduta. Quando gli domandano quale personaggio dell'informazione vorrebbe con sé a La7, non sta allo scherzo. “Non sta bene parlare dell'operato di altre reti”. Sembra ferito dall'insistenza dei giornalisti, o forse è solo il suo sguardo bonario che dà quest'impressione. Certamente lo rincuora spiegare che Alessandro Barbero non verrà fatto fuori, ma riposizionato nella fascia oraria successiva a La Torre di Babele del senescente Corrado Augias. Poi oh, novità incredibile e stratosferica, 60 puntate di una serie tv inglese. "Mi pare si chiami GrantChester". Ma decisamente interessante è la sua battuta su quale programma vorrebbe a La7: “Sanremo” risponde ai giornalisti, precisando che è uno scherzo. Certo è che la Rai in questo periodo sembra si stia distaccando sempre più da Sanremo, rimuovendo il nome del brand dalla sua sezione giovani. Infine, la domanda da parte de Il Giornale su "quali precauzioni son state prese per Roberto Saviano per strada" (in riferimento al suo programma in onda su La7) suscita l’ilarità di tutta la pletora di giornalisti. È ora di pranzo. Si può uscire. Ma del cibo ancora alcun segno all'orizzonte, le marmitte sono ancora vuote. Niente musica nell’aria, poi. Pessima idea allora optare per un calice di bianco a stomaco vuoto, ma sicuramente funzionale a carpire il simbolismo esoterico di cui è intrisa la physis. In molti hanno la medesima pessima idea. Non resta che aspettare, osservare, ascoltare. A passi lenti e misurati passano i due figli (uno dei due certamente, l’altro potrebbe anche essere un amico) anche loro in attesa del pranzo. Parlano delle vacanze al mare, forse Liguria, magari Alassio? Ed ecco finalmente servirsi a tavola: risotto alla milanese, una splendida parmigiana di melanzane croccante al punto giusto, prosciutto crudo di finissima qualità, mozzarelle tenere tenere, mini cotolette di pollo, insalata e dolciumi vari per il dessert. Si crea una fila chilometrica. Giustamente i figli di Cairo si avvicinano, e quello che non sappiamo se fosse il figlio o qualchedun altro commenta giustamente che non gli pare il caso di mettersi in fila e passano avanti a tutti i giornalisti denutriti. Dopo una ventina di minuti il pranzo è servito. Un altro calice gentilmente offerto e pasticcini alla frutta. Piano piano la sala si svuota. Rimangono in pochi a finire di chiudere i pezzi prima di risalire lo scalone, dare un’ultima boccata di esotica aria condizionata per poi prendere fiato e attraversare l’aria incandescente di Via Montenapoleone. Sì, ora, a 50 gradi celsius.
