Sono passati due mesi dallo scoppio della bomba: Report, il programma d'inchieste condotto da Sigfrido Ranucci, ha mandato in onda un servizio che ha fatto infuriare la famiglia Berlusconi. A gennaio, su Rai 3, il giornalista Paolo Mondani ha firmato un'inchiesta sugli intrecci tra Silvio Berlusconi, il suo fedelissimo Marcello Dell'Utri e Cosa Nostra. Il servizio si basava sull'indagine fiorentina sui mandanti esterni delle stragi mafiose del 1993 a Firenze, Roma e Milano. Secondo i magistrati, quegli attentati sarebbero stati parte di er creare un clima politico un patto tra Dell'Utri, in qualità di emissario di Berlusconi, e la mafia, pfavorevole a Forza Italia. Apriti cielo! Marina Berlusconi, furiosa, ha bollato il tutto come "pattume mediatico-giudiziario". Dalla destra si è levato un coro d'indignazione: Forza Italia ha chiesto ai vertici Rai di intervenire per fermare quello che definiscono uno "scempio". Dall'altra parte, PD e M5S hanno difeso Report parlando di tentativo di censura. "Difenderemo l'informazione da ogni nuovo editto bulgaro", ha replicato Barbara Floridia, presidente della Commissione di Vigilanza Rai. Come sempre, il dibattito si è trasformato in un prevedibile teatrino politico. Centro-destra vs centro-sinistra. Mediaset vs Rai. E poi? Come sempre, il clamore è stato sepolto dalle solite notizie virali giornaliere. Intanto Report ha chiuso la prima parte di stagione, al suo posto stasera, domenica 9 marzo, andrà in onda Presa Diretta, altro format di inchieste targato Riccardo Iacona. Ma Report tornerà ad aprile?

Ma ecco l'aggiornamento: durante un'assemblea dell'associazione Articolo 21, Ranucci ha annunciato che il 26 marzo andrà all'Europarlamento per parlare della cosiddetta "norma anti-Report". Di cosa si tratta? Di una circolare interna Rai che introduce un supervisore per i programmi d'approfondimento. Un bel "guardiano" che, nella pratica, si traduce in un controllore pronto a stoppare ogni inchiesta scomoda. Una museruola perfetta per impedire di pestare i piedi ai potenti. Ranucci non usa mezzi termini: "Voglio ricordare una cosa, questa circolare nasce dopo una serie di inchieste precise e nasce su richiesta di una parte della politica e nasce dopo le richieste precise di un'esigenza di controllo da parte della proprietaria di partito Forza Italia, che coincide con quella di un canale concorrente della Rai, e nasce dopo la protesta e la richiesta di controllo da parte della comunità ebraica, dopo che abbiamo fatto delle inchieste che parlavano del genocidio in Palestina. Questo devo dirlo perché dobbiamo comprendere che quando avviene un fatto mai avviene per caso". Non è un caso che la comunità ebraica spinga ancora per censurare la verità su ciò che accade ai palestinesi. La vera domanda è: quanti servizi sono stati trasmessi sulla strage in Palestina senza il solito filtro filo-israeliano? Pochi, troppo pochi. E quando qualcuno prova a raccontare le cose da un'altra prospettiva, ecco che scattano le pressioni. Strano, vero? E non è solo un problema italiano. La censura sulle inchieste scomode, il controllo dell’informazione e le pressioni dei poteri forti sono dinamiche globali. Basta guardare cosa accade in altri paesi europei o negli Stati Uniti, dove le grandi piattaforme social rimuovono alcuni contenuti con la scusa della disinformazione. Nonostante tutto, Ranucci difende la Rai: "La considero ancora un luogo di libertà. Il problema è quanto ci costa difenderla". Ora Report si prende una pausa, ma tornerà a caccia di notizie. Riuscirà a mostrarci la realtà senza bavagli? Staremo a vedere.
