“È una vita che spero di scrivere un romanzo e, ora, la pubblicazione si scontra con un cataclisma come questo”. Il cataclisma in questione è un divorzio. In particolare, quello di Tiziano Ferro, che da qualche settimana ci riempie gli occhi e le orecchie delle sue reazioni a un evento così traumatico. Oggi è toccato al Corriere della Sera fare da trampolino per il cantante. Avrebbe dovuto essere un momento indimenticabile per lui: La felicità al principio, la sua prima opera, è fresca di stampa e pronta alla promozione. Peccato che “per un tecnicismo noioso e fastidioso” Tiziano sarà costretto a rinunciare: non avrebbe potuto portare con lui i due figli, Margherita e Andres. I figli al centro, sempre. La loro tutela sarebbe la vera ragione del suo divorzio dal compagno Victor Allen. Non si può, ammette Tiziano, coinvolgere i bambini nei conflitti degli adulti. Anche perché non sempre i genitori sono in grado di comprendere le difficoltà dei figli. Spesso a causa dell’ignoranza, altre volte per gli esiti di un retaggio culturale passato, in cui la fatica è parte integrante del percorso verso la gioia. Una parabola calvinista a cui lo stesso Tiziano ha assistito in prima persona, seppur non in maniera così drastica come Angelo Galassi, il protagonista del suo romanzo: “Mia madre non è la madre di Angelo Galassi, però come tanti genitori cresciuti dopo la guerra è convinta che il dolore nobilita l’uomo e che la felicità non è dignitosa”. Occorre ribellarsi, dunque, infrangere il tabù di origine biblica che prevede il rispetto incondizionato per il padre e per la madre. “Onora il padre e la madre”, recita il quarto comandamento. Dalle tavole della legge, noi figli del progresso, qualche passo in avanti l’abbiamo senza dubbio fatto. Tanto che, nonostante la convinzione di Tiziano, i genitori non sono più tanto intoccabili. Al contrario, per fortuna, lo stacco tra le generazioni sembra diventare sempre più largo. Del resto, come si può rimanere fermi sulle posizioni dei genitori? Ce l’aveva già insegnato James Dean in Gioventù bruciata. Tiziano non si era accorto che il tabù è da tempo spezzato? Da secoli si lotta contro l’eredità che ci è concessa. Così va il mondo, così procede la storia umana. I bambini però no, loro non devono in nessun modo sentirsi colpiti dalle frecce scagliate durante la lotta tra i grandi: “Io e Victor ci siamo rivolti a degli specialisti affinché ci aiutassero con i bambini e la prima e unica cosa che ci hanno detto è stata: teneteli lontani dai conflitti”. L’hanno detto degli esperti. Niente da dire, quindi. “Non mi piace accaparrare benevolenza facendo il piagnone”, dice Tiziano Ferro a proposito del momento di difficoltà vissuto prima dell’inizio dell’ultimo tour. Il problema era dovuto a un polipo alle corde vocali. Ogni volta, prima di salire sul palco, l’angoscia cresceva. Forse a tal punto che, dopo la fine del tour, “il polipo era regredito al punto che non c’era più niente da operare. Sparito. Un mistero”. Della fede? No, della psicosomatica.
“Suicidarsi è orrendo, ma rimanere vivo a guardare la propria morte, in un certo senso, è anche peggio”. Forse ha ragione Tiziano: almeno il suicida ha preso in mano la propria vita. Chi si astiene dal viverla, invece, commette un peccato contro se stesso. Come vivere la vita, dunque? Non ci sono codici, ci fa sapere il cantante. Il suo romanzo è una lotta contro la codificazione della felicità, una protesta contro le categorie e contro la paura della debolezza, delle fragilità. Queste sono parti della bellezza. Sarà per questo, dunque, che per rimanere in sordina, per non coinvolgere i figli in dibattitti più grandi di loro e per evitare il conflitto, Tiziano Ferro ha deciso di farsi intervistare dal giornale più letto d’Italia. Un modo come un altro di allontanarsi dalle luci abbaglianti dello star system, per dedicarsi alla famiglia e ai figli, che vengono prima di ogni altra cosa, anche della promozione del proprio romanzo. Sarà per questo, dicevamo, che è meglio parlare della propria sofferenza invece di presentare il libro di persona. Se sofferenza e gioia erano due facce della stessa medaglia, per i genitori, ora la sofferenza è propedeutica alla bellezza. Ma così è da sempre: la tragedia non nasce di certo negli anni Duemila. Quello di Tiziano e di quelli che, come lui, rendono noti al mondo i loro demoni, è forse un passaggio ulteriore, che ha delle ricadute (positive) in termini di marketing. L’eterna contraddizione di chi, sulle pagine dei quotidiani, racconta ciò che predicano come segreto. Rinunciando, o almeno così dicono, alla ricerca della benevolenza. Meglio il dolore che favorisce l’estetica, rispetto a quello che spingeva alla rinuncia. Costretti eternamente a farsi vedere più feriti degli altri, il modo più efficace per promuovere un romanzo. Perché sì, anche l’algoritmo di Google ha un cuore, e non è un bidone dell’immondizia.